Come faremo a trasportare il vaccino contro il Covid-19 se dovrà essere conservato a -70 gradi?

Uno dei candidati vaccino più promettenti, quello sviluppato da Pfizer e BioN-Tech, deve essere conservato a 70 gradi sotto lo zero. Ma i container che garantiscono questa temperatura sono pochissimi. Una volta che avremo un farmaco immunizzante contro il Coronavirus dovremo superare un altro problema: come facciamo a distribuirlo a tutti i Paesi del mondo?
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Giulia Dallagiovanna 12 Novembre 2020
* ultima modifica il 29/11/2020

"Dobbiamo intervenire per fermare la circolazione del virus, in attesa di poter disporre quanto prima di vaccini e terapie risolutive", ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la diretta del 4 novembre per spiegare la suddivisione delle regioni italiane in tre zone. Il farmaco che stimolerà gli anticorpi contro il Covid-19 lo stiamo aspettando tutti. Lo intravediamo come una delle soluzioni più efficaci, se non la migliore, a questa pandemia che ha bloccato l'interno Pianeta. Ma se da un lato arrivano buone notizie e sappiamo che vi sono già due canditati in dirittura di arrivo, Pfizer e AstraZeneca, dall'altro potrebbe presto insorgere un nuovo ostacolo: il trasporto. Alcune di queste dosi potrebbero dover essere conservate a temperature di -70 gradi. Bisognerà dunque non solo trovare container che garantiscano questo clima, ma anche capire come raggiungere ogni angolo della Terra.

La catena del freddo

Un vaccino è un farmaco particolarmente delicato. Affinché non si deteriori, bisogna essere certi che la catena del freddo non venga mai interrotta e che le dosi vengano conservate alla stessa temperatura durante tutta la fase di trasporto, distribuzione e permanenza negli ambulatori o nelle farmacie. Fin qui, nessun problema, dal momento che è una procedura che viene rispettata da anni. Ma se parliamo di un vaccino nuovo, richiesto da tutti i Paesi del mondo e da miliardi di persone allo stesso momento, la faccenda si complica.

Nella maggior parte dei casi, i vaccini vengono conservati a temperatura tra i 2 e gli 8 gradi

Non solo, ma la vera questione sul tavolo è che uno dei candidati più promettenti, quello sviluppato da Pfizer e BioN-Tech, prevede la conservazione a una temperatura di circa 70 gradi sotto lo zero. Tieni infatti presente che gli altri farmaci di questo tipo necessitano che il termometro segni tra i 2 e gli 8 gradi. Insomma, meno freddo di una normale notte invernale.

Mantenere i -70 gradi

Se davvero nel 2021 ci ritroveremo a utilizzare un vaccino che deve rimanere a -70 gradi, avremo bisogno di alcuni strumenti che garantiscano questa temperatura. I primi ai quali anche tu avrai pensato sono dei congelatori con capacità superiori alla norma. In realtà, non si tratta di fantascienza perché qualche macchina di questo tipo esiste, ma il loro numero è limitato così come sono poche le aziende che le producono.

Un'alternativa è il ghiaccio secco, ottenuto dall'anidride carbonica allo stato solido. Viene già usato sia per trasportare i surgelati, che però richiedono una temperatura di -28 gradi, che nell'industria dello spettacolo per dare vita alla pioggia artificiale o al fumo. La domanda è: sarà in grado di mantenere il termometro così tanto al di sotto dello zero?

Le preoccupazioni

Ne stiamo parlando ora, ma nell'ambiente medico questa obiezione era già stata sollevata almeno da settembre. Un'analisi del Gruppo Deutsche Post Dhl, in collaborazione con McKinsey & Company, ha stimato che saranno necessarie fino a 200mila spedizioni di pallet contenenti le dosi, per garantire una copertura globale. Significa in tutto 15milioni di consegne di contenitori e 15mila voli aerei. Il tutto preservando sempre i -70 gradi.

La SEA Aeroporti di Milano, società che gestisce Malpensa e Linate, si è detta pronta a collaborare alla distribuzione, ma non ha nascosto le proprie perplessità: "Il problema logistico non è all'arrivo in aeroporto, ma nel trasporto – ha spiegato Giovanni Costantini, cargo manager. – A queste temperature servono container speciali che al momento, però, nessuno possiede, tranne (forse) la Pfizer stessa in un magazzino sito in Belgio e l'Ups in uno di Cincinnati".

Anche Assoram, l'associazione che raccoglie le imprese che distribuiscono farmaci e articoli sanitari, a fine ottobre ha inviato una lettera a governo e Agenzia delle Dogane per sollecitare la rapida predisposizione di una strategia. Dopo aver definito la logistica legata al vaccino contro il Coronavirus "una sfida senza precedenti", ha sottolineato i punti più delicati nell'intera operazione: stoccaggio e traporto a temperatura controllata.

Tutti i vaccini hanno bisogno di -70 gradi?

Per fortuna, non tutti i candidati vaccini che al momento sembrano i più promettenti necessitano di temperature di 70 gradi sotto lo zero. Quello sviluppato da AstraZeneca sembra potersi "accontentare" di -20 gradi centigradi. Comunque pochi, rispetto ai farmaci tradizionali.

La differenza è tra le tipologie "a Rna" e quelle "a Dna" o che si basano su virus inattivati. Nel primo caso, che è quello in cui rientra anche il prodotto di Pfizer, il farmaco è composto da una molecola di Rna messaggero, che riesce a entrare nella cellula umana grazie alla nanoparticella di lipidi che lo contiene. A questo punto farà in modo che la cellula produca la proteina Spike, che si trova sulla superficie del SARS-Cov-2. L'organismo sarà così stimolato a reagire sintetizzando anticorpi.

Il vaccino di Pfizer è "a Rna" e i suoi componenti sono molto sensibili al calore

Un meccanismo perfetto, ma che può venire deteriorato dall'aumento della temperatura esterna. E questo accade sia perché l'Rna messaggero è instabile, sia perché le nanomolecole di lipidi sono estremamente sensibili al calore.

Va precisato che la sfida della distribuzione rapida, efficiente e su larga scala del vaccino che tutti attendiamo rimarrà complessa anche eliminando il problema della temperatura. Però da Malpensa si dicono più tranquilli: “per questi ultimi casi siamo pronti già da ora, con una capacità di gestione di qualche milione di dosi alla settimana”.

Il Tavolo del governo

Il governo italiano ha iniziato a organizzarsi per l'arrivo del vaccino aprendo un Tavolo di lavoro al quale siedono il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, il ministro della Salute, Roberto Speranza, e rappresentati della filiera della distribuzione del farmaco. Al momento sembra che la gestione e la coordinazione delle operazioni venga di nuovo affidata a Domenico Arcuri, già commissario per l'emergenza coronavirus. Si tratta però di indiscrezioni, mentre non vi sono ancora notizie ufficiali rispetto a quanto si sta decidendo a questo Tavolo.

La questione geografica

Un particolare che abbiamo tralasciano fino ad ora è la questione geografica. Perché se nel Nord America e in Europa il problema della temperatura verrà superato in qualche modo, ci si sta già chiedendo come si potrà affrontare la questione in Paesi come l'Africa, il Sud America e alcune zone dell'Asia.

Oltre a climi più caldi rispetto al Vecchio Continente, stiamo anche parlando di aree spesso povere e dove installare supercongelatori o far arrivare container a -70 gradi non è come dirlo. Potrebbe mancare infatti un elemento fondamentale: energia sufficiente per farli funzionare.

Non è la prima volta che si presenta la questione catena del freddo: nella Repubblica Democratica del Congo solo il 57% dei bambini è vaccinato contro il morbillo, perché i restanti vivono in villaggi isolati. E pensa che questo farmaco è uno di quelli che può arrivare a tollerare anche gli 8 gradi sopra lo zero. Un altro esempio è quello del vaccino contro la meningite, che può essere mantenuto a temperatura ambiente anche fino ai 39 gradi: è grazie a questa sua caratteristica che sta dando risultati promettenti in Africa.

I flussi migratori e la velocità con cui si viaggia e ci si sposta nel 2020 trasformano la questione terzo mondo a un problema di tutti e non solo dal punto di vista umanitario. Sarà dunque uno dei punti sui quali si dovrà far luce nei prossimi mesi.

Fonti| "Delivering Pandemic Resilience", pubblicato da DHL a settembre 2020; Università di Padova

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