Bevi che ti passa: due litri al giorno di acqua potrebbero aiutarti a proteggere la salute del tuo cuore

Una giusta idratazione mantenuta per tutta la vita, secondo un recente studio presentato al convegno della European Society of Cardiology, ridurrebbe il rischio di sviluppare un’insufficienza cardiaca.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 9 Settembre 2021
* ultima modifica il 09/09/2021

Qualche volta per prenderti cura della tua salute bastano cose semplici, facili, quotidiane. Come l’acqua. Sì, l’acqua che bevi tutti giorni.

Una buona idratazione mantenuta per tutta la vita, infatti, può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare insufficienza cardiaca.

Due litri al giorno, secondo un nuovo studio presentato al congresso della European Society of Cardiology, basterebbero per per aiutare a prevenire e rallentare i cambiamenti più dannosi che colpiscono il tuo cuore.

I ricercatori del National Heart, Lung, and Blood Institute di Bethesda l’hanno scoperto valutando le concentrazioni di sodio nel sangue di oltre 15mila persone in un arco di tempo lungo 25 anni.

L’obiettivo era quello di misurare se le abitudini di idratazione potessero davvero diventare un fattore predittivo per lo sviluppo di insufficienza cardiaca sul lungo periodo.

Non solo. L’analisi si è concentrata anche sulla connessione tra l’idratazione e l’ispessimento delle pareti della camera di pompaggio principale del cuore: una condizione chiamata ipertrofia ventricolare sinistra, precursore della diagnosi di insufficienza cardiaca.

Ti starai chiedendo perché l’attenzione sia ricaduta sul sodio. Forse non lo sapevi, ma le sue concentrazioni nel sangue rappresentano un ottimo misuratore del livello di idratazione di una persona. L’uguaglianza è presto fatta: meno liquidi bevi e più la concentrazione di sodio nel sangue sale.

Medici ed esperti consigliano di assumere una media di 1,6 o 2,1 litri per quanto riguarda le donne e di 2 o 3 litri per gli uomini ma anche a te sarà capitato di non riuscire a mantenere questi ritmi.

E allora che cosa succede? Il tuo corpo, in carenza di liquidi, inizia a trattenere e a conservare l’acqua al suo interno attivando però una serie di processi che alla lunga rischiano di contribuire allo sviluppo dell'insufficienza cardiaca.

Nello studio i ricercatori statunitensi hanno così coinvolto oltre 15mila partecipanti di età compresa tra i 44 e i 66 anni, tenendoli monitorati fino all'età di 70-90 anni.

Li hanno divisi in quattro gruppi in base alla loro concentrazione media di sodio nel sangue e per ciascuno di essi hanno poi analizzato la percentuale di quelli che hanno sviluppato insufficienza cardiaca e ipertrofia ventricolare sinistra 25 anni dopo.

Ecco che ritorna il sodio: una maggiore concentrazione sierica nella mezza età sarebbe associata all’insufficienza cardiaca e anche all’ipertrofia ventricolare sinistra a 25 anni di distanza.

Risultati che sono statu confermati anche dopo aver preso in considerazione altri fattori di rischio come l’età, l’ipertensione, alti livelli elevati di colesterolo, di glicemia o il fumo.

Fonte | European Society of Cardiology

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.