Sono milioni nel mondo e circa 600.000 solo in Italia i malati di celiachia che potrebbero in futuro beneficiare di Nexvax2, il vaccino ancora in fase di sperimentazione in Usa e Australia. Non è detto che potrebbe portare a risultati soddisfacenti ma, assicurano i ricercatori che stanno conducendo gli studi, sicuramente rappresenta una speranza in più per tutti coloro che sono costretti a seguire una dieta evitando tassativamente gli alimenti continenti il glutine.
La celiachia è una malattia in cui la mucosa dell’intestino tenue viene danneggiata o distrutta, e quindi questo tratto di organo risulta sempre infiammato. La causa è una reazione autoimmune all’assunzione di glutine, che è la frazione proteica alcool-solubile di alcuni cereali. Di conseguenza, chi soffre di celiachia non può assumere alimenti come pasta, pane, pizza e birra. La celiachia rappresenta una delle intolleranze maggiormente frequenti, e colpisce circa l’1% della popolazione. Per ora l’unico trattamento è la dieta senza glutine, che va portata avanti tutta la vita. Quindi poter avere una diagnosi precoce è fondamentale per iniziare a curarla e quindi a stare meglio.
È il primo vaccino per la celiachia, si chiama Nexvax2 e sta entrando nella fase 2 della sperimentazione in Australia e negli Stati Uniti. Lo affermano i ricercatori del Royal Melbourne Hospital, che sperano di capire se questo vaccino riuscirà a bloccare la risposta immunitaria al glutine da parte dell’organismo delle persone affette da celiachia. Per questa seconda fase, sono stati arruolati ben 150 pazienti da Usa, Australia e Nuova Zelanda. Ma come funziona Nexvax2? I ricercatori spiegano che il suo obiettivo è quello di riprogrammare le cellule immunitarie linfociti T che innescano la risposta infiammatoria al glutine, sopprimendo quindi l’infiammazione. Quindi, il vaccino dovrebbe fungere da vera e propria cura per questa malattia, consentendo ai celiaci di riprendere (o iniziare) a seguire una dieta normale senza il rischio di effetti collaterali estremamente dolorosi o spiacevoli.
Ma non è tutto: un nuovo studio condotto da Riccardo Troncone dell’Università Federico II di Napoli e finanziato dalla Fondazione Celiachia, ha dimostrato che i virus hanno un ruolo importante nel provocare la malattia nei soggetti predisposti. È stato infatti verificato che, in soggetti geneticamente predisposti alla malattia, i virus e alcuni specifici pezzetti di glutine, potenziano la risposta immunitaria dell’organismo contro le infezioni virali innescando la stessa reazione autoimmune che causa la celiachia. L’obiettivo era quello di capire se fra risposta al glutine e risposta al virus ci fossero similitudini, e se queste risposte potessero sommarsi tra loro. Questo studio potrebbe aiutare a comprendere meglio i meccanismi di insorgenza della celiachia, aiutando molto l’attività diagnostica e la messa in campo di azioni di prevenzione.
Fonte| Fondazione Celiachia