“Qualcuno indossava la mascherina, altri stavano recuperando i figli da scuola o dall’asilo ma non indossavano nulla. Poco più in là c’è il mercato rionale, di solito è molto pieno mentre oggi è quasi deserto”. Vincenzo guarda fuori dalla finestra di casa, nel quartiere di San Biagio. Le strade sono libere e i marciapiedi poco affollati, qualcuno si occupa del giardino e cerca di vivere la giornata più tesa dell’anno dandole un senso di apparente normalità.
Ci sono molti invece che sono chiusi tra le proprie mura. Bloccati. Codogno insieme a Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo e altri sette comuni (Maleo, Fombio, Somaglia, Bertonico, San Fiorano, Castelgerundo e Terranova dei Passerini) è in quarantena volontaria, nove comuni isolati, con gli abitanti caldamente invitati a non uscire.
Non dopo il 38enne e la moglie contagiati e soprattutto non dopo che i casi di contagio da Coronavirus nella zona del lodigiano sono diventati sei. Vincenzo è calabrese ma è a Codogno per trovare la compagna, una maestra di scuola proprio nel paesino in provincia di Lodi. Anche loro sono chiusi in casa, ma senza mascherine. “Siamo quasi sicuri di non aver avuto nessun contatto con le persone coinvolte ma comunque non sappiamo se metterla oppure no. In casa non ne abbiamo e dovremmo uscire per prenderle ma dicono che siano già sparite”.
La città è silenziosa, nel primo pomeriggio il sindaco Francesco Passerini ha ordinato la chiusura delle scuole, dei negozi e dei luoghi pubblici come supermercati, bar, sale da gioco e impianti sportivi. La città lentamente si sta fermando. “Anche se è gestita, in paese c’è un po’ di paura, non ci aspettavamo tutto questo. Abbiamo letto l’ordinanza e stiamo in casa ma più di così non sappiamo che cosa fare”. Anche se non conoscevano né il 38enne e la moglie né gli altri contagiati, Vincenzo e la compagna non sanno come comportarsi anche sul fronte test: farlo oppure no? Hanno chiamato il 1500, il numero verde, e chiesto se avrebbero dovuto sottoposti a qualche esame preventivo visto che martedì avrebbero un aereo per la Calabria.
Vincenzo è convinto che lui e la compagnia non hanno avuto contatti e perciò gli hanno detto che i test non sarebbero necessari, ma hanno aggiunto che comunque sarebbe consigliabile non partire. “Non sappiamo come comportarci. Noi siamo tranquilli ma stiamo valutando se fare i tamponi, non si sa mai. Però se i vicini dovessero vedere medici o professionisti che arrivano con la tuta apposta per farci il test, credo che la psicosi potrebbe aumentare. Io stesso penserei al peggio”.
Stand-by, quindi. Codogno, che oggi è più silenziosa, attende di poter ritornare alla normalità. Così come Vincenzo e la sua compagna. Restano alla finestra, in attesa.