Caregiver familiari, una legge vecchia 22 anni. Chiarini (CONFAD): “Servono tutele previdenziali, sostituzioni e assistenza”

I caregiver continuano a essere uno degli ultimi strati della società. Complice le gravi inadempienze da parte della classe politica e la sottovalutazione del valore di questa figura, che ha diritto a pochissime tutele. Sulle condizioni dei caregiver familiari ne abbiamo parlato con Alessandro Chiarini, presidente CONFAD.
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Francesco Castagna 2 Agosto 2022
* ultima modifica il 02/08/2022
In collaborazione con Alessandro Chiarini Presidente CONFAD, coordinamento nazionale famiglie con disabilità

Ritardi, insoddisfazioni e poche risposte dalle istituzioni. Sono queste le principali sensazioni che i caregiver provano ogni giorno. Una serie di responsabilità che si trovano ad affrontare da soli, cercando di non trasmettere il proprio malessere al familiare di cui si prendono cura.

Ad oggi, l'Italia è l'unico Paese dell'Unione Europea che non riconosce questa figura sotto il profilo sociale ed economico. Un mancato riconoscimento è a tutti gli effetti un segnale politico: se non sei riconosciuto non sei importante.

È difficile ottenere risultati nel breve termine, perché ad oggi i ddl presenti in Parlamento sono già deboli, con la crisi di governo poi, l'iter dovrà ricominciare da capo. È cio che segnala anche Alessandro Chiarini, presidente CONFAD, Coordinamento nazionale famiglie con disabilità.

"Purtroppo gli ultimi scenari politici hanno messo in dubbio anche le ultime proposte che erano in discussione in Parlamento, in Commissione Lavoro al Senato", spiega Chiarini.

Sul tavolo della Commissione Lavoro al momento si stavano portando avanti i lavori del ddl Nocerino, il ddl 1461 sui caregiver familiari prende spunto da alcune proposte di legge presentate in passato, e ne amplia alcuni aspetti.

Commentando il ddl Nocerino, Chiarini ritiene che sia un punto di partenza ma che non risolva le problematiche legate all'impossibilità dei caregiver familiari di lavorare. Attualmente, l'unico passo avanti fatto dalle istituzioni è la Legge 205 del 2017, conosciuta anche come Legge di Bilancio 2018. Questa norma riconosce il ruolo del caregiver familiare, ma non come figura lavorativa.

"La persona con disabilità è in tanti casi fragile, che ha bisogno di un sostegno sanitario molto complesso. Spesso il caregiver familiare si può ammalare". Nel 2009 un premio nobel, la dottoressa Blackburn, fece uno studio sullo stress e la scienza dei telomeri per cui vinse il riconoscimento.

Nella sua ricerca Elizabeth Blackburn dimostrò anche perchè l'aspettativa di vita di un caregiver si riduce dai 9 ai 17 anni rispetto agli altri. Il peso psicologico e fisico a cui deve far fronte questa persona è notevole.

Per cui di cosa avrebbero bisogno gli assistenti familiari? "Sicuramente del diritto al riposo, sostituzioni, attività di supporto e di assistenza", dice Chiarini, aggiungendo che queste persone non essendo in grado di poter svolgere altre attività lavorative hanno bisogno di garanzie previdenziali ed economiche. "Al caregiver deve essere riconosciuto il valore del ruolo che svolge".

Le richieste di CONFAD sono state messe nero su bianco nel 2020 con il Manifesto Confad 2020 a favore dei caregiver familiari. L'associazione chiede che vengano riconosciuti fino ad un massimo di tre anni di contributi figurativi equiparati a quelli del lavoro domestico e che si possano sommare a quelli già versati in passato.

Chiarini denuncia che alla grave sottovalutazione da parte della classe politica si aggiunge una crisi di governo inaspettata. Questi passaggi rallentano un percorso già difficile e complesso di suo. "Lo scopo era promuovere una calendarizzazione nel breve termine del ddl, ma a quanto pare dobbiamo aspettare ancora", dice Chiarini.

Nel complesso quadro legislativo esiste però una speranza che Chiarini e le altre associazioni stanno utilizzando. Si tratta della legge 328 del 2000, proposta dall'allora ministra della Solidarietà sociale Livia Turco. La legge per la prima volta prevedeva un Fondo nazionale per le politiche e gli interventi sociali, che prevedeva una sussidiarietà verticale dallo Stato alle Regioni.

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