Cruciverba, enigmistica, dama e scacchi. Tenersi occupati in queste attività in età avanzata fa bene al cervello e sembra che possa anche proteggere dal rischio di soffrire di una demenza senile o di ammalarsi di Alzheimer.
A sostenerlo è un recente studio condotto da Mika Kivimäki presso la University College London e pubblicato sul British Medical Journal che ha evidenziato come i lavori intellettualmente stimolanti possano avere effetti positivi sulla salute mentale della persona.
L'analisi è stata condotta basandosi sui dati di sette diverse ricerche precedentemente pubblicate sull'argomento per un totale di oltre centomila soggetti coinvolti. Dai dati analizzati è emerso che coloro che in età avanzata avevano svolto lavori intellettualmente stimolanti, avevano poi la “fortuna” di soffrire di demenza mediamente 1,7 anni più tardi rispetto ai propri coetanei che da giovani non avevano avuto occupazioni allo stesso modo impegnative.
In poche parole, nel primo gruppo di persone (quelle impegnate) sono stati diagnosticati mediamente 2,5 casi di demenza in meno l'anno ogni 10mila individui. Insomma, come sintetizzano gli inglesi "use it or lose it", il che fa capire che più si mantiene allenato il cervello, meglio e più efficacemente risponderà nel tempo.
Non solo. I ricercatori hanno anche scoperto che nel sangue del gruppo più impegnato intellettualmente la concentrazione di tre molecole neurotossiche associate al rischio di Alzheimer era ridotta. Questa scoperta apre le porte a nuovi studi sulla possibilità che riducendo i livelli plasmatici di queste molecole si possa effettivamente ridurre il rischio di soffrire di Alzheimer.