Il termine “binge” sta ad indicare il consumo eccessivo di qualcosa. Probabilmente lo avrai sentito in qualche serie televisiva o proprio parlando di una serie televisiva. Per esempio un "binge watcher" è colui che guarda qualcosa in modo spasmodico, per esempio una serie tv in un solo fine settimana.
Come ti abbiamo anticipato il termine “binge” indica l’eccesso, in questo caso indica l’eccesso d’alcol o abbuffata d’alcol. È un problema che colpisce un po’ tutte le fasce d’età e, in particolar modo, i ragazzi. Lo scopo del binge drinking è ridursi in una condizione di incoscienza spesso per dimenticare un problema o anche solo per sentirsi davvero invincibili. Il rischio, come potrai capire, è che si verifichi un’intossicazione da alcol, il coma o, con il tempo, una vera e propria dipendenza. Attenzione, perché con binge drinking non intendiamo il semplice bere un poco di più una sera ma proprio bere fino alla perdita completa di qualsiasi freno inibitore.
Le cause sono sociali e psicologiche, ossia non c’è la causa universale e diretta come a tante patologie ma spesso è un connubio di mancanza di autostima, voglia di sviare i problemi, ricerca di conferme sociali, economiche, approvazione altrui. In sostanza, ha sempre origine psicologica.
Come puoi riconoscere se tuo figlio, un amico o chiunque altro è un "binge drinker"? Ci sono alcuni segnali che possono fartelo pensare, eccoli:
poi gli effetti sul corpo e la sua “rendita”:
Se il bere in questo modo diventa un’abitudine il binge drinking ha effetti negativi a livello neurologico, cardiaco, gastrointestinale.
Secondo quanto riportano le nostre Asl sul binge drinking in Italia possiamo dire che la forbice di presenza di questo problema varia molto in base all’età:
42% dei giovani tra 18-34, 16% nella fascia di età tra i 35-49 anni, 9% tra i 50-69enni. E la prerogativa è quasi esclusivamente maschile (si parla genericamente di un due percento di donne).
La diagnosi avviene dal medico o da una figura specialistica in termini di psicologia come psicologo, psichiatra o psicoterapeuta e basterà una semplice seduta di anamnesi, quindi di descrizione del problema e della sua frequenza.
Il percorso è molto soggettivo perché dipende dalla serietà del problema, ma sicuramente si prevede un percorso di di sedute psicologiche e l’eventuale ausilio di farmaci per evitare ricadute (sempre dietro consiglio e prescrizione medica o di uno specialista che ha in cura il paziente).
Fonti| Fondazione Veronesi, Gov