Alcune mutazioni genetiche ti proteggono dall’obesità: lo dice uno degli studi più completi mai realizzati sulla malattia

Uno studio internazionale pubblicato su Science ha analizzato il genoma di oltre 640mila persone per individuare i geni che influenzano l’Indice di Massa Corporea. Stando ai risultati ottenuti, le varianti di un gene in particolare, chiamato GPR75, dimezzerebbero il rischio di sviluppare l’obesità controllando il peso: la scoperta potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci in grado di aiutare le persone affette dalla malattia.
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Alessandro Bai 2 Luglio 2021
* ultima modifica il 02/07/2021

La miglior arma contro l'obesità? Ancora prima di uno stile di vita sano, sempre fondamentale, sembrerebbe venire la genetica. Per quanto possa sembrarti strano, a dirlo è uno studio basato sull'analisi del genoma di oltre 640mila persone, che si è concentrato in particolare sul cosiddetto esoma, ovvero la parte del patrimonio genetico di un individuo che ha il compito di codificare le proteine. A partire da questo campione molto vasto, i ricercatori hanno poi individuato alcune mutazioni di geni che sono in grado di influenzare l'Indice di Massa Corporea (IMC o BMI), delle quali una in particolare, quella che modifica il gene GPR75, dimezzerebbe addirittura le possibilità di diventare obesi.

I risultati dello studio, realizzato in collaborazione tra la New York Medical College, l'Università di Oxford e altri atenei di varie parti del mondo, sono stati pubblicati sulla rivista Science e potrebbero rappresentare il punto di partenza per lo sviluppo di nuove terapie per trattare l'obesità.

Se è vero che le mutazioni genetiche possono essere alla base di alcune malattie, allo stesso tempo alcune varianti, sebbene rare e quindi difficili da individuare, possono favorire un buono stato di salute e anzi proteggere da varie patologie. È stato questo il presupposto iniziale del team di ricerca internazionale, che ha poi sequenziato il genoma di più di 640mila persone provenienti da Stati Uniti, Messico e Regno Unito: un campione così ampio era necessario proprio per aumentare le chances di individuare quelle mutazioni che normalmente sono complicate da trovare, motivo per cui si tratta di uno degli studi genetici sull'obesità più esaustivi condotti fino ad ora.

Al termine di questa lunga analisi, i ricercatori hanno isolato 16 geni collegati in qualche modo con un aumento o un calo dell'Indice di Massa Corporea, ritenuto l'unità di misura più affidabile per diagnosticare l'obesità. A conferma del legame osservato dagli studiosi, 5 di questi geni erano espressi nell'ipotalamo, la regione cerebrale che regola il metabolismo e lo stimolo della fame. L'obiettivo del lavoro, però, era quello di capire quali mutazioni potessero aiutare le persone a non guadagnare peso: la risposta è stata trovata nelle varianti di uno di questi geni in particolare, chiamato GPR75, che se alterato può ridurre del 50% il rischio di obesità. Le rare mutazioni genetiche trovate dai ricercatori, che sembrano essere presenti nel patrimonio genetico di una persona su 3000, hanno infatti l'effetto di disattivare una copia del gene GPR75, con effetti piuttosto evidenti: i soggetti che possedevano una di queste alterazioni, infatti, pesavano in media 5,3 kg in meno rispetto agli altri, risultati poi confermati anche da un esperimento condotto sui topi, con gli animali modificati geneticamente che tendevano a ingrassare meno dei roditori in cui il GPR75 non era stato mutato.

Le conclusioni raggiunge dai ricercatori sono piuttosto promettenti, perché il GPR75, così come eventuali altri geni, potrebbe diventare presto un nuovo bersaglio terapeutico, con la possibilità di sviluppare farmaci che, proprio come le mutazioni osservate, potrebbero disattivarlo e quindi offrire una nuova possibilità di cura per le persone affette da obesità. Secondo l'epidemiologo genetico Luca Lotta, tra i partecipanti allo studio, potrebbe essere anche possibile "generalizzare questo approccio per altre malattie", ad esempio il diabete di tipo 2. Serviranno nuove conferme da altre ricerche, ma la strada tracciata ci dà un indizio importante: laddove non possono arrivare stile di vita e terapie esistenti, potrebbe pensarci la genetica.

Fonte| "Sequencing of 640,000 exomes identifies GPR75 variants associated with protection from obesity" pubblicato su Science il 2 luglio 2021

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