Alzheimer: in arrivo il primo farmaco che potrebbe fermare il declino della mente

L’azienda farmaceutica Biogen ha annunciato che presenterà alla Fda, l’agenzia che si occupa di regolamentare i farmaci negli Stati Uniti, l’autorizzazione per commercializzare l’Aducanumab, un anticorpo specifico contro la proteina tossica beta-amiloide, responsabile del declino cognitivo nei malati di Alzheimer.
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Federico Turrisi 24 Ottobre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Una nuova speranza nella lotta contro un terribile nemico come l'Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che al momento non ha una cura. La casa farmaceutica statunitense Biogen ha annunciato attraverso un comunicato che chiederà per l'inizio del prossimo anno alla Fda (Food and Drug Administration), ossia all'autorità che regolamenta il mercato dei prodotti alimentari e farmaceutici negli Stati Uniti, l'autorizzazione per immettere in commercio la molecola sperimentale Aducanumab. Di che cosa si tratta? In sostanza, l'Aducanumab è un anticorpo specifico in grado di contrastare l'aggregazione nel cervello delle proteine di beta-amiloide: la formazione delle placche amiloidi attorno ai neuroni è il tratto caratterizzante della malattia di Alzheimer e determina i sintomi che tutti noi conosciamo, tra cui la perdita della memoria.

Lo scorso marzo Biogen, insieme alla partner Eisai, aveva sospeso due trial di fase avanzata sul farmaco, dal momento che dall'analisi dei risultati erano emersi dati deludenti. Ma le nuove ricerche hanno ribaltato il responso: a un dosaggio maggiore Aducanamab si è rivelata più efficace nel rallentare la progressione del declino cognitivo nei pazienti affetti da Alzheimer. Coloro che sono stati sottoposti alle analisi e e che hanno ricevuto il farmaco sperimentale – spiega nella nota l'azienda – hanno ottenuto significativi benefici nei parametri cognitivi e in funzioni come la memoria, l’orientamento e il linguaggio.

Se dovesse incassare il via libera della Fda, Aducanumab diventerebbe il primo trattamento in grado di rallentare il declino mentale tipico della malattia di Alzheimer e di dimostrare che l'intervento sull'aggregazione del peptide beta-amiloide è un approccio terapeutico efficace. Il che aprirebbe la strada alla sperimentazione di farmaci ancora migliori per combattere le malattie neurodegenerative, come appunto l'Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi laterale amiotrofica (Sla).

Fonte| Biogen

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