È una questione di strategia e priorità. Perché ogni giorno, l’avrai visto, aumenta il numero di pazienti positivi al Coroanvirus e perché, di contro, il sistema dei test a livello internazionale è ancora un meccanismo da migliorare. In sostanza: non ci sono tamponi sufficienti. Ma anche perché al momento l’altra modalità diagnostica, ovvero i test sierologici per la ricerca degli anticorpi, non sono abbastanza attendibili e, come ci ha spiegato il dottor Clementi, vanno come eseguiti in combinazione con il tampone. Per questo il Ministero della Salute ha voluto chiarire quali sono le categorie che hanno la precedenza per l’accesso ai test diagnostici per SARS-CoV-2: dai sintomatici conclamati e i loro contatti ai pazienti con infezioni respiratorie ospedalizzati o in case di riposo per anziani, dagli operatori sanitari a quelli dei servizi pubblici.
La nota con cui il Ministero ha voluto chiarire chi ha la priorità in fatto di tamponi, si inserisce tra le continue richieste di aumento dei controlli e la diffusione, negli ultimi giorni, di altre due modalità diagnostiche: i test rapidi e, appunto, i test sierologici. Questi ultimi, tuttavia ha ribadito il Ministero darebbero un risultato “non sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica”.
Questo perché al momento rilevare la presenza di anticorpi, le IGG e le IGM, non indicherebbero l’infezione in corso ma solo le tracce del suo “passaggio”, Inoltre, specifica la nota, l’esame degli anticorpi non solo non escluderebbe la possibilità di un’infezione in fase precoce o asintomatica, ma “per ragioni di possibile cross-reattività con altri patogeni affini come altri coronavirus umani, il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico della SARS-CoV-2”.
Per questo il tampone e il test sierologico non sono due modalità diagnostiche alternative ma complementari.
Secondo il Ministero della Salute, il tampone diagnostico per l’infezione da Coronavirus è riservato prioritariamente ai casi clinici di pazienti con sintomi conclamati o a quelli paucisintomatici: priorità che va estesa anche ai contatti a rischio familiari o residenziali già sintomatici.
Avrai sentito governatori regionali e medici chiedere la tamponatura per il personale sanitario: nella nota il Ministero specifica che i test devono essere assicurati sì agli operatori sanitari così come a tutte le categoria di lavoratori che sono considerate “a maggior rischio” di contrarre l’infezione.
Il documento ministeriale propone una strategia da se seguire nel caso di un aggravamento della situazione. Se dunque ci fosse un traffico congestionato nell’analisi del laboratori e nei risultati, se i campioni prelevati non potessero essere conservati in modo sicuro e se ci fosse una grave carenza di reagenti per per l'esecuzione di questi test. In questo caso la priorità andrebbe:
Il Ministero ha specifico anche che se in zone con una diffusa trasmissione di COVID-19 la capacità di laboratorio non consentisse di effettuare le analisi diagnostiche andranno valutate due soluzioni: aumentare il numero di laboratori e considerare l’utilizzo di laboratori mobili o drive-in clinics che permettono di tamponare il paziente direttamente dal finestrino dell’auto.
Fonti | Ministero della Salute