Cancro al seno: una terapia in fase sperimentale potrebbe sconfiggere quello triplo-negativo

Si tratta della forma più aggressiva di carcinoma mammario e anche di quella più difficile da curare. Con le terapie utilizzate al momento, infatti, si riesce a bloccare la malattia solo su un fronte, mentre le cellule cancerogene trovano altre vie di fuga per diffondersi nel tuo corpo. Ora, però, potrebbe esserci una proteina che blocca tutte le uscite al tumore.
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Giulia Dallagiovanna 9 Gennaio 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Forse non lo sapevi, ma esiste più di un tipo di cancro al seno. In particolare, c'è una forma considerata fra le più aggressive e difficile da trattare, quella cosiddetta triplo-negativa. Un nuovo studio però sembra aprire le porte a una terapia sperimentale che finora ha dato risultati più che promettenti, non solo termini di allungamento della vita, ma anche di una vera e propria guarigione.

Su Ohga ti avevamo già spiegato come si sviluppa il tumore al seno, ma in questo caso ti parlerò di uno specifico tipo di carcinoma, il triplo-negativo. Come spiega il sito della Fondazione Veronesi, rappresenta circa il 15-20% dei casi ed è particolarmente diffuso al di sotto dei 50 anni. Si chiama così perché, a differenza delle altre neoplasie mammarie, le cellule non possiedono sulla loro superficie né la proteina HER2 e nemmeno i recettori per gli estrogeni e per i progestinici. Ai test, insomma, risponde tre volte "no".

Sono proprio queste mancanze a rendere così difficile trovare una terapia realmente efficace e a fare di questo cancro al seno il tipo con l'aspettativa di vita più bassa. Le cure sperimentate fino ad oggi riuscivano o a bloccare lo sviluppo delle metastasi, o la crescita del tumore principale. Non c'era modo di agire su entrambi i fronti.

Una proteina potrebbe bloccare tutte le vie di fuga del tumore

Ma un gruppo di ricercatori dell'Università di Princeton, nel New Jersey, ha scoperto che una proteina, la TINAGL1, riuscirebbe non solo a impedire la migrazione delle cellule cancerogene in altri organi, ma anche a bloccarne la riproduzione.

In un primo momento, la TINAGL1, riduce l'attività della proteina del recettore del fattore di crescita epidermico, l'EGFR. Alcune mutazioni di questa particella, infatti, possono stimolare la crescita di cellule tumorali. Ma se viene bloccata la riproduzione, il cancro trova un'altra via attraverso la quale prosperare. Un po' come un ladro che riesce sempre a sfuggire ai poliziotti.

Allo stesso tempo, e questa è la novità, la TINAGL1 è anche in grado di coinvolgere un'altra proteina, la FAK, e un gruppo di molecole chiamate integrine che, insieme, interferiscono con la capacità delle cellule cancerogene di crescere, replicarsi, spostarsi e aderire ad altri tessuti producendo delle metastasi. In sostanza, blocca tutte le vie di fuga del tumore.

Si tratta però di una terapia in fase sperimentale, quindi purtroppo non è ancora il momento di festeggiare una nuova cura per il cancro al seno. Ma i risultati riscontrati finora sembrano ottimi e gli autori della ricerca sperano di poter presto sviluppare farmaci a base di TINAGL1.

Fonte| "Tinagl1 Suppresses Triple-Negative Breast Cancer Progression and Metastasis by Simultaneously Inhibiting Integrin/FAK and EGFR Signaling" pubblicato su Science Direct il 14 gennaio 2019

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