Ce l’ha fatta, Albina. Ha vinto. Anzi: lei e Alessandra hanno vinto.
Lei, Albina Verderame è la prima donna in Italia ad aver ricevuto con successo un trapianto di utero. Alessandra invece è sua figlia: la prima bambina nata dopo un intervento simile nel nostro Paese, la sesta gravidanza al mondo portata a termine con successo dopo un trapianto di utero da donatrice deceduta.
Albina e Alessandra. Mamma e figlia, finalmente insieme. La piccola è nata nelle scorse ore all’Ospedale Cannizzaro di Catania, pesa 1 chilo e 725 grammi e sta bene.
Ora si trova nell’unità di terapia intensiva neonatale, dove è sottoposta a un trattamento antibiotico di prassi per i prematuri, Albina invece è nella terapia intensiva degli adulti ed è in isolamento perché è risultata positiva al Covid-19.
Al momento in cui ti scrivo, non ha ancora visto la sua bambina, il suo sguardo non ha ancora incrociato quello di Alessandra. Il marito Giovanni, però, le ha mostrato una foto, a cui Albina ha risposto con un sorriso.
La storia di Albina e Alessandra è iniziata nell’agosto 2020, quando in piena pandemia, la ragazza all’epoca 29enne è stata sottoposta al primo intervento di trapianto di utero in Italia in risposta alla sindrome di Rokitansky, una rara patologia congenita che l’aveva privata dell’organo riproduttivo femminile.
Il trapianto, effettuato al Policlinico di Catania nell’ambito di un programma sperimentale coordinato dal Centro nazionale trapianti, era stato possibile perché dopo mesi e mesi di lista d’attesa, Albina era finalmente riuscita a trovare un organo compatibile.
L’utero proveniva da una donna di 37 anni, già madre e donatrice, deceduta a causa di un arresto cardiaco improvviso.
Una volta uscita dalla sala operatoria e scongiurato ogni rischio rigetto, Albina e Giovanni hanno subito iniziato il percorso di fecondazione assistita omologa con gli ovociti che prima dell’intervento le erano stati prelevati e conservati nella biobanca dell’ospedale.
Il tentativo di fecondazione è andato a buon fine e il sogno di Albina di diventare mamma è proseguito senza intoppi fino alla 30esima settimana, quando è venuta in contatto con Sars-CoV-2.
Albina non aveva grossi sintomi ma il tampone è risultato comunque positivo e per precauzione è stata quindi ricoverata nella sezione della Ginecologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania dedicata proprio alle pazienti infette.
Ad un certo punto il virus ha dato segnali della sua presenza, Albina ha cominciato ad avere febbre alta e contrazioni così forti che i medici catanesi hanno ritenuto saggio intervenire sulla gravidanza effettuando un taglio cesareo.
Dopo 34 settimane di gestazione, Albina ha dato alla luce una bambina sana e in buone condizioni che ha deciso di chiamare Alessandra in onore della "sua" donatrice.
Ora la neo-mamma attende solo di smaltire i postumi dell’intervento e che il tampone si negativizzi. A quel punto potrà finalmente prendere in braccio la sua bambina.
“Una gravidanza con esito positivo a soli due anni dal primo trapianto è dal punto di vista scientifico un successo per la Rete trapiantologica italiana: innanzitutto per tutti i professionisti dell’Ospedale Cannizzaro e del Policlinico di Catania che stanno conducendo la sperimentazione e che hanno seguito fin dall’inizio il percorso della paziente, e poi per il Centro regionale siciliano e per il coordinamento nazionale che hanno lavorato al reperimento dell’organo – ha commentato con grande entusiasmo e commozione il direttore del Centro Nazionale Trapianti Massimo Cardillo – La piccola Alessandra oggi rappresenta per le donne nate prive di utero una speranza concreta di poter condurre una gravidanza ed è l’ennesima testimonianza di come la medicina dei trapianti e la donazione degli organi siano un valore da promuovere sempre di più”.
Fonte | Centro Nazionale Trapianti