Si chiama "Uffa!" ed è un tampone per il Covid-19 che può essere autosomministrato. Non devi cioè aspettare che arrivi un operatore sanitario a infilarti l'asticella di cotone nel naso, ma lo puoi fare in autonomia. È stato ideato all'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze e, sebbene non sia il primo di questo tipo, ha il preciso scopo di rendere meno fastidioso il test per i bambini e più rapido per il personale che li deve assistere. Anche perché la prima fase di studio ha dimostrato come l'analisi possa essere efficace anche se il bastoncino viene infilato solo nel naso. Così non solo si riduce il disagio per il paziente, ma diventa più snella e veloce anche la procedura di monitoraggio dei contagi.
Dopo che diversi studi hanno dimostrato la presenza già nel naso del SARS-Cov-2 quando una persona è positiva, si è pensato di elaborare un test che non avesse necessità di scendere più in profondità, con i relativi fastidi che ne derivano. Se ti sei già dovuto sottoporre a un tampone, capirai bene di cosa sto parlando. Lo strumento utilizzato al Meyer quindi consente di effettuare l'analisi semplicemente da materiale prelevato prima da una narice e poi dall'altra. Nella macchina che analizza tutti i campioni raccolti, poi, è inserito anche un controllo interno, che ti possa dire se hai eseguito l'intera procedura in modo corretto.
Per ora, la sperimentazione sembra dare buoni risultati. I test autosomministrati sono stati 803 e sono stati messi a confronto con i tamponi più classici. Tutti i tipi di analisi si configuravano come valide. Non solo, ma all'interno di quelli effettuati in autonomia, sono emersi 10 positivi, di cui 8 asintomatici. Non c'è stato invece nessun "falso positivo". Questi due metodi sembrano quindi del tutto sovrapponibili.
Va detto però che tutte le persone che si sono autotestate erano operatori sanitari, quindi già istruiti su come doveva essere utilizzato un tampone. Bisognerà ora capire se gli stessi risultati si possano ottenere anche quando sono i genitori dei piccoli pazienti a eseguire la procedura.
Fonte| Ospedale Meyer