Che cos’è la ventilazione meccanica non invasiva?

In tutti i casi di insufficienza respiratoria non grave, per evitare la terapia intensiva, si può ricorrere anche a quella che viene chiamata ventilazione meccanica non invasiva, che si avvale di maschere e caschi per somministrare l’ossigeno. Vediamo insieme come funziona e che cosa sono i dispositivi CPAP, in questo momento famosi perché acquistati dalla Regione Lombardia per affrontare la crisi da Coronavirus.
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Valentina Rorato 4 Marzo 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

In questi giorni sentirai spesso parlare di terapia intensiva e di intubazione, per aiutare i pazienti più gravi colpiti dal nuovo Coronavirus. In realtà, sono numerose le persone affette da infezioni respiratorie o da patologie neuromuscolari che hanno bisogno di un aiuto per respirare correttamente e, per fortuna, la medicina moderna ci fornisce di numerosi supporti e tecnologie per aiutare i malati. Una di queste è la ventilazione meccanica non invasiva, nota anche con la sigla NIV, che permette di fornire un supporto ventilatorio attraverso le vie aeree superiori del paziente, utilizzando maschere o altri devices.

Che cos’è

La ventilazione meccanica non invasiva permette di evitare di intubare il paziente, e quindi di utilizzare una tecnica invasiva (soprattutto nel caso tracheotomia) e di aiutare il malato a respirare attraverso una maschera nasale. La NIV nasce per supportare le persone con insufficienza respiratoria, causata da malformazioni della gabbia toracica o da malattie neuromuscolari, oggi si utilizza anche in caso di  insufficienze respiratorie ipercapniche (tipica di chi soffre di asma) e in pazienti con deficit polmonari secondari.

Come funziona

Il funzionamento della respirazione meccanica a pressione positiva è apparentemente semplice, perché consiste nell'erogazione di una ventilazione per mezzo di una maschera che copre il naso o il naso e la bocca insieme. Esistono anche dei caschi, che si utilizzano per coloro che non sopportano bene le maschere facciali aderenti. Attraverso questi strumenti, i pazienti che respirano spontaneamente vengono aiutati da una ventilazione a supporto pressorio, ovvero una macchina che eroga un flusso costante di ossigeno in base alle esigenze del malato.

I supporti ventilatori di più comune utilizzo sono la CPAP e la NIV a doppio livello di pressione: la prima è utile, nello specifico, in caso di insufficienza respiratoria da deficit degli scambi gassosi o lung failure (ovvero l'edema polmonare acuto), la seconda nell’insufficienza respiratoria da deficit ventilatorio o pump failure (come quella dovuta alla broncopneumopatia cronica ostruttiva).

In queste due modalità le vie aeree non sono protette. Che cosa vuol dire? C’è il rischio di inalazione. Il paziente deve essere mentalmente sereno e inoltre non deve avere secrezioni abbondanti. Deve essere evitata in caso svuotamento gastrico rallentato, ostruzione intestinale e gravidanza. Considera che inalare molta aria può causare vomito e, nei casi più gravi, può essere fatale.

La ventilazione, inoltre, può essere interrotta per permettere al paziente di mangiare e occuparsi della propria igiene. In questi casi, la maschera o il casco sarà sostituito per periodi brevi con occhialini nasali.

Che cosa sono i caschi respiratori

I caschi respiratori, noti con come caschi CPAP, la sigla inglese che sta per Continuous Positive Airway Pressure e indica la "ventilazione meccanica a pressione positiva continua", sono una soluzione semplice e di emergenza per aiutare quelle persone con difficoltà respiratorie evitando la ventilazione invasiva. In questo momento, sono una strategia importante, anche a causa dei contagi da Coronavirus, per mantenere liberi i letti nelle terapie intensive. La CPAP è in grado di agire sia sul tuo polmone sia sul tuo cuore, migliorando l’ipossia, ma anche reclutando il maggior numero di alveoli. E non è tutto, perché aumenta la pressione della vena cava riducendo il ritorno venoso.

Il paziente che indossa questi devices deve essere sveglio e collaborante, deve respirare spontaneamente e, come per la NIV, deve essere in grado di proteggere le sue vie aeree. La gestione dei CPAP e della NIV può essere interamente affidata a personale infermieristico, con la sola supervisione dei medici. Nel caso questi caschi (o maschere) non diano risultati sperati, a seconda della gravità del paziente, si può passare senza ostacoli alla ventilazione non invasiva, che richiede macchinari più complessi, o a quella invasiva.

In quali casi serve

La ventilazione non invasiva serve nei seguente casi:

  • Edema polmonare acuto
  • Insufficienza respiratoria acuta in immunodepressi
  • Broncopatie croniche riacutizzate
  • Traumi del torace
  • Polmoniti
  • Insufficienza respiratoria in pazienti con patologie neuromuscolari
  • Malattia delle apnee ostruttive scompensata
  • Distress respiratorio
  • Insufficienza respiratoria post trapianto e post operatoria

Fonti| "Continuous Positive Airway Pressure (CPAP)" pubblicato su Stat Pearls Publishing, l'11 maggio 2019; Mayo Clinic

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.