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A Malpensa tornano i tamponi per chi arriva dalla Cina: il ministro Schillaci intanto pensa se renderli obbligatori

La situazione cinese preoccupa, anche perché le restrizioni sono ormai decadute e stanno per ripartire voli e viaggi. Regione Lombardia ha così introdotto una nuova disposizione per chi arriva allo scalo milanese dalla Cina, consigliando di effettuare un tampone molecolare.
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Kevin Ben Alì Zinati 28 Dicembre 2022
* ultima modifica il 04/01/2023

Tornano i tamponi per chi arriva in Italia dalla Cina. Ad aprire le danze è l’aeroporto di Milano Malpensa, che fino al 30 gennaio 2023 consiglia a tutti i viaggiatori e gli operatori di rientro dalla repubblica cinese di effettuare un tampone molecolare prima di lasciare la struttura.

Il déjà vu va in scena – per ora – solo allo scalo lombardo ma non è escluso che altri aeroporti italiani adottino in fretta la stessa misura. Anzi: il ministro della Salute Orazio Schillaci starebbe addirittura pensando di trasformare la raccomandazione introdotta dallo scalo lombardo in obbligo.

Tutto, insomma, per arginare l’eventuale ondata di contagi legata ai giganteschi focolai cinesi e tenerci stretta la normalità a lungo inseguita. Ma andiamo con ordine.

Atterrare a Malpensa

Passato il Natale e dato uno sguardo dall’altra parte del mondo, e in particolar modo alla decisione del governo cinese di sospendere la quarantena dall’8 gennaio e far ripartire voli e viaggi, Regione Lombardia ha deciso di mettere le mani avanti e provare a prevenire altri focolaio di Sars-CoV-2.

Così ha introdotto una nuova disposizione sanitaria, apparsa nelle scorse ore direttamente nella home page del sito dell’aeroporto di Malpensa. Il messaggio è chiaro: “È consigliato un tampone molecolare a chi arriva con un volo a Malpensa dalla Cina”. Tampone che, comunque, non è obbligatorio.

“Si tratta di una misura di prevenzione che serve anche ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico” ha spiegato in una nota la Regione, sottolineando che alla data del 26 dicembre erano già stati eseguiti 210 tamponi e che il sequenziamento avrebbe dato i primi risultati già il 28 (oggi).

Questa disposizione, la cui scadenza per ora è fissata al 30 gennaio 2023, è figlia della drammatica situazione registrata in Cina tra novembre e dicembre e ancora in corso. L’elevatissimo numero di contagi e decessi sta infatti gravando enormemente sul sistema sanitario cinese.

La situazione in Cina

Ma cosa sta succedendo in Cina? Difficile dirlo con esattezza. Il Governo di Pechino, come sai, è sempre restio a raccontarsi con il mondo esterno e lo stop alla diffusione dei dati su contagi e decessi deciso qualche giorno fa dalle autorità non aiuta a delineare un quadro preciso.

Sappiamo però che la situazione epidemiologica – e sociale – è grave. L’allentamento delle restrizioni imposte dal Governo, dovute alle pressioni e alle proteste da parte dalla popolazione, ha avuto un effetto boomerang devastante.

I casi di infezione da Sars-CoV-2 sono letteralmente esplosi, così come quello dei morti. Secondo Airfinity, una società di ricerca britannica, ad oggi il quadro sarebbe questo: più di un milione di nuovi contagi al giorno a cui vanno aggiunti almeno 5mila morti quotidiani.

Reuters, citando i verbali di una riunione interna della Commissione sanitaria nazionale cinese, parla di oltre 248 milioni di persone infettate nei primi 20 giorni di dicembre, il 18% della popolazione.

Torna l’obbligo del tampone?

La situazione cinese rischia anche di peggiorare, dicono gli esperti. Secondo Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all'Università Cattolica e presidente del Mission Board for Cancer dell’Ue, i giganteschi focolai cinesi potrebbero diventare anche terreno fertile per lo sviluppo di nuove varianti del virus: “una variante più contagiosa di Omicron è difficile, siamo già a livelli record. Il pericolo è che ne nasca una più patogenica. La buona copertura vaccinale però ci lascia un certo margine di tranquillità, ha aggiunto.

Quanto ai tamponi per chi arriva dalla Cina, oggi l’Italia è uno dei pochi paesi ad essersi mosso in questa direzione. India, Giappone o Taiwan hanno messo in campo una strategia di difesa (test obbligatori e quarantena di 7 giorni) già da tempo ma la loro è una posizione diversa: sono paesi limitrofi e mete facilmente raggiungibili dai viaggiatori cinesi.

L’Italia per il momento ha scelto di muoversi in anticipo (gli Stati Uniti dovrebbe essere i prossimi) consigliando presentarsi con un tampone negativo all’uscita dall’aeroporto di Milano Malpensa.

In queste ore però il Ministro della Salute Schillaci starebbe valutando la possibilità di disporre i tamponi obbligatori per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina. “La sorveglianza e la prevenzione, attraverso il sequenziamento, sono fondamentali per individuare con tempestività eventuali nuove varianti che possano destare preoccupazione e che, al momento, non risultano in circolazione in Italia si legge in una nota del ministero, secondo cui potrebbero già esserci novità dopo il Cdm in programma oggi pomeriggio.

Fonti | Ministero della Salute; Regione Lombardia

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