
Ha perso tutte e due le braccia ed entrambe le gambe. Amputate. E la colpa è di un’infezione contratta dopo aver mangiato del pesce crudo contaminato.
È la storia Laura Barajas, una donna statunitense di 40 anni e madre di due figli che a causa del batterio Vibrio Vulnificus ha subìto l’amputazione di tutti e quattro gli arti e ha anche rischiato di perdere la vita.
Tutto è cominciato quando Laura si è recata al mercato locale di San Jose, in California, per acquistare della tilapia, uno dei pesci più commercializzati in tutto il mondo.
Diffusissimo in Sud America, Asia, Africa e pure Cina, la tilapia è nota per il suo sapore delicato e il costo decisamente accessibile ma, se non preparato nel modo giusto, non è privo di rischi. Laura l’ha cucinato da sola a casa ma nel giro di qualche giorno ha cominciato a star male.
Al punto che è stata trasportata d’urgenza in ospedale perché le sue dita erano diventate nere, così come i piedi e le labbra. I medici non ci hanno messo molto a capire che era in corso una grave forma di sepsi e i suoi reni stavano cedendo.
Le analisi cui hanno sottoposto immediatamente la donna hanno presto evidenziato la causa. Il pesce che Laura aveva acquistato era contaminato da Vibrio Vulnificus.
Si tratta di un batterio che vive principalmente in ambienti marini, all’interno di pesci, molluschi e crostacei e che prolifera a temperature intorno ai 37°C, la stessa del corpo umano.
Vibrio Vulnificus è estremamente pericoloso: non a caso è stato ribattezzato anche come “batterio mangia carne” dal momento che, se non contrastato per tempo, può finire per distruggere i tessuti dell’organismo che ha infettato.
Secondo i CDC statunitensi, ogni anno vengono segnalati circa 150-200 casi di Vibro vulnificus e un infetto su cinque ne resterebbe vittima.
Questo batterio è recentemente finito sotto la lente d’ingrandimento della scienza e delle autorità sanitarie anche perché che secondo uno studio dell’University of East Anglia, negli Stati Uniti, quella da Vibrio Vulnificus è una tra le infezioni che starebbero godendo della spinta diffusiva legata all’aumento di temperatura e al cambiamento climatico.
Una situazione decisamente rischiosa se consideri che una delle principali e più diffuse vie di trasmissione di questo batterio è proprio l’alimentazione. La storia di Laura, sfortunatamente, lo testimonia.
I frutti di mare, le ostriche e alcuni pesci come la tilapia infatti possono trasportare il batterio, specialmente se dovessero arrivare sulle nostre tavole senza passare attraverso processi di cottura.
Quando si mangia cibo crudo, specialmente se preparato senza le dovute accortezze, aumenta infatti il rischio di incorrere in tossinfezioni o di contrarre malattie come una salmonellosi o un’infezione da listeria. Questo non significa che il cibo cruda sia da evitare: l’importante è servirlo dopo adeguate preparazioni.
Nel caso del pesce, per esempio, è fondamentale congelarlo per diverse ore, anche giorni, a temperature molto rigide (18-20°C sotto lo zero) oppure sottoporlo a un processo di abbattimento che prevede l’esposizione a una rapida riduzione delle temperatura per almeno 24 ore.
Lo stesso discorso vale per la carne cruda, per la quale è strettamente necessario rispettare la cosiddetta catena del freddo.
Nel caso delle verdure e della frutta, invece, serve lavarle bene e per diversi secondo sotto l’acqua.
Fonte | Crea