L'Alzheimer è purtroppo una malattia destinata a rimanere incurabile forse ancora per diverso tempo. La ricerca incontra più ostacoli che passi avanti e per ora diventa più importante agire sul lato della prevenzione. Anche qui le certezze sono davvero poche, dal momento che le cause restano sconosciute e non si può quindi capire come evitare che insorgano. Proviamo allora a vedere insieme gli ultimi studi che sono stati pubblicati sull'argomento. Il primo, sulla rivista Journal of Alzheimer Disease nel quale emerge la correlazione tra sovrappeso e rischio demenza, e il secondo che puoi invece trovare sulla rivista Neurology e che pone invece l'attenzione sull'uso di farmaci anticolinergici.
Un team di ricerca americano ha realizzato il più vasto studio sull'argomento fino ad ora. Le persone prese in esame sono 17mila e l'ampia mole di dati raccolti ha fatto emergere con chiarezza la correlazione tra il peso corporeo in eccesso e i problemi nel funzionamento del cervello. I chili di troppo infatti ostacolano la corretta circolazione e riducono l'afflusso di sangue verso il sistema nervoso centrale. Così, sia a riposo che durante compiti che richiedono concentrazione, le persone con problemi di obesità mostravano un calo delle prestazioni.
In particolare, rimanevano a corto di sangue aree tipicamente associate ai sintomi della demenza, come i lobi temporali e parietali che si occupano del linguaggio, del calcolo, dell'orientamento nello spazio e nell'elaborazione delle informazioni che arrivano dall'esterno attraverso i cinque sensi. Ma anche l'ippocampo, che riguarda la memoria, o il giro cingolato posteriore, legato invece all'orientamento spazio-visivo. Insomma, i lipidi che si accumulano nelle arterie fanno in modo che queste aree funzionino molto più lentamente, diventando un rischio per l'insorgenza non solo della demenza senile, ma anche di depressione, disturbo bipolare, schizofrenia e dipendenza da sostanze.
Anche tu potresti aver utilizzato qualche volta i farmaci anticolinergici. Sono infatti utili contro nausea e vomito, allergie, ipertensione e diverse altre patologie o sintomi. Agiscono infatti come antagonisti dell'acetilcolina, che però è anche un neurotrasmettitore molto importante per la memoria. Da un lato quindi, vengono inibiti gli impulsi parasimpatici, come un conato, e limitate alcune funzioni corporee, come la salivazione o la minzione. Dall'altro lato invece sembrano poter aumentare addirittura del 47% il rischio di sviluppare un deficit cognitivo, che a sua volta può diventare la premessa per una demenza.
Per arrivare a questo risultati, gli autori dello studio anno seguito 688 persone di circa 74 anni per diverso tempo, che in alcuni casi è stato pari a 10 anni. Quando sono state arruolate, nessuna di loro mostrava segni di demenza. Un terzo invece assumeva i farmaci anticolinergici: in media 4,7 medicinali a persona. Ne era sufficiente anche uno solo per vedere aumentate le probabilità di soffrire di Alzheimer, e naturalmente a mano a mano aumentavano le dosi, il rischio cresceva di pari passo. Uno dei problemi riguarda probabilmente l'età dei partecipanti, che da anziani avevano più difficoltà a metabolizzare i prodotti assunti. Perciò non significa che se una volta hai assunto un medicinale contro il mal d'auto, quando avrai 65 anni inizierai a perdere inesorabilmente le tue funzionalità cerebrali. Significa piuttosto che che non dovresti mai abusare di medicinali, perché, come vedi, un loro uso errato potrebbe avere effetti anche a lungo termine.
Fonti| "Patterns of Regional Cerebral Blood Flow as a Function of Obesity in Adults" pubblicato su Journal of Alzheimer's Disease il 4 agosto 2020;
"Association of anticholinergic medication and AD biomarkers with incidence of MCI among cognitively normal older adults", pubblicato su Neurology, il 2 settembre 2020