Alzheimer: la ricerca accelera sullo sviluppo di un nuovo vaccino

L’approccio innovativo di un tea, di scienziati inglesi si basa sull’utilizzo di una forma ingegnerizzata della proteina beta amiloide per attivare il sistema immunitario e produrre anticorpi specifici contro la malattia di Alzheimer.
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Kevin Ben Alì Zinati 19 Novembre 2021
* ultima modifica il 22/11/2021

La ricerca che lavora per contrastare l’Alzheimer e migliorare la vita di migliaia di pazienti ha dato la sua accelerata lo scorso giugno, quando a quasi 20 anni di distanza dagli ultimi progressi è stato approvato il primo farmaco in grado di agire sulle cause della malattia e non sui sintomi.

Ma in parallelo corre veloce anche quel filone della scienza che sta lavorando per sviluppare un vaccino in grado di anticipare la sua insorgenza. Risultati incoraggianti erano già arrivati dallo studio di Fase 2 del Axon Neuroscience Crm Services SE ma ora grazie a un approccio innovativo al problema siamo un po’ più vicini a un farmaco capace di fare entrambe le cose: trattare l’Alzheimer e prevenirlo.

Tutto ruota attorno alla proteina beta amiloide che, come forse sai, quando raggiunge alte concentrazioni all’interno dell’organismo è associata a un rischio più elevato di sviluppare l’Alzheimer.

L’approccio dei ricercatori dell’Università di Leicester, dell'University Medical Center di Gottingen e dell’ente benefico per la ricerca medica LifeArc è innovativo perché nessuno dei potenziali trattamenti che dissolvono le placche amiloidi nel cervello aveva mostrato grande successo nella riduzione dei sintomi della patologia, anzi: alcuni avevano persino mostrato effetti collaterali importanti.

Così i ricercatori si sono basati su un anticorpo in grado di neutralizzare le forme troncate di beta amiloide individuato in modelli murini.

Una volta modificato l’anticorpo in modo che il sistema immunitario umano non lo riconoscesse come qualcosa di estraneo e lo accettasse, l’hanno testo sui topi osservando che la proteina beta amiloide si era piegata su se stessa assumendo una forma a forcina mai vista prima.

Questa struttura è diventata determinante perché ha permesso agli scienziati di ingegnerizzare la proteina e stabilizzarla in modo che si legasse all’anticorpo.

A questo punto ai ricercatori è venuta un’idea: utilizzare questa forma ingegnerizzata di beta amiloide come vaccino per attivare il sistema immunitario e produrre anticorpi specifici. E così è stato.

Utilizzando sempre modelli animali, hanno testato sia l'anticorpo sia il vaccino in due diversi modelli murini scoprendo che entrambi avevano contribuito a ripristinare la funzione dei neuroni, aumentare il metabolismo del glucosio nel cervello, ripristinare la perdita di memoria e anche a ridurre la formazione di placche di amiloide-beta.

“I risultati finora sono molto entusiasmanti e testimoniano l'esperienza scientifica del team – hanno raccontato i ricercatori – Se il trattamento avrà successo, potrebbe trasformare la vita di molti pazienti”.

Fonte | Università di Leicester

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