Alzheimer: e se per la diagnosi precoce bastasse uno sguardo?

Secondo uno studio del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, la retina umana può contenere proteine e molecole che potremmo utilizzare per intercettare la patologia molto tempo prima che compaiano i veri sintomi.
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Kevin Ben Alì Zinati 27 Marzo 2023
* ultima modifica il 01/04/2023

Per diagnosticare l’Alzheimer potrebbe bastare uno sguardo: letteralmente. Il nostro occhio potrebbe diventare lo strumento di screening in grado di darci la diagnosi precoce di una delle malattie neurodegenerative più diffuse nel mondo.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Acta Neuropathologica da un gruppo di ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, in California, la retina umana può effettivamente contenere i primi segnali della patologia, molto tempo prima che compaiano i sintomi.

Gli scienziati hanno voluto analizzare i complessi effetti della malattia di Alzheimer sulla retina dell’occhio per cercare di capire se eventuali cambiamenti corrispondessero davvero ad alterazioni delle funzionalità cerebrale e cognitiva e se potessero quindi funzionare come veri e propri campanelli d’allarme.

Questo perché la retina è un’estensione del cervello e rappresenta quindi un ottimo specchio dello stato di salute del sistema nervoso centrale.

Così hanno analizzato le retine da 86 pazienti deceduti a cui era stata diagnosticata la patologia o un lieve deterioramento cognitivo e le hanno confrontate con i campioni prelevati da donatori con funzionalità cognitiva normale, valutando le caratteristiche fisiche delle retine, i marker di infiammazione, le perdite di funzionalità cellulare e la qualità delle proteine presenti.

I risultati hanno dimostrato che nelle retine dei pazienti deceduti vi era una sovrabbondanza di amiloide beta-42, una proteina che nel cervello si aggrega per formare le placche distruggendo la funzionalità cerebrale e di beta amiloide nelle cellule gangliari: quelle che fanno da ponte tra la retina e il nervo ottico e che assicurano la vista.

Hanno poi riscontrato un’abbondante presenza di astrociti e microglia, cellule immunitarie che circondano le placche di beta amiloide e altre caratteristiche responsabili di infiammazione e morte di cellule e tessuti.

Sapendo dove e cosa cercare, quindi, i ricercatori sono convinti che una semplice visita oculistica potrebbe davvero aiutare a scovare in anticipo i sintomi di una patologia inarrestabile come l’Alzheimer.

Fonte | "Retinal pathological features and proteome signatures of Alzheimer’s disease" pubblicata l'11 febbraio 2023 su Acta Neuropathologica

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