Il cancro può colpire quasi tutti gli animali. Non solo gli esseri umani, ma anche i cani, i gatti e persino i rettili o i pesci possono soffrirne. I nostri antenati? Sicuramente potevano contrarre l'osteosarcoma, come dimostrano le ossa di un ominide vissuto circa 1 milione e 700mila anni fa. I dinosauri? Anche loro potevano ritrovarsi a soffrire di un qualche carcinoma. Tutte le specie conosciute insomma, tranne tre: i grandi pachidermi, le focene (i più piccoli mammiferi marini) e le balene. Ed è proprio da queste ultime che potremmo imparare come prevenire una patologia che è la seconda causa di morte a livello globale. Lo hanno dimostrato in uno studio alcuni ricercatori della Northern Arizona University.
Gli autori del paper scientifico hanno analizzato alcuni frammenti di pelle prelevati da Salt, un'esemplare femmina di megattera comune. Abituale frequentante delle coste del Massachusetts, viene monitorata per diverse ragioni dal 1970. Su di lei quindi si potevano reperire tutti i dati necessari. Partendo dal lembo ottenuto, il team di ricerca è stato in grado di ricostruire la mappa del genoma di Salt e capire come fosse costituito il Dna e l'Rna (Acido ribonucleico) delle sue cellule. I risultati sono poi stati confrontati con quelli di altre specie di mammiferi, tra le quali 10 di cetacei, come la Balenottera azzurra, la balena della Groenlandia e il Capodoglio.
Di norma, i soggetti più anziani o con problemi di sovrappeso sono i più predisposti a sviluppare la malattia. Questo perché più cellule si possiedono nel corpo e più tempo si dà loro a disposizione, maggiore sarà la possibilità che queste mutino in modo scorretto e si trasformino in particelle maligne. Nelle balene però questo non accade, nonostante l'imponente massa e la lunga aspettativa di vita. Quello che è emerso dalle analisi, infatti, è che alcune parti del loro genoma evolvono più rapidamente, in particolare quelle che regolano il ciclo di vita delle cellule, la loro proliferazione e la loro salute. Insomma, per natura sono geneticamente più predisposte a prendersi cura di sé.
Non solo, ma, esattamente come gli elefanti, presentano anche più copie di un gene in grado di bloccare subito la proliferazione del cancro. Non che nell'essere umano non sia presente, ma la natura te ne ha consegnato solamente uno.
Potrebbe quindi risiedere proprio nel Dna delle balene la nuova strategia di prevenzione del cancro. Un obiettivo ambizioso, forse, ma che alcuni animali hanno già raggiunto.
Fonte| "Return to the sea, get huge, beat cancer: an analysis of cetacean genomes including an assembly for the humpback whale (Megaptera novaeangliae)" pubblicato su Molecular Biology and Evolution il 9 maggio 2019