Cancro al seno, l’Aifa ha dichiarato “rimborsabile” un nuovo farmaco che allontana la chemioterapia

Si è dimostrato utile contro la forma più diffusa di carcinoma mammario, che rappresenta circa il 70% dei casi e riguarda più o meno 10mila pazienti in Italia. Non solo può ritardare il ricorso alla chemioterapia, ma aumenta le possibilità di sopravvivenza e migliora la qualità della vita di chi è malato.
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Giulia Dallagiovanna 29 Gennaio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

La ricerca contro il cancro al seno continua a fare progressi e il tentativo è sempre quello di ricorrere alla chemioterapia il più tardi possibile. O magari, riuscire ad evitarla del tutto. Una classe di farmaci in particolare sta dando buoni risultati in questo senso. Si chiamano inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti e hanno il compito di bloccare o spegnere le proteine che possono accelerare la velocità con la quale le cellule maligne si replicano e il tumore avanza. Il risultato è che la progressione viene notevolmente rallentata, aumentano naturalmente le possibilità di sopravvivenza, ma soprattutto migliora la tua qualità di vita. Ora l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ha dichiarato "rimborsabile" proprio uno di questi medicinali: l'abemaciclib. Sarà utile per circa 10mila pazienti ogni anno e anche per chi presenta una malattia già in stadio avanzato.

Serve in particolare contro il carcinoma mammario HR+ e Her2-. Queste sigle si riferiscono a recettori ormonali presenti sulla superficie delle cellule tumorali e la combinazione di cui ti ho appena parlato rappresenta la forma di neoplasia più diffusa e riguarda circa il 70% dei casi. Non solo, ma il farmaco potrà essere utilizzato da tutte le pazienti, anche da chi si trova in pre o post menopausa e da chi ha già sviluppato delle metastasi.

Questo farmaco può ridurre del 46% il rischio di progressione del tumore

L'abemaciclib ha dimostrato di poter ridurre il rischio di progressione addirittura del 46%. Magari questa percentuale non ti dirà molto a prima vista, ma sappi che corrisponde a una media di 9,47 mesi di vita in più, quasi un anno insomma. Il tutto mantenendo una qualità della vita soddisfacente e meno influenzata dagli effetti collaterali delle terapie. E sembra che questi risultati siano emersi anche nel sottogruppo di donne con mestasi già formate su fegato e polmoni e una prognosi negativa. Una possibilità per tante, dunque, di ritardare il momento in cui bisognerà affrontare la chemioterapia, le cui conseguenze spesso spaventano a tal punto che le persone preferiscono rinunciare alle cure.

"Questo farmacoha spiegato Pierfranco Conte, professore di Oncologia medica all'Università di Padova e direttore della divisione di Oncologia medica 2, all'Istituto Oncologico Veneto – è un inibitore selettivo molto efficace in grado di prolungare il controllo della malattia nelle pazienti con tumore al seno sensibile agli ormoni. Ora queste pazienti hanno un'opzione di trattamento che può consentire loro un allungamento di vita. Non dimentichiamo che quando ricevono una diagnosi di carcinoma mammario avanzato, le pazienti apprendono anche che la loro malattia, per quanto possa essere gestita, rimane incurabile. Oggi possiamo offrire una speranza in più".

Fonte| Adnkronos del 28 gennaio 2020

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