Chi è “debolmente positivo” non è contagioso: lo studio di Pavia che conferma i risultati di una ricerca coreana

Su circa 280 persone clinicamente guarite, cioè che non mostravano più i sintomi, ma ancora positive al tampone, solo il 3% presentava potenziale di infettività. Anche in Italia quindi accade quanto già emerso in Corea del Sud: il tampone rileva particelle virali con un genoma frammentato e non più in grado di replicarsi.
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Giulia Dallagiovanna 23 Giugno 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Chi è "debolmente positivo" non è più contagioso. Lo studio dell’Ircss Policlinico San Matteo di Pavia, conferma quanto una ricerca del Centro di prevenzione e controllo della malattie della Corea del Sud aveva già scoperto a maggio: chi risulta clinicamente guarito dal Covid-19, cioè non mostra più alcun sintomo, non rischia più di infettare nessun altro, anche se il tampone continua a segnalare la presenza del virus nel suo organismo. Come potrai immaginare, risultati di questo tipo possono portare a ripensare alcune delle misure di sicurezza messe in campo fino a questo momento. Più nello specifico: chi viene dimesso dall'ospedale o dichiarato guarito dal proprio medico curante, potrebbe non dover rimanere in isolamento fino a quando non si negativizza del tutto.

Le analisi sono state eseguite su un gruppo di circa 280 pazienti, il cui tampone era ancora positivo, ma la carica virale rilevata era bassa. Come infatti ti abbiamo già spiegato, questo tipo di test rileva la presenza di Rna virale, ma non è in grado di dimostrare se questo sia integro o frazionato. Per scoprirlo è necessario mettere il campione in coltura e osservare se le particelle infette sia in grado di replicarsi, e quindi infettare, oppure no. Ed è proprio quello che è avvenuto durante questo studio, realizzato in collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna, l'ospedale Civile di Piacenza, il Policlinico di Milano e l'ospedale Scotte di Siena.

"Il dato che è emerso è che solo il 3% presentava potenziale di infettività", ha spiegato il professor Fausto Baldanti, responsabile del Laboratorio Virologia Molecolare del Policlinico San Matteo, durante la conferenza stampa che si è tenuta al palazzo della Regione Lombardia. "Siamo in una fase – ha proseguito – in cui molte persone che risultano positive hanno di fatto superato l'infezione e sanno di essere state infettate perché hanno fatto tampone o una indagine sierologica a cui è seguito tampone. In tanti ci hanno chiesto: ‘se siamo clinicamente guariti che significato ha la positività del tampone?‘"

Su circa 280 campioni analizzati, solo il 3% era potenzialmente contagioso

Se ti ricordi, già a maggio uno studio coreano, che aveva preso in esame 285 persone, aveva dimostrato come le tracce del virus rilevate in chi era già guarito dal Covid-19 non risultassero più infette. Dunque ora abbiamo la certezza che anche in Italia ci troviamo di fronte allo stesso scenario. Non solo, ma sembra sempre più evidente come le nuove infezioni non provochino manifestazioni cliniche gravi, come aveva già anticipato il professor Mattero Bassetti, direttore della clinica San Martino di Genova, in un'intervista a Ohga.

Dunque, liberi tutti? Non proprio. Ci sono ancora diverse domande che necessitano una risposta prima di poter dire definitivamente addio a mascherine e distanziamento sociale. Prima di tutto: quando possono essere contagiosi gli asintomatici? E, soprattutto, una volta finita l'estate, il virus recupererà la sua forza? Quest'ultimo dubbio potrà essere chiarito solo a dicembre, quando ricomincerà ufficialmente la stagione dei coronavirus, la famiglia di cui il SARS-Cov-2 fa parte.

Fonte| Conferenza stampa Regione Lombardia

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