L'anoressia è il più famoso dei disturbi alimentari, un problema che riversa sul consumo di cibo un disagio emotivo grave. Gli anoressici tendo a mangiare pochissimo e, soprattutto, a eliminare fisicamente ciò che hanno consumato, inducendosi il vomito o facendo sport allo stremo delle forze fisiche. Hanno una magrezza patologica, eppure non se ne rendono conto e il desiderio di dimagrire prevale su qualsiasi altra necessità. Sono comportamenti gravissimi, che purtroppo possono scatenare complicanze improvvise e fatali.
Una magrezza quasi scavata accompagnata dalla paura patologica di ingrassare. Questa forse è la manifestazione più comune dell’anoressia, un disturbo alimentare caratterizzato da una percezione distorta del proprio corpo e del proprio peso. Per evitare di ingrassare, e soprattutto continuare a dimagrire, chi soffre di questo problema riduce notevolmente le quantità di cibo consumate. E quando non è totalmente soddisfatto, si aiuta provocandosi il vomito dopo aver mangiato, abusando di lassativi, diuretici o clisteri. Qualsiasi cosa gli permetta, anche in modo violento, di eliminare le calorie introdotte.
A questo quadro già molto complesso, puoi aggiungere lo sport: gli anoressici compiono sforzi fisici incredibili in nome del peso forma, che ovviamente non raggiungono mai perché fortemente denutriti. La verità, però, è che l’anoressia non riguarda veramente il cibo, ma è più frutto di un problema emotivo che fa associare la magrezza all’autostima, quindi le persone con questo disturbo continuano a perdere peso pensando alla ricerca di una sorta di gratificazione. È difficile accorgersi di essere entrati in questo loop malato ed è ancora più difficile arrestare il circolo vizioso, prima che subentrino conseguenze gravissime.
L'anoressia può manifestarsi a qualsiasi età, ma è più comune nelle ragazze e nelle donne con meno di 40 anni. Sicuramente la fascia di popolazione più colpita è quella adolescenziale, quando i cambiamenti del corpo e le oscillazioni ormonali sono più evidenti. A questo si associano le pressioni sociali, che un giovane spesso non sa gestire senza farsi male.
Troppo spesso, tuttavia, si tende ad associare questo disturbo alimentare esclusivamente all'universo femminile, facendo però un grosso errore. L'anoressia maschile, chiamata anche visnoressia, è un problema reale e che riguarda oggi un numero di uomini maggiore rispetto al passato, motivo per cui è importante continuare a parlarne, per evitare che chi ne soffra sia agevolato nel trovare una via d'uscita.
La causa dell'anoressia purtroppo non è ancora chiara. Come molti disturbi alimentari concorrono diversi fattori. Potrebbe esserci una predisposizione genetica, anche se non si ancora quali geni siano coinvolti. Sono sicuramente più colpite le personalità ossessivo-compulsive per le quali è più facile seguire delle diete rigorose e rinunciare al cibo nonostante siano affamati. E poi c’è un problema culturale, che negli anni è diventato sempre evidente nel mondo occidentale: lo stereotipo di bellezza associato a una magrezza oltre il limiti della salute. Sicuramente avrai letto più volte delle taglie 38 e delle baby modelle anoressiche che affollano le passerelle durante le fashion week e sono molto ricercate dagli stiliti per le campagne pubblicitarie.
Tra i fattori che possono scatenare l’anoressia anche ci sono le diete fai da te: la fame e la perdita di peso possono cambiare il modo in cui il cervello lavora in soggetti vulnerabili, favorendo comportamenti alimentari restrittivi e, soprattutto, rendendo difficile il ritorno alle normali abitudini alimentari. Spesso, alla base dei disturbi alimentari, ci può essere un forte stress emotivo, come una cambiamento di lavoro, un momento di difficoltà negli studi, la rottura di una relazione importante e la morte o la malattia di una persona cara.
I sintomi dell’anoressia possono essere divisi in due categorie, quelli fisici, che possono essere facilmente individuabili anche da un occhio non esperto, e quelli emotivi e comportamentali. È vero che la magrezza è un segno evidente, ma ci sono talvolta segnali silenziosi molto più gravi.
L'anoressia, purtroppo, può avere numerose complicazioni, alcune davvero molto gravi. La malnutrizione può avere sul corpo effetti devastanti, provocando problemi cardiaci, anemie, osteoporosi, perdita muscolare, ma anche assenza del ciclo mestruale e infertilità. Può ovviamente essere la causa di problemi gastrointestinali e renali, con danni che possono essere irreversibili. Nella sua forma più grave, può essere fatale, proprio come la bulimia. La morte può verificarsi improvvisamente, anche quando non si è gravemente sottopeso. Ciò può derivare da ritmi cardiaci anormali (aritmie) o da uno squilibrio di elettroliti e minerali come sodio, potassio e calcio che mantengono l'equilibrio dei liquidi nel corpo.
Una persona anoressica difficilmente si preoccupa del suo stato di salute e difficilmente si rende conto di avere un problema. E questo già di per sé è un grosso guaio. La prima cosa da fare è se ti accorgi che la persona accanto a te ha un disturbo alimentare è parlarne con lei, senza colpevolizzarla, e invitandola a un colloquio con un medico. Se sei tu a non stare bene e sei consapevole di star nascondendo la tua anoressia ai tuoi cari, cerca qualcuno di cui ti fidi con cui puoi affrontare la questione. I disturbi alimentari devono essere sempre fonte di preoccupazione, perché come abbiamo anticipato le conseguenze per la salute sono numerose, fatali e improvvise.
La diagnosi dell’anoressia si basa sull’osservazione dei comportamenti. Il medico dovrà quindi osservare uno stato di malnutrizione causato da una limitazione dell'apporto energetico (rispetto ai requisiti che ti dovrebbero consentire di mantenere un peso nella norma), l’ intensa paura di ingrassare anche se sottopeso, l’incapacità di osservarsi per quelli che si è realmente. Le persone anoressiche soffrono di dismorfismo corporeo.
La cura per l’anoressia prevede prima di tutto l’accettazione di essere malati, quindi il paziente deve prendere coscienza del proprio disturbo ed esprimere la volontà di essere curato. Di solito si deve intraprendere un lavoro su più fronti: si deve lavorare con un dietologo, per impostare una dieta che permetta di ristabilire il peso e superare eventuali carenze, e poi è necessario un percorso di psicoterapia. Se il paziente ha meno di 18 anni, si consiglia la terapia familiare, in modo da coinvolgere nella gestione della malattia anche mamma e papà.
Fonti| Epicentro; Ospedale Maria Luigia