Affaticamento nella respirazione e fastidiosi rumori notturni. Ecco alcuni sintomi della possibile presenza di infiammazioni alle adenoidi. Ne hai mai sentito parlare? Scopriamo insieme cosa sono e com’è possibile porvi rimedio.
Le adenoidi sono un tessuto linfatico, situato sulla volta del rinofaringe, cioè dietro al naso. Questo tessuto linfatico, molto simili sono le tonsille, si chiama anche anello di Waldayer.
Di norma le infezioni delle prime vie aeree sono provocate da virus e dai Biofilm batterici, alimentati da Streptococoo beta-Emolitico di Gruppo A, Streptococco Pneumoniae e simili. Quando si infettano con particolare intensità e in modo ricorrente e aumentando di volume si “ipertrofizzano”, e possono favorire l’insorgenza di diversi tipi di patologie che possono essere conseguenti proprio all’ingombro dello spazio respiratorio retronasale.
La voce, in particolare quella del bambino, si presenta nasalizzata, senza sonorità (rinolalia chiusa). Il sintomo più evidente che possono dare le adenoidi infiammate, o meglio, dell’ipertrofia adenoidea è rappresentato dall’avere difficoltà respiratoria nasale, questa ostruzione provoca la tipica respirazione orale: l’aria in entrata non viene più filtrata, umidificata e riscaldata dal naso, e arriva ai bronchi. Altro segno tipico è l’ipoacusia (riduzione dell’udito) causata dalle otiti escretive ricorrenti. Le adenoidi normalmente si atrofizzano spontaneamente intorno ai 12-14 anni di età.
Come puoi capire se c’è un’infiammazione? Fondamentale è la visita otorinolaringoiatrica. Con la semplice rinoscopia anteriore si può osservare l’ostruzione nasale (ipertrofia dei turnati nasali inferiori) spesso accompagnata da uno scolo nasale muco-purulento; in faringoscopia è spesso riscontrabile una ipertrofia delle tonsille palatine. La conferma della diagnosi si può ottenere solo mediante una indagine endoscopica delle fosse nasali: la naso-fibroscopia nasale e tramite uno studio audiologico con l’esame impedenzometrico.
Le terapie mediche proposte sono si basano sull’utilizzo di lavaggi nasali, di areosolterapia (con farmaci mucolitici e cortisonici), di farmaci decongestionanti nasali e farmaci anti-istaminici e in alcuni casi sono utili i farmaci antiflogistici. Quando poi è possibile è sempre meglio prevenire le infezioni che portano ad una ipertrofia adenoidea e vengono impiegati farmaci immunostimolanti. Più recentemente sono stati introdotti farmaci topici che riescono a ridurre la carica virale responsabile del 50-80% delle infezioni delle prime vie aeree respiratorie.
È doveroso porre anche l'attenzione sulle terapie termali: le acque più indicate sono quelle sulfuree e salsobromoiodiche. Non sempre i pazienti anche se adeguatamente trattati con terapia medica, guariscono. In questi casi si consiglia l'intervento chirurgico di asportazione delle adenoidi mediante adenoidectomia. L’intervento, in particolare per i più piccoli, è bene farlo quando le adenoidi hanno cessato la loro funzione difensiva (generalmente dopo i 4 anni di vita). L'intervento si esegue in anestesia generale e in day surgery. È importante specificare che ad oggi sono pochi i casi di adenoidectomia perché questa patologia è quasi sempre curabile con terapia medica.
I bambini con adenoidi infette presentano bronchiti ricorrenti, tosse persistente, sordità e talvolta otite. Alcuni però ne hanno di grosse dimensioni anche senza che siano infette e causano un blocco meccanico del naso. In questo caso si osservano una respirazione quasi solo con la bocca, un forte russare, episodi di apnea, calo di udito e infiammazioni della gola dipendenti dalla continua respirazione orale.
Nei bambini fino a sei anni è abbastanza comune soffrirne, ma è una patologia che poi regredisce a causa di un processo spontaneo che porta il tessuto adenoideo a ridursi. L’origine è molto raramente batterica, quindi ripetere più volte terapie antibiotiche non è consigliato. Quando il bambino non guarisce con la terapia farmacologia si sceglie il trattamento chirurgico: adenoidectomia, che anche per i più piccoli è un intervento breve e con anestesia.
Fonti| Fondazione Veronesi; Humanitas