App conta calorie o che suggeriscono diete: ce ne sono a decine, ma quali rischi nascondono?

Collezionano milioni di download e se provi a digitare “app conteggio calorie” su Google, troverai quasi solo articoli che ti consigliano le migliori da scaricare. Prova però a pensare a un ragazzino, o ragazzina, che tende a soffrire di disturbi alimentari: nelle sue mani uno strumento di questo tipo potrebbe favorire un controllo ossessivo verso il cibo. Nella Giornata mondiale dell’alimentazione abbiamo chiesto al dottor Stefano Erzegovesi, primario del Centro Disturbi del Comportamento alimentare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, quali insidie potesse nascondere una dieta a portata di smartphone.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 16 Ottobre 2020
* ultima modifica il 16/10/2020

"È un problema emerso soprattutto nell'ultimo anno: oggi il canale preferito di chi soffre di anoressia, bulimia o binge eating sono le app che tengono traccia di tutte le calorie assimilate quel giorno e dell'attività fisica svolta. Un controllo che può diventare ossessivo". Abbiamo chiesto l'aiuto del dottor Stefano Erzegovesi, psichiatra, nutrizionista e primario del Centro Disturbi del Comportamento alimentare dell'IRCCS Ospedale San Raffaele, dopo esserci imbattuti in uno strumento relativamente nuovo e alla portata di ogni smartphone: applicazioni che ti suggeriscono una dieta da seguire e che subito dopo ti invitano a prendere nota degli alimenti che compongono la tua colazione, il tuo pranzo o la tua cena. Minuziosamente.

E ce ne sono tantissime. Prova a digitare "app dieta" sullo store del tuo telefonino e ti troverai davanti una lista infinita di possibilità. Alcune di queste sono già state scaricate più di 10 milioni di volte. Se invece replichi la stessa ricerca su Google, i risultati ruoteranno tutti attorno alle 10 o 20 migliori da scegliere, con tanto di articoli e titoli fuorvianti e ma di facile "click". Troverai persino un tutorial che ti insegna come effettuare il download. Nessun avviso invece sui possibili rischi nascosti: "Se ho una predisposizione a sviluppare un disturbo alimentare e ho già le prime avvisaglie, l'uso di queste applicazioni può elevare all'ennesima potenza quello che potrebbe essere l'effetto patogeno di una dieta troppo rigida", avverte Erzegovesi.

Invasive e invadenti

Noi abbiamo provato a scaricarne qualcuna e abbiamo notato che il meccanismo si ripete in modo sempre uguale. Ci sono app che ti offrono diversi obiettivi, dal consumo di 1000 Kcal giornaliere fino a una dieta light, vegana o restrittiva e in base al tuo desiderio ti offrono il menu da seguire, con tanto di ingredienti per il pasto e calorie corrispondenti.

Altre invece, dopo aver inserito nome e cognome, ti chiedono informazioni più direttamente legate al discorso del regime alimentare e dimagrimento: altezza, peso attuale ed età. Non sei ancora maggiorenne? Nessun problema. Il passo successivo, e quello più importante, è l'indicazione dei chilogrammi che vuoi raggiungere. E sei tu a deciderlo: non abbiamo ricevuto nessun blocco o nessun avvertimento quando abbiamo dichiarato di voler arrivare a 40 kg, anche se l'altezza indicata era di 160 centimetri. Eppure secondo il calcolo del BMI, ovvero l'indice di massa corporea, saremmo in grave sottopeso. Non solo: l'app suggerisce un periodo di tempo nel quale raggiungere il proprio obiettivo, ma non è impossibile accorciare il numero di settimane. Così facendo, la quantità di calorie permesse in un giorno si riduce ulteriormente.

E a questo punto si comincia. "Cos'hai mangiato questa mattina a colazione?", "Questa sera per cena hai a disposizione tot. calorie", ma soprattutto "Ricordati di pesarti e segnare i tuoi progressi". Le notifiche sono l'arma segreta di queste app. Giocano sul tuo desiderio di restare sempre connesso e di avere aggiornamenti in tempo reale e così, una volta dato l'assenso, cominciano a far vibrare il telefono e ogni dispositivo connesso. In breve tempo diventano numerose e invadenti. Ti ricordano che devi perseverare per raggiungere il tuo risultato, che se hai fame, puoi provare a ingannare cervello e intestino con un bel bicchiere di acqua, mentre "il tuo coach" ti spiega anche quale e quanto esercizio fisico devi compiere oggi. La tua giornata diventa un insieme di numeri. "Non è semplicemente il foglio di carta di uno schema dietetico appeso in camera o infilato in un'agenda, ma una presenza molto più invasiva – fa notare il dottor Erzegovesi. – Io lavoro, ho diversi impegni che mi distraggono, ma poi arriva la notifica a ricordarmi che devo calcolare quanto sto mangiando".

Un costante bilancio tra entrate e uscite

Non te ne accorgi nemmeno e la tua vita inizia a ruotare tutta attorno al cibo. Piano piano diventi ossessionato dal numero di calorie e dal tuo peso. Inserisci quantità, nutrienti contenuti e in alcuni casi puoi persino inviare la foto del pasto. Un costante bilancio tra entrate e uscite che trasforma un piatto di pasta o un'insalata in un insieme di numeri. "Questi continui calcoli sono tossici per il corpo e per la mente, perché mi portano a non ascoltare più le mie sensazioni – prosegue il primario del San Raffaele – e mi allontanano dalla componente sensoriale del cibo. Quindi un piatto non è più dolce o troppo salato, croccante o vellutato, ma una somma di cifre, una tabella nutrizionale. E invece quello che sentiamo dovrebbe proprio essere la nostra guida per mangiare bene: io mi ascolto e di conseguenza cambio la mia alimentazione, per stare meglio".

"Dovremmo impostare la nostra alimentazione in base a quello che ci fa stare meglio, non a calcoli"

La solitudine

"Un altro motivo di rischio è che si avvia un percorso in solitaria, mentre il cibo da tradizione è una funzione condivisa. È diverso sedersi a un tavolo e fare i propri calcoli, o mangiare assieme a qualcun altro che ci possa dire ‘forse hai un po' esagerato con le quantità' o ‘non ti sembra di averne fatto troppo poco?'". Una solitudine che aumenta la tendenza a trovare da soli la soluzione al problema del peso, senza affidarsi a uno specialista come invece ciascuno di noi dovrebbe fare: perdere tempo, soldi e fatica quando posso farcela con un semplice download sullo smartphone verrebbe da pensare.

Eppure, è innaturale: fin da neonati siamo abituati a ricevere nutrimento da qualcun altro. E quando una madre allatta il proprio bambino, gli dona anche contatto fisico, affetto, calore: mangiare ha un aspetto sociale importantissimo.

Il dottor Stefano Erzegovesi, psichiatra, nutrizionista e primario del Centro Disturbi del Comportamento alimentare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. Credits photo: Ufficio stampa IRCCS Ospedale San Raffaele

Il meccanismo della ricompensa

La tecnologia quindi, almeno in questo caso, è più un ostacolo che un aiuto. Numeri, algoritmi, calcoli non vanno d'accordo con le basi di un'alimentazione sana che passa attraverso gli aspetti sensoriali ed emotivi del cibo. "Lo stesso discorso vale anche per i dispositivi indossabili, come gli smartwatch, che suggeriscono cosa mangiare, quanto dormire e così via. Il principio di partenza è tecnicamente corretto, ma si sposta tutto verso un canale unicamente razionale", aggiunge il dottor Erzegovesi. Insomma, fai la spesa non in base agli alimenti che ti fanno stare bene o che hai trovato freschi al mercato, ma alla lista che ti prescrive l'app. E vai a letto non quando impari a percepire il senso di sonno che sta arrivando, ma quando il tuo orologio ti avvisa che è il momento di spegnere la luce e dormire.

E se rispetti tutte le regole, poi ti senti bravo. Si innesca quello che viene definito il meccanismo della ricompensa: hai assimilato solo le calorie programmate, anzi magari persino qualcuna in meno, senza cedere allo stomaco che quel giorno forse ne avrebbe gradita qualcuna in più. E quindi hai ottenuto un successo e sarai soddisfatto del risultato, che vorrai replicare l'indomani. Un circolo vizioso che si autoalimenta. E ad esserne vittima sono soprattutto le ragazze. In una società che ci spinge ad essere sempre perfetti, sempre i migliori, avere un calcolatore che ci aiuta a tenere sotto controllo i nostri difetti – o quanto meno quelli che ci sembrano tali – può evolversi davvero in una forma di dipendenza.

Come usare la tecnologia

Ora, capiamoci: le app di cui ti abbiamo parlato non sono dispositivi infernali che ti porteranno a sviluppare senza dubbio un disturbo alimentare. "Quando invito le pazienti a cancellarle, nella maggior parte dei casi mi rispondono che non lo faranno. Il mio consiglio allora è di cambiare il modo in cui viene utilizzata e il rapporto che si sviluppa con la app di turno. Se ci aiuta a ricordarci di muoverci un po' di più o di fare una passeggiata va bene, ma per quanto riguarda le scelte alimentari, è fondamentale che le indicazioni arrivino da uno specialista. Il programma di dieta infatti deve essere studiato sempre su misura per la singola persona, tenendo conto della sue necessità e delle sue caratteristiche", conclude il dottore.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.