Guardando le Olimpiadi e tutto ciò che è successo, è stato detto e scritto, un po’ tutti quanti ci siamo chiesti se sia stata una bella idea far gareggiare atleti nelle acque della Senna.
Poche ore dopo la grande cerimonia di inaugurazione dei Giochi era infatti scattato l’allarme per gli elevati livelli di Escherichia Coli che avevano fatto slittare le prove del Triathlon.
Poi un’atleta belga, Claire Michel, era stata male e sebbene sia stata lei stessa a smontare le ipotesi circolate nelle primissime ore secondo con avrebbe contratto un’infezione batterica proprio nella Senna, il fiume è comunque rimasto sotto la lente d’ingrandimento. E lo resterà fino alla fine di queste Olimpiadi e pure dopo: almeno è ciò che ci si augura.
Sì, perché accanto ai rischi legati all’inquinamento batteriologico bisognerebbe prestare massima attenzione anche a quello chimico. L’allarme l’ha lanciato Greenpeace, secondo cui nelle acque della Senna ci sarebbe anche una concentrazione troppo elevata di PFAS.
I quasi 1,5 miliardi di euro spesi per bonificare le acque della Senna in funzione delle gare olimpiche si sarebbe insomma concentrato sull’abbattimento dei batteri – Escherichia ed Enterococcus – ma avrebbe ignorato del tutto la presenza del TFA.
L’acido trifluoroacetico rientra appunto nelle cosiddette Sostanze Perfluoro Alchiliche, ovvero quei composti chimici prodotti dall’uomo e largamente utilizzati nei prodotti di consumo che grazie alla propria particolare struttura sono in grado di resistere ai naturali processi di degradazione. Per questo motivo, e per il loro alto grado di tossicità per l’ambiente e la salute umana sono anche detti "inquinanti eterni”.
Queste sostanze possono compromettere gli ecosistemi e tutti gli organismi viventi che lo popolano e da tempo la contaminazione da PFAS è anche collegata a effetti negativi sulla salute umana. Le Sostanze Perfluoro Alchiliche sono in grado di alterare i processi ormonali compromettendo sviluppo, comportamento e fertilità e possono anche aumentare il rischio di malattie come obesità e diabete di tipo 2, ipertensione, colesterolo alto. Sono anche considerate sostanze altamente cancerogene.
La denuncia di Greenpeace si basa sui dati raccolti da dall’organizzazione ambientalista PAN Europe, che ha testato la qualità dell’acqua prelevata da 23 fiumi, laghi e falde acquifere dell’Unione Europea, facendoli analizzare da un laboratorio tedesco altamente specializzato.
Anche per via dell’eco mediatica di questi giorni olimpici, l’attenzione è ricaduta sulla Senna dove, secondo il report, vi sarebbe una concentrazione di TFA pari a 2,900 microgrammi per litro: livelli oltre il limite di 2,2 mcg/L stabilito nei Paesi Bassi e oltre lo 0,5 mcg/L proposto dalla Direttiva UE sulle acque potabili per i PFAS totali.
Tra i corsi d’acqua analizzati da PAN Europe ci sarebbero anche l’Elba, il fiume che scorre tra Repubblica Ceca e Germania e che sembra avere una concentrazione di TFA ancora maggiore di quelli ritrovati nella Senna.
I PFAS sono largamente studiati ma il TFA, in particolare, giace ancora troppo nell’ombra e i suoi effetti sulla salute umana dunque non sono ancora chiari con certezza. Come ricorda Greenpeace però l’Istituto nazionale di salute pubblica e dell’ambiente dei Paesi Bassi ha già lanciato l’allarme: queste sostanze possono avere effetti negativi sul sistema immunitario.
Fonte | Greenpeace