Come mai le varianti si chiamano con lettere dell’alfabeto greco?

E soprattutto, perché oggi sentiamo parlare soprattutto di Lambda e di Epsilon, con toni a volte un po’ troppo allarmistici? Proviamo a capire meglio cosa si sa davvero di loro in questo momento.
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Giulia Dallagiovanna 7 Luglio 2021
* ultima modifica il 11/09/2021

A un certo punto te lo sarai chiesto anche tu: come mai le varianti che fino a questo momento avevamo sempre chiamato "inglese", "brasiliana", "indiana" e via dicendo, oggi vengono nominate con lettere dell'alfabeto greco? Cosa sono questa Alpha e questa Delta? Se sei andato un po' in confusione, tranquillo. Basta solo abituarsi alle nuove etichette, attribuitegli direttamente dall'Organizzazione mondiale della sanità con uno scopo ben preciso. Vediamo quale:

Il cambio di nome

La ragione principale che ha portato a cambiare, o meglio, ad attribuire un ulteriore nome alle varianti del SARS-Cov-2 riguarda eventuali discriminazioni o stigmatizzazioni nei confronti dei Paesi coinvolti. In poche parole, il fatto di guardare con preoccupazione alla variante "indiana", non deve farci sorgere sentimenti negativi nei confronti delle persone che vivono o sono originarie dell'India. E lo stesso discorso vale per tutte le altre mutazioni che abbiamo imparato a conoscere.

Per essere precisi, però, quei nomi non erano stati coniati dalla comunità scientifica, che aveva continuato a chiamare le varianti attraverso le loro sigle identificative (B.1.1.7 per quella "inglese", P.1 per quella "brasiliana", B.1.351 per la "sudafricana" e così via). Come, però, ha giustamente fatto notare proprio l'OMS, si tratta di denominazioni difficili da ricordare per il resto della popolazione. Così, fin da subito, si sono fatte largo etichette che distinguevano la variante in base al Paese in cui era emersa per primo.

Le lettere dell'alfabeto greco

Sì ma come mai hanno scelto proprio le lettere dell'alfabeto greco? Probabilmente perché sono semplici da ricordare e da pronunciare. Questa decisione è frutto infatti di un vero e proprio dibattito all'interno dell'OMS, che aveva vagliato diverse opzioni, tra cui gli dei dell'Antica Grecia e nomi inventati. Le lettere sono probabilmente la strada più neutra che hanno individuato.

Come sono cambiati i nomi

Proviamo allora a fare un rapido riassunto dei nuovi nomi delle varianti, naturalmente prendendo in considerazione solo quelle che conosciamo fino ad ora:

  • Variante Alpha (B.1.1.7) –> la ex "inglese"
  • Variante Beta (B.1.351, con B.1.351.2 e B.1.351.3) –> la ex "sudafricana"
  • Variante Gamma (P.1, con P.1.1 e P.1.2) –> la ex "brasiliana"
  • Variante Delta (B.1.617.2, con AY.1 e AY.2) –> la ex "indiana"

Le nuove varianti

Ci sono poi altre varianti che sono diventate meno famose e forse ci siamo persino dimenticati la loro denominazione originale. Esiste ad esempio la variante Kappa, che appartiene sempre al gruppo della Delta e che è emersa in India a ottobre. E poi c'è la Eta che dallo scorso dicembre circola in più Paesi. La Iota, scoperta a novembre negli Stati Uniti (forse ti ricorderai giusto qualche titolo su una variante "americana"). Infine la Lambda, individuata in Perù sempre attorno a dicembre.

Lambda ed Epsilon

A ogni variante, te ne sarai ormai accorto, corrisponde un titolo allarmistico. Prima di decretare una mutazione resistente ai vaccini o alle terapie utilizzate per trattare il Covid-19 servono studi e dati che dimostrino queste ipotesi. Le ultime in ordine di tempo sono la Lambda e la Epsilon.

Variante Lambda

Oggi sappiamo che la Lambda (C.37) è il ceppo dominante in Perù e si è diffusa in almeno 30 Paesi del mondo. In Italia è stata individuata in alcune regioni come la Lombardia, il Piemonte, l'Emilia-Romagna, il Lazio e la Sicilia. La sua particolarità è quella di presentare un nuovo mix di mutazioni, che in totale sono addirittura sette. Tra queste, una potrebbe renderla più contagiosa e un'altra resistente agli anticorpi. Ma nulla di tutto ciò è ancora stato dimostrato e l'Organizzazione mondiale della sanità la considera tra quelle di interesse (VOI) e non tra le preoccupanti (VOC).

Variante Epsilon

La variante Epsilon (B.1.427) al momento viene considerata "da monitorare". A preoccupare sono tre mutazioni sulla proteina Spike che sembrerebbero renderla resistente agli anticorpi, sia a quelli stimolati dal vaccino che a quelli prodotti dall'organismo in seguito al Covid. Al momento, però, tutto quello che abbiamo è uno studio pubblicato su Science e basato su test di laboratorio. Questo significa che i risultati devono ancora essere convalidati nel mondo reale.

Secondo uno studio sembrerebbe essere resistente agli anticorpi, ma servono altri dati prima di arrivare a conclusioni definitive

I ricercatori hanno analizzato dei campioni di plasma prelevato da 15 persone vaccinate con due dosi di Moderna, 33 con Pfizer-BioNTech e 9 guarite dal Covid. Mettendo i loro anticorpi a contatto con il patogeno, quest'ultimo è sembrato avere la meglio. Sicuramente questa è una prima informazione di cui tenere conto, ma, ti ripeto, servono nuovi studi e soprattutto la verifica di quello che accade in un contesto reale prima di tratte conclusioni definitive.

Al momento sappiamo che la Epsilon arriva dalla California e la prima comparsa sembra risalire addirittura marzo 2020. Nel frattempo ha raggiunto diversi altri Paesi, tra cui l'Unione europea, ma per ora non è ancora stata rintracciata in Italia.

Fonti| WHO; "SARS-CoV-2 immune evasion by the B.1.427/B.1.429 variant of concern" pubblicato su Science il 1 luglio 2021

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