Che suono ha la pandemia? Un team del Mit di Boston ha tradotto il Coronavirus e i nostri anticorpi in musica

Assegnando una nota a ciascun amminoacido che compone l’antigene e l’agente patogeno, gli scienziati hanno ottenuto una partitura musicale della proteina Spike e dei nostri anticorpi su cui sono stati anche coreografati dei balletti. Il progetto però mira soprattutto ad approfondire le nostre conoscenze sul virus e sviluppare potenziali nuovi farmaci.
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Kevin Ben Alì Zinati 3 Giugno 2021
* ultima modifica il 03/06/2021

Il volto e i contorni del Coronavirus ce li ha raccontati la scienza. Pensa alle ricercatrici italiane dello Spallanzani di Roma, tra le prime al mondo ad aver isolato il virus quando ancora lo si credeva solo un’influenza. È stato il nostro primo faccia a faccia con Sars-CoV-2.

Da lì abbiamo imparato a capire come funziona. I droplets e la proteina Spike e che, come un arpione, aggancia le nostre cellule per poi farsi largo nell’organismo.

I colori della pandemia, quantomeno in Italia, li avrai ben presenti. Oggi sulla nostra cartina predominano il bianco e il giallo ma di certo ricordi il ping-pong di qualche mese fa tra l’arancione e il rosso e viceversa, dentro e fuori dalle fasce di rischio più alte.

Ti sei mai chiesto che suono ha la pandemia? Quale genere musicale, quali note e melodie appartengono a Sars-CoV-2?

La risposta musicale è arrivata da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston. Guidati da Markus Buehler, hanno trovato un modo per ascoltare il Coronavirus traducendo in note musicali la struttura della proteina Spike e dei nostro anticorpi, le difese alzate dal sistema immunitario e rafforzate dalle iniezioni di vaccino.

Scienza in musica 

Markus Buehler è un musicista e professore e al Mit sviluppa modelli di intelligenza artificiale per progettare nuove proteine, a volte traducendole in suono.

Quando è scoppiata la pandemia, il Coronavirus ha calamitato la sua attenzione. Entrambe le proteine ​​- l’antigene, che porta alla formazione degli anticorpi, e l’agente patogeno – possiedono 20 amminoacidi che possono essere espressi come 20 toni vibrazionali unici.

Buehler ha spiegato che le proteine, come diverse altre molecole, vibrano a frequenze diverse. Così, assegnando una nota a ciascun amminoacido, ha ottenuto una partitura musicale della proteina Spike e dei nostri anticorpi.

La melodia del virus

Il primo lavoro dedicato a Sars CoV-2 risale alla scorsa primavera, durante la prima ondata di infezioni. Si chiama “Viral Counterpoint of the Spike Protein” ed è un vero e proprio concerto per flauti e strumenti a corde. Che tipo di musica è?

Lo stesso Buehler, in un Q/A del Mit, ha ricordato che il Coronavirus possiede la capacità di ingannare e sfruttare l'ospite per moltiplicarsi, costringendo le nostre cellule replicare il genoma virale.

Mentre si ascolta il “Viral Counterpoint” all’inizio potrebbe sorprendere il tono piacevole e rilassante della musica ma questo ingannerebbe il nostro orecchio allo stesso modo in cui il virus inganna le nostre cellule.

“È un invasore travestito da visitatore amichevole” ha spiegato Buehler, definendolo poi più inquietante e persino sinistro. Non voglio condizionare il tuo giudizio, quindi prova ad ascoltarla tu.

Se la scienza genera arte, l’arte a sua volta genera altra arte. Durante il primo lockdown la versione musicale della proteina Spike è arrivata fino alle orecchie attente di Iain MacDonald, il direttore artistico del Joburg Ballet di Johannesburg, in Sudafrica.

Lui, come i suoi ballerini e tutti noi, erano chiusi in casa e l’unica percezione del mondo veniva dalla televisione e dalle notizie passate attraverso lo schermo del computer.

“Viral Counterpoint of the Spike Protein” è un vero e proprio concerto per flauti e strumenti a corde

Come ben ricorderai, il lockdown di marzo-aprile 2020 è stato all’insegna della paura e dell’ignoto, sì, ma anche della creatività. Con i teatri e le sale chiuse, i suoi ballerini non poteva riunirsi e provare, così MacDonald ha improvvisato.

Ha voluto assegnare a ciascun ballerino un frammento della musica di Buehler con il compito di coreografare la propria personalissima interpretazione del “Viral Counterpoint of the Spike Protein” e ripredenrsi con il cellulare.

Una volta raccolti e cuciti insieme, le risposte dei ballerini hanno dato vita a un balletto, chiamato “The Corona Suite”, dove i ballerini volteggiano e piroettano su palchi improvvisati come la tromba delle scale o un giardino. Lo puoi vedere qui sotto.

Lo stesso ha fatto Rosely Conz, coreografa brasiliana che questa primavera ha fatto debuttare “Virus”, la sua reinterpretazione dinamica e corporea della musica, all'Alma College, una scuola d'arte nel Michigan.

Qui i suoi studenti ballerini saltano e scivolano con scarpe nere e maschere sul viso, contrapponendo movimento secchi e bruschi di braccia e gambe verso l’alto a richiamare la virulenza di Sars-CoV-2 con movimenti di fusione che incarnano l‘umanità del ballerino.

Rosely Conz ha spiegato che il balletto ha vuole rappresentare anche i limiti, le difficoltà e anche le possibilità nascoste dietro l’arte costretta allo stop. Tutti i ballerini, infatti, sono sempre distanti tra loro: “Dico sempre ai miei studenti che nella coreografia dovremmo usare la limitazione come possibilità, ed è quello che ho cercato di fare”, ha spiegato la coreografa.

Suoni di anticorpi

In questa storia c’è lui, il Coronavirus, e ci siamo noi, bersagli che con il tempo hanno imparato a difendersi dal virus e le sue varianti grazie alle terapie farmacologiche e ai vaccini.

Vaccini che, come ti abbiamo spiegato, mirano a stimolare la risposta anticorpale del tuo sistema immunitario.

Gli anticorpi sono stati quindi la nuova fonte di ricerca e ispirazione per Markus Buehler che dalla trasformazione della loro struttura ha composto “Protein Antibody in E Minor”

Si tratta di un pezzo orchestrale molto più piacevole e leggero, che lo scorso aprile è stato eseguito dalla Lindenbaum Festival Orchestra della Corea del Sud in una stanza vuota eppure piena, pienissima.

“È un pezzo di speranza mentre entriamo in questa nuova fase della pandemia” l’ha definito il professore del Mit cui ha fatto eco Hyung Joon Won, un violinista di Seoul che ha collaborato alla composizione: “È l'inizio di un progetto di guarigione musicale.

Musica per la scienza

So che cosa ti stai chiedendo a questo punto, perché ce lo siamo chiesti tutti. Tradurre in musica la proteina Spike e gli anticorpi non è solo un “gioco” scientifico-musicale da lockdown. È un progetto di ricerca.

La traduzione delle proteine ​​in suoni può aiutare i ricercatori di tutto il mondo a comprendere più a fondo e a progettare nuove proteine. Scomponendo in “note” la struttura di una proteina potrebbe servire per individuare i punti in cui potrebbero legarsi futuri farmaci.

"Nella musica che abbiamo creato, abbiamo analizzato la struttura vibrazionale della proteina Spike che infetta l'ospite. Comprendere questi modelli vibrazionali è fondamentale per la progettazione di farmaci e molto altro. Le vibrazioni possono cambiare con il riscaldamento delle temperature, ad esempio, e possono anche dirci perché il picco di Sars-CoV-2 gravita verso le cellule umane più di altri virus” ha spiegato Buehler.

Secondo il professore del Mit, l’approccio compositivo potrebbe favorire la progettazione di farmaci in grado di attaccare il virus. “Potremmo cercare una nuova proteina che corrisponda alla melodia e al ritmo di un anticorpo in grado di legarsi alla proteina Spike, interferendo con la sua capacità di infettare”.

La scienza genera arte, l’arte genera arte che poi, alla fine, genera altra scienza.

Fonte | Mit

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