esoscheletro alice leccioli

Alice e la sua prima camminata in Piazza San Marco grazie all’esoscheletro: piccoli grandi passi in favore della ricerca scientifica

Alice Leccioli ha 19 anni e dalla nascita è affetta da diparesi spastica, una forma di paralisi cerebrale che non le permette di muovere le gambe autonomamente. Grazie a una protesi robotica oggi però può stare in piedi sulle proprie gambe e camminare. Come ha fatto a Venezia, in un gesto simbolico a supporto della ricerca scientifica.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 6 Luglio 2021
* ultima modifica il 06/07/2021

La prima volta che metti piede in Piazza San Marco non la scordi mai. Soprattutto se hai 19 anni, sei affetta da una diparesi spastica e quella a Venezia è una delle prime camminate che fai nella in tutta la tua vita.

Ancora di più se decidi che la tua prima passeggiata in piedi sulle tue gambe all’ombra della maestosa Basilica diventerà un atto simbolico in sostegno della ricerca scientifica.

Ma Alice è così, speciale e per niente banale. Ha indossato il suo esoscheletro, un robot in acciaio e carbonio che le permette di alzarsi in piedi e camminare, ed è andata. Via, insieme al papà Mirco per uno dei luoghi più belli e iconici del mondo.

Niente è banale

Quello che per te e noi sembra normale, per Alice Leccioli non lo è mai stato. A causa di un distacco della placenta durante il parto, Alice ha riportato una diparesi spastica, ovvero una forma di paralisi cerebrale dovuta a una serie di danni alla parte del cervello che controlla i movimenti.

La giovane, nata a Udine e cresciuta a Ferrara, non hai dunque mai potuto camminare. Spostarsi, per Alice, significava sedersi sulla carrozzina e farsi spingere da qualcuno.

Finché un giorno non ha provato il brivido di stare dritta sulle sue gambe e muoversi in autonomia grazie a un esoscheletro.

Cos’è un esoscheletro?

Forse la storia di Alice non ti è nuova. Fin da quando era più piccola è stata raccontata da diverse emittenti radio e televisive. Proprio grazie a una di queste, ormai tre anni fa, Alice è riuscita a compiere i primi passi della sua vita.

Con la collaborazione tra il papà Mirco, i giornalisti e l’Unità Operativa Complessa Recupero e Riabilitazione Funzionale di Villa Beretta, a Lecco, Alice è arrivata dal dottor Franco Molteni, esperto in neuroriabilitazione.

Qui ha conosciuto il robot che le ha cambiato la vita: l’esoscheletro.

Si tratta di una protesi bionica tipicamente utilizzata per la riabilitazione di pazienti affetti da paraplegie, tetraplagie, sclerosi multipla o nei casi di pazienti con gravi disabilità alle gambe.

Devi immaginarlo come una sorta di tuta robotica fatta di metallo e carbono che puoi indossare sopra i vestiti. Non è una protesi, nel senso che non sostituisce arti mancanti, ma è piuttosto un sostegno alla mobilità.

Aiuta chi lo indossa aiutare nei movimenti e a ridurre la fatica grazie a un sistema di camminata assistita attivato tramite sensori di movimento o batterie incorporate.

In Piazza San Marco

Alice è riuscita così a provare l’emozione – sì, l’emozione – di caminare per la prima volta sulle proprie gambe. Aveva 16 anni e da quel momento la sua vita è cambiata.

Dopo quella prima volta, la protesi robotica però non è tornata a casa con lei e le sue camminate sono rimaste un bellissimo ricordo oltreché l’obiettivo da perseguire.

Finché non ne ha trovato uno fuori di casa. Una donna, che è voluta restare anonima, dopo il servizio che raccontava la storia di Alice si è fatta carico della spesa e ha voluto regalarle un suo personalissimo esoscheletro Ekso.

Lo stesso con cui negli scorsi giorni Alice s’è fatta un giro per Piazza San Marco insieme a papà Mirco. “Oggi sono qui per fare una camminata simbolica perché, nel mio piccolo, voglio essere la promotrice della robotica, che può fare tantissime per ragazzi come noi. Sono grata per questa giornata e di poter caminare in questa splendida piazza” ha raccontato Alice con la Basilica, le sue cupole e la Laguna sullo sfondo.

Alice, in questi anni, è diventata un alfiere della ricercare scientifica e della robotica in particolare, partecipando a iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla sua patologia e sostenendo chi, come lei, potrebbe attenuare le grandi difficoltà motorie grazie all'innovazione tecnologica.

Su una cosa Alice non ha ragione. Perché altro che piccoli: le sue parole, i gesti, i suoi passi sono grandissimi. E potentissimi.

Fonte | Humanitas

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.