Abbiamo quasi raggiunto l’80% di vaccinati: e ora? Il domani della pandemia secondo il prof. Clementi

Raggiungeremo l’80% di popolazione over12 vaccinata? Aumenterà l’adesione alla campagna vaccinale? E che cosa succederà al virus una volta che gran parte degli italiani sarà immunizzata? Partendo da queste domande, insieme al professore Massimo Clementi abbiamo provato a capire che cosa potrebbe aspettarci nei prossimi mesi di pandemia.
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Kevin Ben Alì Zinati 6 Settembre 2021
* ultima modifica il 06/09/2021
In collaborazione con il Prof. Massimo Clementi Professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele

Ci aveva già pensato la letteratura a insegnarci che non possiamo avere certezze sul domani. E l’emergenza sanitaria in cui continuiamo a vivere dovrebbe averci dimostrato che certezze, sul futuro, non possiamo nemmeno pretenderle.

Neanche se nel bel mezzo di una pandemia con un virus sconosciuto invochiamo i virologi, gli infettivologi, i fisici o i biologi.

In questi mesi, però, l’abbiamo fatto: abbiamo preteso di sapere quando non potevamo.

Non possiamo darci troppe colpe. Quando Sars-CoV-2 ha fatto la sua comparsa nelle nostre vite, costringendoci al lockdown e provocando i ricoveri e i morti che ancora oggi continuiamo a contare, è diventato inevitabile, anzi necessario voler sapere.

Tutti, dai governanti ai giornalisti, abbiamo eretto loro, gli scienziati, come i portatori di verità, i vati del domani. “Gli scienziati lo sapranno” dicevamo.

Abbiamo cominciato a chiedere risposte a domande impossibili. E loro, gli scienziati, hanno cominciato a darcele.

Ti ricorderai di chi diceva che “in estate il virus scomparirà”, chi gli dava letteralmente i giorni contati oppure chi addirittura dichiarava il Coronavirus come “clinicamente morto”. Certezze quando certezze non potevano esserci, da cui sono nate poi le false illusioni, le notizie ambigue tramutatesi in fake news, i titoloni allarmistici e (o) strappa clic, la paura. In una parola: il caos.

Tutti quanti ci siamo dimenticati che nella scienza l’incertezza esiste, che il «non so» è un fatto e che la massima socratica del «sapere di non sapere» è un condizione intrinseca dell’umanità.

Ma non possiamo dare nemmeno troppe colpe a loro, gli scienziati. Che si sono ritrovati nella scomoda posizione di dover spiegare un fenomeno tanto noto nei contorni e nelle modalità – questo non è il primo spillover diventato poi epidemia umana e non sarà l’ultimo cui assisteremo – quanto del tutto sconosciuto e imprevedibile nelle conseguenze.

Quando dunque ci siamo rivolti al professor Massimo Clementi, non abbiamo chiesto numeri o “profezie” di sorta.

Come professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ma soprattutto nelle vesti di Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale milanese, Clementi è in prima linea nell’investigazione di Sars-CoV-2.

Il prof. Massimo Clementi è in prima linea nella ricerca su Sars–CoV–2.

Nei primi tesissimi mesi di pandemia, per esempio, ci aveva spiegato perché il virus replicava meno e aveva anche fatto luce sul funzionamento del test per la ricerca degli anticorpi o sul ruolo dei tamponi antigenici rapidi nella pandemia: strumenti che oggi, ormai, sono quotidiani e stranoti. Recentemente, invece, era stato lo stesso Clementi a chiarirci perché anche dopo la vaccinazione potremmo non sviluppare gli anticorpi diretti contro il virus.

Insieme a lui abbiamo guardato alla realtà concreta. Ci siamo concentrati sull’andamento della campagna vaccinale e le nuove obbligatorietà del Green pass. Abbiamo declinato i numeri del bollettino quotidiano all’imminente rientro a scuola di migliaia di ragazzi. Ci siamo guardati indietro e abbiamo spremuto l’esperienza di questo ultimo anno e mezzo per trarne una previsione il più concreta possibile su ciò che davvero ci potrebbe aspettare nei prossimi mesi di pandemia.

Con due basi solide: ci sono cose che sappiamo e possiamo fare, altre che invece non possiamo controllare.

Tra quelle da fare, spicca la vaccinazione. L’obiettivo dichiarato da tempo fissa la deadline alla fine del mese di settembre, entro cui dovremo aver vaccinato l’80% della popolazione vaccinabile: non si tratta di tutti gli italiani ma, come sai, degli over12 perché ad oggi non c’è ancora un vaccino approvato per i “più piccoli”.

“Una volta raggiunto questo obiettivo dovremo procedere poi in tempi brevi con i giovani – ha spiegato il professor Clementi – Devono vaccinarsi perché agiscono da amplificatori della circolazione del virus, portandolo in famiglia e verso le persone più fragili”. 

A questi però si devono aggiungere gli oltre 2 milioni e mezzo di over50 che ancora non si sono vaccinati oltre: “è la fascia di popolazione che più rischia di finire in ospedale o in terapia intensiva”. 

Quell’80% di popolazione over12 vaccinata non sembra un miraggio. Oggi abbiamo sfondato quota 70% e anche il premier Mario Draghi si è detto fiducioso sul suo raggiungimento.

Ma a quel punto, che succederà? Secondo Clementi, avere l’80% degli italiani over12 vaccinati vorrà dire che la prospettiva potrebbe non essere così negativa.

Sars-CoV-2 è un virus intelligente, che ha la possibilità di mutare e generare varianti se replica e viene tramesso tra un soggetto e l’altro. Se gli blocchiamo la strada, ha spiegato, si riduce e perde di efficacia. Finché tuttavia resta una quota di popolazione non immunizzata, questa può diventare il bersaglio dell’infezione.

È evidente quindi che più vaccinati e immuni ci sono, più è grosso l’ostacolo che frapponiamo alla sua circolazione.

“Il virus ha circolato molto perciò è quindi improbabile che ce ne libereremo in tempi brevi. Rimarrà con noi e perciò allo stesso modo di come ci vacciniamo per l’influenza quando si preannuncia un’epidemia importante, diventerà decisiva la possibilità di rivaccinarsi con una terza dose, soprattutto per le popolazioni più fragili”. Terza iniezione “booster” che dovrebbe realisticamente partire già nelle prossime settimane.

Dare quasi per assodato l’obiettivo dell’80% della popolazione vaccinata, tuttavia, non significa che potremo cantare vittoria. Due le ragioni: bisognerà silenziare le colonnine dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva che ogni giorno continuano a salire, seppur con velocità e ritmi inferiori a prima; servirà aumentare l’adesione alla campagna vaccinale.

I giovani devono vaccinarsi perché come amplificatori portano il virus verso le persone più fragili

Prof. Massimo Clementi, Università San Raffaele di Milano

“Al di là dei “no-vax” ideologici, che non sono tanti, c’è una fascia di persone titubanti che per motivi che non riesco a capire hanno paura del vaccino, perché considerato a torto «sperimentale».

Clementi sa che la comunicazione sui vaccini anti-Covid ha paradossalmente intralciato la campagna. "Non è sempre stata lineare e a volte ha portato ad allontanare dalla vaccinazione i più titubanti. Tanti detrattori dicono di non sapere cosa stanno per farsi iniettare, poi però hanno metà della superficie corporea tatuata e sotto la cute si sono fatti iniettare qualcosa di altrettanto sconosciuto”. 

Ci sono poi tanti chi si dicono preoccupati perché non sanno quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine del vaccino. Al di là delle fake news già ampiamente smentite e anche ora che il vaccino di Pfizer ha ricevuto l’approvazione da parte della Fda statunitense e non è più un farmaco per l’uso in emergenza.

A questi, spiega il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale dell’Ospedale San Raffaele, “dovremo riuscire a spiegare, con pazienza, di cosa si tratta e cosa dice la scienza. Sono convinto che una parte di questi potrebbe tornare sui propri passi”.

Il cerchio della chiacchierata si è chiuso sulla certificazione verde. Ovvero lo strumento che prima ci ha permesso di riassaporare vecchie abitudini come andare al ristorante, viaggiare, guardare una partita allo stadio e che ora rappresenta il marchio del nostro futuro.

Per Clementi il Green pass ha la stessa natura "booster" della terza dose. Se questa – "che arriverà sicuramente" – servirà per richiamare nuovi anticorpi e rinvigorire il sistema immunitario, allo stesso modo il pass potrebbe contribuire ad alzare l’adesione alla campagna vaccinale.

Sono convinto che una parte di persone titubanti potrebbe ricredersi sul vaccino

Prof. Massimo Clementi, Università San Raffaele di Milano

“Potrebbe anche essere uno strumento non molto simpatico per alcuni ma è un modo per indurre alla vaccinazione coloro che non si sarebbe vaccinati altrimenti. Se per alcuni è un male, lo vedano come un male necessario”. 

Seppur con un ampio margine di imprevedibilità, quello che ci ha dipinto Clementi è lo scenario possibile: il più concreto e realistico a cui possiamo affidarci.

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