Si chiama Star ed è un metodo innovativo che coniuga radioterapia e cardiologia e permette di trattare le aritmie cardiache gravi e i cortocircuiti del cuore in modo preciso, efficace e indolore. Tutto attraverso le radiazioni. Sì, hai letto bene: radiazioni ionizzanti con cui si bombardano e uccidono le cellule del tessuto alterato responsabile delle anomalie cardiache. Con la radioablazione stereotassica o Stereotactic Arrhythmias Radio Ablation, i 750 pazienti in Italia che soffrono di gravi cardiopatie ora potranno affrontarle con sedute di pochi minuti e senza alcun tipo di intervento invasivo, su tutti l’ablazione transcatetere. E l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) è il primo centro nel nostro Paese per numero di pazienti trattati con la Star e per aver reso il trattamento del tutto non invasivo grazie alla combinazione di uno speciale giubbetto indossabile per la rilevazione e la diagnosi delle tempeste aritmiche.
La Star è un’evoluzione della già nota “radioterapia stereotassica” utilizzata in oncologia per il trattamento dei tumori. La novità è la sua estensione al puro ambito delle aritmie. In un’unica seduta, di pochi minuti, le zone del cuore in cui si originano le aritmie vengono colpite da un fascio di radiazioni ionizzanti lasciando libere quelle sane. In modo preciso al millimetro vengono dunque irraggiate così le cellule del tessuto alterato che, danneggiate, cessano la propria attività. Le radiazioni creano così una cicatrice omogenea che interrompe il “cortocircuito” cardiaco e impedisce la formazione di un nuovo ritmo anomalo.
Come ti dicevo, la parola d’ordine della nuove tecnica per curare le aritmie cardiache dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar è la non invasività. Garantita sia nel trattamento in sé, grazie all’utilizzo delle radiazioni, sia nella fase precedente di diagnosi. Per identificare con precisione il sito specifico del cuore, accanto agli esami diagnostici standard come la risonanza magnetica cardiaca, la PET o la Tac è stato introdotto un nuovo sistema. Si tratta di un giubbetto indossabile, ricoperto di elettrodi, che funziona esattamente come un elettrocardiogramma e permette un mappaggio tridimensionale completo del muscolo cardiaco.
Nonostante finora all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar solo 3 pazienti siano stati trattati con la Star, la tecnica può davvero rappresentare una nuova importante pagina nella storia dei trattamenti delle aritmie cardiache gravi. E non solo. Perché la prospettiva suggerita dai due medici che stanno seguendo il progetto è quella che, a breve, la Star potrebbe essere estesa a tutte le altre forme di aritmia. Lo spiega il dottor Giulio Molon, direttore della Cardiologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar:
“In teoria è possibile applicare la Star a chiunque abbia aritmie, però è una prospettiva che va valutata nel lungo termine. Ora viene applicata a dei pazienti molto delicati, che hanno già un defibrillatore impiantato: ovvero un dispositivo che ha la capacità di riconoscere aritmie letali come la tachicardia ventricolare e di risolverle con uno shock, cioè una scossa elettrica. Si tratta di device salvavita ma è chiaro che quando le aritmie sono frequenti e si verifica quella che noi chiamiamo “tempesta aritmica”, il paziente continua a ricevere queste scosse e la sua qualità di vita ne risente. Gli approcci standard sono o i trattamenti farmacologici o gli interventi di ablazione: i farmaci però non sempre sono efficaci e l’ablazione è invasiva e rischiosa per questi pazienti che spesso sono anziani con già diverse comorbidità. La Star, insieme al giubbetto indossabile, è un sistema di diagnosi e intervento totalmente non invasivi che offre ottimi risultati. I tre pazienti che abbiamo trattato stanno bene: la prima in assoluto, in particolare, ha ridotto in maniera drastica le aritmie e negli ultimi due mesi non ne ha registrate più. Abbiamo già avviato protocolli per aumentare gli interventi: le prospettive sono interessanti”.
La Star prevede la traslazione di una tecnica già nota all’oncologia al campo della cardiologia. Si tratta di un passaggio che, secondo Filippo Alongi, Direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata del Don Calabria e professore associato all’Università di Brescia, ha un rapporto benefici-rischi assolutamente positivo:
“Con la Star utilizziamo i raggi X, gli stessi impiegati per tac o radiografie del torace. La differenza è che hanno un’altissima energia e si tratta di dosaggi elevatissimi concentrati su pochi centimetri cubici di tessuto. E il tessuto in oggetto è il tratto della struttura del cuore attraversato da questo impulso alterato. Come una forbice, le radiazioni mirate su questo tessuto interrompono il flusso alterato della trasmissione nervosa che causa le tachicardie ventricolari. Il vantaggio di questa tecnica è la non invasività. In 2 minuti di orologio siamo in grado di erogare dosi massive di radiazioni mirate solo in quel tessuto, le possibilità di effetti collaterali sono dunque limitate o nulle, anche grazie all’elettrocardiogramma fatto con il giubbotto indossabile che ci aiuta a individuare specificamente l’area da colpire. Il trattamento è indolore, non serve anestesia e siccome sappiamo dove colpire, il rischio di danni al cuore o ad altri tessuti è estremamente contenuto”.
La foto di copertina ritrae il dottor Giulio Molon, il professor Filippo Alongi e il dottor Niccolò Giaja Levra. Questa e l'immagine all'interno del pezzo sono state fornite dall'Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.
Fonti | Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar