Come ci si prepara a un esame ecografico, i consigli del medico

Per lo studio ecografico di alcuni distretti (addome superiore e inferiore) al paziente può essere richiesto di eseguire una preparazione specifica, come presentarsi a digiuno, con la vescica piena, o seguire una dieta povera di fibre nei giorni precedenti. In questo articolo illustrerò le ragioni di queste richieste.
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Dott. Maurizio Cè Medico chirurgo
20 Giugno 2020 * ultima modifica il 20/06/2020

Una corretta preparazione è il presupposto fondamentale per un esame di qualità e un referto completo ed esaustivo.

Lo studio dell’addome superiore deve essere eseguito a digiuno. Esistono due ragioni che giustificano questa richiesta. La prima è che la presenza di abbondante materiale gastrico all’interno dello stomaco e nei primi tratti dell’intestino, come si riscontra nelle fasi iniziali del processo di digestione, può interferire con l’esplorazione della cavità addominale, e in particolare del lobo sinistro del fegato, della loggia pancreatica (la zona dove risiede il pancreas) e dei grossi vasi addominali.

La seconda ragione è legata allo studio della colecisti, o cistifellea. La cistifellea è un piccolo organo cavo attaccato alla faccia inferiore del fegato, nel quadrante supero esterno destro dell’addome, e proietta grossomodo in corrispondenza dell’arco costale. La sua funzione è di fungere da serbatoio per la bile, una sostanza prodotta dal fegato e che viene immessa nell’intestino (a livello della porzione duodenale) dove svolge alcune importanti funzioni digestive. In condizioni di digiuno la colecisti normale appare distesa dalla bile contenuta al suo interno. Dal punto di vista ecografico, poiché la bile è un liquido e si lascia attraversare agevolmennte dagli ultrasuoni, il contenuto della colecisti appare anecogeno (nero), mentre le pareti appaiono iperecogene (bianche), sottili e regolari.

Figura 1 l’aspetto ecografico di una colecisti normale a digiuno

In condizioni ottimali è possibile osservare la presenza di calcoli o di fango biliare all’interno della colecisti.

Figura 2 un calcolo della colecisti

Inoltre è possibile studiare le caratteristiche delle pareti (spessore, regolarità, ecc.) e rilevare l’eventuale presenza di difetti, come piccole vegetazioni aggettanti all’interno del lume (il lume è lo spazio interno degli organi cavi). Nella maggior parte dei casi queste piccole vegetazioni sono adenomiomi, a volte descritti impropriamente come “polipetti”. Queste lesioni hanno la tendenza a crescere molto lentamente e quando sono di piccole dimensioni presentano invariabilmente natura benigna; tuttavia, sono meritevoli di monitoraggio nel tempo, poiché oltre una certa misura il rischio di degenerazione non è più trascurabile e pertanto può sussistere l’indicazione chirurgica.

Figura 3: una vegetazione di parete

Se il paziente è a digiuno, la colecisti è piena di bile e, come premesso, il suo lume appare come uno sfondo nero omogeneo; in queste condizioni, le immagini “patologiche” come i calcoli o i piccoli difetti della parete risultano più evidenti perché risaltano rispetto al contrasto nero dello sfondo. Quando un soggetto mangia, la colecisti si contrae, le pareti collabiscono e il contenuto nero al suo interno scompare (perché la bile viene immessa nell’intestino). In altre parole, il lume diventa ecograficamente "virtuale". In queste condizioni è difficile riconoscere la presenza di calcoli e pressoché impossibile rilevare vegetazioni della parete.

Il periodo di digiuno ottimale è di 6-8 ore, ma ovviamente esiste una variabilità interindividuale relativamente al tempo in cui la cistifellea torna ad essere ottimamente distesa. Una nota di cautela: nelle ore precedenti è importante astenersi anche dall’assumere caffè, caramelle o dal fare piccoli “spuntini”. Dal punto di vista dello studio ecografico della colecisti infatti, il problema non è tanto nel volume di quello mangiamo, ma dipende dal fatto che qualsiasi stimolo gustativo può innescare i meccanismi digestivi e quindi favorire l’inizio dello svuotamento della colecisti.

Per lo studio dell’addome inferiore è richiesto al paziente di presentarsi con la vescica piena. Per una preparazione ottimale sarebbe opportuno bere almeno 500 ml di acqua un paio d’ore prima dell’esame e non urinare per le tre ore precedenti. Anche in questo caso esiste una variabilità interindividuale nei tempi di riempimento della vescica, che dipende da molti fattori, tra cui la funzione renale e lo stato di idratazione del paziente. In ogni caso, una buona regola basata su criteri soggettivi è la seguente: il paziente che ha eseguito correttamente la preparazione arriva al momento dell'esame con un'impellente bisogno di urinare, se non lo avverte, significa che la vescica non è piena adeguatamente. Ovviamente non mancano i casi di pazienti i quali, pur avvertendo l’urgenza minzionale, presentano una vescica scarsamente repleta, ma si tratta di condizioni particolari che non rappresentano la norma.

Il razionale di questa richiesta è simile a quello che sottende al digiuno per quanto concerne la cistifellea. L’urina, essendo un liquido, appare anecogena (cioè nera), e distende le pareti della vescica. Quanto più la vescica è piena, tanto più le pareti sono distese, e tanto maggiore è la possibilità di rilevare piccoli difetti della parete, “polipetti”, che aggettano all’interno del lume e che, essendo bianchi, risaltano per contrasto sullo sfondo nero. Se la vescica è scarsamente repleta, si formano dei recessi all’interno dei quali piccole vegetazioni possono restare schiacciate e non essere viste. Se la vescica è vuota, diventa impossibile studiarne le caratteristiche delle pareti, come lo spessore, la presenza di vegetazioni e di diverticoli. L’ecografia non può in alcun modo sostituire la cistoscopia (un esame endoscopico che studia la vescica dall’interno attraverso una telecamera) nello studio delle vegetazioni endoluminali, ma risulta certamente utile ed è tanto più accurata quanto più la vescica è distesa.

Nei giorni che precedono l’esame è consigliabile seguire una dieta a basso contenuto di fibre. È opportuno evitare di consumare verdure a foglia verde, la buccia della frutta, legumi, minestroni e in generale tutti quegli alimenti che possono favorire la presenza di meteorismo intestinale. Questo consiglio è valido, a maggior ragione, per tutti quei pazienti che già soffrono di questo disturbo e che richiedono l’indagine ecografica proprio nell’ambito dei controlli gastroenterologici. La presenza di meteorismo, infatti, ostacola lo studio degli organi addominali, poiché l’aria determina una barriera acustica al passaggio degli ultrasuoni.

Credits photos: archivio personale dottor Maurizio Cè

Laureato con Lode in medicina e chirurgia all’Università degli Studi di Milano con una tesi sull’organizzazione anatomo-funzionale del linguaggio umano, ha altro…
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