Chirurghi, infermieri e anestesisti non hanno utilizzato troppi giri di parole. Di fronte al quadro clinico di Marta, c’era davvero poco da poter fare. Glielo avevano detto: la sua condizione era stata giudicata inoperabile.
Marta è un nome di fantasia che voglio utilizzare per raccontarti la storia di una donna di 76 anni a cui non era stato solo diagnosticato un tumore del rene destro della grandezza di 8 centimetri.
La patologia si aggiungeva a una severa obesità e un’insufficienza respiratoria grave che la costringeva a vivere attaccata ad una bombola d'ossigeno.
La donna avrebbe avuto bisogno di un intervento di asportazione del rene in modo radicale ma la sua situazione clinica era delicatissima e il suo fisico non avrebbe retto un’anestesia generale necessaria per questo tipo di operazione.
L’unica alternativa era tentare l’intervento con una tecnica chirurgica il “meno invasiva possibile” per minimizzare il trauma chirurgico e riuscire nell’intervento garantendo allo stesso tempo garantire l'efficacia oncologica.
Allo stesso tempo, sarebbe stato necessario ricorrere a un’anestesia locoregionale per anestetizzare cioè solo la zona del copro da operare mantenendo Marta sveglia, in uno stato di coscienza.
Serviva l’impossibile, insomma. Ed è esattamente cioè che hanno compiuto gli esperti della Clinica Urologica dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.
Sfruttando le potenzialità del sistema robotico di ultima generazione da Vinci Single Port ad unico accesso, per la prima volta in Europa sono riusciti ad asportare un rene colpito da un grosso tumore dal corpo di una paziente operata da sveglia.
Questa soluzione tecnologica ha permesso, infatti, di operare sfruttando un solo ingresso, della grandezza di 2,5 cm e 4 strumenti miniaturizzati inseriti nell’addome attraverso un singolo taglio.
“La scelta del sistema robotico da Vinci Single Port si è rivelata la strategia vincente, poiché la finezza dei suoi 4 strumenti che vengono azionati dall'operatore come i tentacoli di un polipo, ha consentito di minimizzare il trauma chirurgico, riducendo così gli stimoli dolorosi traumatici alla paziente, e garantendo al contempo grande precisione nei movimenti e rapidità d’azione” ha spiegato il professor Paolo Gontero, che ha effettuato l'intervento coadiuvato dal dottor Daniele D’Agate.
Marta è stata dimessa in buone condizioni dopo soli 3 giorni di ricovero, ed è già tornata a casa. Con la consapevolezza di aver contribuito ad aprire una nuova frontiera nel mondo della chirurgia.
Fonte | Città della salute di Torino