Per ripristinare la memoria e contrastare la degenerazione cognitiva tipica dell’invecchiamento potrebbe bastare “ripulire” gli ingranaggi che ne regolano il meccanismo con cibi ad alto carico di spermidina. Lo suggerisce una nuova ricerca dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) di Monterotondo: secondo i ricercatori, la sostanza, naturalmente presente in molti cibi, aiuterebbe i neuroni a rimettere in moto il processo di degradazione dei rifiuti proteici “tossici” accumulati nel tuo cervello: un’attività che, con l’avanzare dell’età, può rallentare fino ad arrestarsi. La prospettiva illustrata nello studio pubblicato sulla rivista Aging Cell apre quindi a nuove potenziali vie per fronteggiare e forse anche prevenire la demenza e la perdita di memoria nei pazienti di mezza età predisposti al declino cognitivo.
I ricercatori del Cnr-Ibbc spiegano che non tutti, quando invecchiamo, andiamo incontro alla perdita della memoria. Quando succede, però, i tuoi neuroni si riempiono di sostanze, degli aggregati proteici di alfa-sinucleina e di beta amiloide che possono formare dei filamenti tossici per le cellule del tuo cervello. Più passano gli anni, più questi aggregati aumentano e più si riduce la capacità dei neuroni di eliminare questi scarti nocivi. E se ci fosse un rimedio? I ricercatori hanno provato a indagare il ruolo della spermidina, una sostanza naturalmente presente in molti cibi e che sarebbe in grado di stimolare l’autofagia, ovvero quel famoso processo di pulizia interna delle cellule.
Per provare a confermare l’ipotesi, i ricercatori hanno sottoposto un gruppo di pazienti a un test di memoria: in quelli che non riuscivano a ricordare una sequenza di 6 oggetti hanno notato che i lisosomi dei neuroni erano ingrossati e ingolfati da aggregati di alfa-sinucleina proprio in zone del cervello decisive per la memoria. Già, perché questa condizione, spiegano, in sostanza disattiva quei processi di comunicazione tra i neuroni necessari per formare nuove memorie.
Così hanno sottoposto i pazienti più “colpiti” a un trattamento di un mese con la Spermidina osservando che la sostanza sarebbe in grado di stimolare efficacemente la riattivazione dei processi di degradazione e pulizia della cellula dagli aggregati di alfa-sinucleina e di beta amiloide. Una volta liberata la cellula, la memoria sarebbe tornata a funzionare anche in condizioni di elevato carico di informazioni. Se ulteriormente confermato, spiegano i ricercatori, lo studio potrebbe portare a nuove strade per trattare la degenerazione cognitiva e della memoria anche attraverso soluzioni “semplici” come una dieta più ricca di cibi ad alto carico di spermidina.
Fonti | "Mechanisms by which autophagy regulates memory capacity in ageing" pubblicata il 30 luglio 2020 sulla rivista Aging Cell