Antibiotico resistenza: che cos’è e cosa si può fare per arginarla

Negli ultimi anni, il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è aumentato notevolmente e l’Italia è il primo paese europeo per morti (diecimila all’anno) dovute a questa condizione. L ’antibiotico-resistenza è causata da un abuso degli antibiotici da parte delle persone, negli allevamenti intensivi e negli ospedali. L’OMS ha attivato monitoraggi in diversi paesi del mondo, tra cui l’Italia che, tramite l’Istituto Superiore di Sanità, monitora i fenomeni di antibiotico-resistenza in Italia.
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Angelica Giambelluca 25 Marzo 2020
* ultima modifica il 12/04/2021

L’antibiotico resistenza, come ti suggerisce il nome, è la resistenza da parte dei batteri agli antibiotici che dovrebbero distruggerli o perlomeno bloccarli. Negli ultimi anni, il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, chiamato in inglese Antimicrobial resistance (AMR) è aumentato notevolmente al punto da dover prendere provvedimenti a livello di sanità pubblica. Se non si riescono a curare le persone con gli antibiotici occorre infatti capire perché e soprattutto trovare una cura alternativa ed efficace.

Cos’è

La scoperta e l’utilizzo degli antibiotici hanno rivoluzionato il trattamento di molte malattie infettive. Tutti noi, diverse volte nella vita, abbiamo dovuto assumere un antibiotico, un farmaco che può essere di origine naturale o di sintesi (chemioterapico),  e che è in grado di rallentare o fermare la proliferazione dei batteri. L’antibiotico può essere pertanto batteriostatico (vale a dire che blocca la riproduzione del batterio) o battericida quando uccide direttamente il microrganismo. L’antibiotico-resistenza è causata da un abuso degli antibiotici da parte delle persone negli allevamenti intensivi e negli ospedali.

L'Italia poi vanta un triste primato: si calcola che nel nostro paese ogni anno siano circa 10 mila le vittime provocate dall'antibiotico-resistenza su 33 mila complessive in Europa. Siamo quindi il paese europeo con il più alto tasso di mortalità.

Esistono molti modi tramite i quali i batteri possono acquisire una resistenza ad uno o più antibiotici. Uno dei principali si chiama “pressione selettiva”, quell’evento per cui un antibiotico riesce a eliminare parte dei batteri patogeni e quelli buoni della nostra flora intestinale, ma non riesce ad attaccare i batteri patogeni resistenti. Questi, anche se in numero inferiore, una volta che si trovano il campo sgombro dei batteri fatti fuori dall’antibiotico, possono replicarsi indisturbati.  I batteri possono diventare resistenti agli antibiotici anche attraverso la trasmissione orizzontale (da un microorganismo all’altro) del materiale genetico. Questo meccanismo può avvenire tramite la trasmissione di plasmidi, piccoli pezzi di DNA batterico che possono essere facilmente trasferiti tra batteri e che possono far produrre enzimi in grado di conferire la resistenza agli antibiotici.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito un programma di sorveglianza globale, noto come GLASS (Global Antimicrobical Surveillance system) per monitorare a livello globale l'antibiotico-resistenza e quindi la lotta alla sua diffusione. Dalle prime analisi svolte tra il 2016 e il 2017 è emerso come questa condizione sia diffusa in 22 Paesi circa, sia ad alto che a basso reddito. A dicembre 2018, erano 71 i Paesi registrati per la partecipazione a GLASS.

Le indicazioni dell’OMS sono state recepite in Italia nel Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-2020, con obiettivi di sorveglianza, prevenzione, comunicazione, formazione e ricerca volti a contrastare il preoccupante fenomeno. Nel nostro paese, secondo i dati raccolti dall'Istituto Superiore di Sanità, la resistenza agli antibiotici è tra le più alte in Europa. Da noi a essere particolarmente resistenti agli antibiotici sono batteri come l’Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosaAcinetobacter spp, responsabili soprattutto di multiresistenze, Staphylococcus aureus, resistente alla meticillina e, Streptococcus pneumoniae, responsabile di polmoniti e sepsi in pazienti ospedalizzati. Infine, la percentuale di Enterococco faecium resistente alla vancomicina (antibiotico) è passata dal 5% del 2013 al 13% nel 2016.

Le cause

Il problema della resistenza agli antibiotici è originato da cause diverse. Una di queste è sicuramente l’utilizzo non appropriato ( o potremmo chiamarlo abuso) di questi farmaci da parte delle persone anche quando non è opportuno prenderli.

Tra le altre cause vi sono:

  • utilizzo improprio degli antibiotici anche nella veterinaria
  • impiego diffuso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura ( soprattutto negli allevamenti intensivi)
  • diffusione delle infezioni ospedaliere causate da microrganismi antibiotico-resistenti (e il limitato controllo di queste infezioni)
  • una maggiore diffusione dei ceppi resistenti dovuta a un aumento dei viaggi internazionali e dei flussi migratori

L’uso continuo degli antibiotici aumenta la “pressione selettiva” di cui abbiamo parlato prima favorendo la moltiplicazione e la diffusione dei batteri resistenti. Esistono anche ceppi di batteri resistenti a più antibiotici. I batteri antibiotico -resistenti possono diffondersi tra le persone (ad esempio attraverso colpi di tosse, starnuti o il contatto di superfici contaminate), con la conseguente diffusione di infezioni difficili o addirittura impossibili da trattare.

L’antibiotico resistenza negli ospedali

I pazienti ospedalizzati hanno una più alta probabilità di ricevere un antibiotico e il 50% di tutti gli antibiotici utilizzati in ospedale può essere inappropriato.
In ospedale, l’uso inappropriato di antibiotici si può verificare in diverse situazioni, tra cui:

  • Quando gli antibiotici sono prescritti senza che siano realmente necessari
  • Quando la somministrazione di antibiotici in pazienti critici è ritardata
  • Quando antibiotici ad ampio spettro sono usati troppo spesso, o quando gli antibiotici a spettro ristretto sono usati in modo scorretto
  • Quando la dose di antibiotici è maggiore o minore di quella appropriata per uno specifico paziente
  • Quando la durata del trattamento antibiotico è troppo breve o troppo lunga

L’uso prudente di antibiotici può prevenire la comparsa e la selezione di batteri antibioti-coresistenti, come il Clostridium difficile, uno dei batteri più pericolosi.  Alcune misure come la formazione continua, politiche e linee guida basate sull’evidenza, misure restrittive e consulenze da parte di infettivologi, microbiologi e farmacisti possono aiutare il personale sanitario ad utilizzare gli antibiotici in modo più prudente.

Le conseguenze

Senza antibiotici efficaci, molte infezioni comuni, come la polmonite, potrebbero tornare ad essere letali. L’AMR oggi è uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello mondiale con importanti implicazioni sia dal punto di vista clinico (con l’aumento delle infezioni, della loro pericolosità e in alcuni casi letalità) sia in termini economici, perché se gli antibiotici non funzionano, il sistema sanitario deve impiegare altri farmaci e trovare altre terapie e allungare le degenze.  Le infezioni da batteri antibiotico-resistenti causano infatti un aumento della morbilità (la frequenza di una malattia nella collettività) e mortalità dei pazienti, così come un aumento dei giorni di degenza. Senza contare che una terapia antibiotica inappropriata o ritardata in pazienti con infezioni gravi può complicare le condizioni dei pazienti e in alcuni casi essere fatale.

Le possibili soluzioni

Negli ultimi decenni, gli organismi internazionali tra i quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Unione Europea (UE) e il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (European Centre for Disease Prevention and Control, ECDC) hanno prodotto raccomandazioni e proposto strategie per contenere il fenomeno, riconoscendo l’AMR come una priorità in un ambito sanitario.

Anche se il problema della diffusione dei superbatteri riguarda soprattutto gli ambienti ospedalieri (e quindi il primo che dovrebbe prendere misure adeguate è il personale sanitario), ognuno di noi può adottare dei semplici accorgimenti: fai ricorso agli antibiotici solo quando è necessario e dietro la prescrizione del medico, seguendo scrupolosamente le dosi e i tempi previsti dalla terapia, e ricordati di lavare spesso e con cura le mani. Senza dimenticare l'importanza dei vaccini. Il loro utilizzo può contribuire a ridurre il ricorso agli antibiotici e quindi a contrastare l’aumento delle infezioni da batteri resistenti ai farmaci.

L’OMS, in occasione dell’Assemblea Mondiale della Sanità (2015), ha adottato il Piano d’Azione Globale (GAP) per contrastare la resistenza antimicrobica fissando cinque obiettivi strategici finalizzati a:

  1. Migliorare la consapevolezza attraverso informazione efficace a operatori sanitari e popolazione
  2. Rafforzare la sorveglianza
  3. Migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni
  4. Ottimizzare l’uso degli antimicrobici nel campo della salute umana e animale
  5. Sostenere la ricerca e l’ innovazione.

L’Unione Europea, impegnata da molti anni a combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, nel 2017 ha messo a punto il nuovo Piano d’azione per contrastare l’antibiotico-resistenza, basato su un approccio “One Health” che considera in modo integrato la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

La gravità e diffusione di questo fenomeno hanno fatto attivare diversi sistemi di sorveglianza, basati sulla raccolta dei dati di laboratorio a livello locale o nazionale. Al fine di poter rendere interpretabili questi dati, nel 2000 è stata creata una rete di sorveglianza europea che nel 2010  è diventata EARS-Net (European Antimicrobial Resisitance Surveillance Network) coordinata dall’ECDC. EARS-Net rappresenta un network di reti nazionali che raccoglie i dati di antibiotico-resistenza di 30 Paesi europei.

In Italia a monitorare l’antibiotico resistenza è l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che coordina un network nazionale di laboratori ospedalieri di microbiologia che hanno come obbiettivo quello di  descrivere frequenza e trend di antibiotico-resistenza in un selezionato gruppo di batteri isolati da certe infezioni particolarmente rilevanti (batteri nel sangue o meningiti) che rappresentano sia infezioni acquisite in ambito comunitario (Streptococcus pneumoniae) sia infezioni associate all’assistenza sanitaria (Staphylococcus aureus, Enterococcus faecium e E. faecalis, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli, Acinetobacter baumannii group). Ad oggi sono 98 i laboratori che aderiscono a questa sorveglianza  e sono presenti in tutte le regioni e provincie autonome italiane.

I dati sono disponibili on line sul sito dell’ECDC nelle pagine dedicate al “Surveillance Atlas of Infectious Diseases” e in un rapporto annuale disponibile sul sito stesso dell’ECDC.

Aggiornamenti

Il 12 febbraio 2020 la Commissione Europea ha pubblicato gli aggiornamenti sull’attuazione del Piano d'azione Europeo "One Health" contro l’antibiotico- resistenza adottato a giugno 2017. Si sono fatti passi avanti come le riunioni della AMR One Health Network e del Health Security Committee per rafforzare la cooperazione e il coordinamento in materia di AMR e le visite agli Stati membri per sostenere l'attuazione dei Piani d'azione nazionali in ottica One health. Altri traguardi raggiunti includono la pubblicazione di due rapporti  sulle misure per affrontare la resistenza antimicrobica attraverso l'uso prudente degli antimicrobici negli animali e su una serie di audit effettuati nel 2017 e nel 2018 per  valutare il monitoraggio e la segnalazione della resistenza antimicrobica nei batteri zoonotici e commensali in alcuni alimenti e in alcune popolazioni animali. La prossima relazione sullo stato di avanzamento dovrebbe essere pubblicata entro la fine del 2020.

Per approfondire consulta la “Quarta relazione sui progressi compiuti per l'attuazione del Piano d'azione Europeo "One Health" contro la resistenza antimicrobica” e il “Piano d'azione europeo "One Health" contro la resistenza antimicrobica” .

Fonti | European Centre for Disease Prevention and Control, ECDC; Commissione Europea; Epicentro (ISS); Ministero Della Salute

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