A differenza della pressione o della glicemia, la misurazione della saturazione non è un'abitudine così conosciuta. Si tratta di conoscere il valore che fa riferimento a un indice ematico per monitorare la percentuale di emoglobina satura di ossigeno rispetto alla quantità totale di emoglobina presente nel tuo sangue.
È una percentuale piuttosto importante, soprattutto in chi soffre di problemi gravi ai polmoni, come le malattie interstiziali, perché può anche anticipare una crisi respiratoria, come ci ha insegnato molto bene il Covid-19 e l'infezione da Sars-CoV-2, che in alcuni casi si manifesta anche attraverso un calo della saturazione. Ecco perché è bene capire quali sono i valori normali, che indicano un'adeguata presenza di ossigeno nel sangue, e come si usa un saturimetro, lo strumento che serve a rilevare la saturazione e che si può utilizzare anche a casa.
Forse ti sembrerà un termine un po' strano o magari adatto a soli medici, ma la saturazione è in realtà un concetto piuttosto semplice: la quantità di ossigeno presente nel tuo sangue. Proprio quella molecola che attraverso vene e arterie raggiunge tutti gli organi e i tessuti del tuo corpo, per fornire loro nutrimento. Avrai quindi già capito che una sua eventuale carenza può rivelarsi un problema molto grave, fino a condurti all'insufficienza respiratoria.
Ma perché si chiama saturazione? Per capire la ragione di questo nome, ti potrebbe tornare utile Esplorando il corpo umano. Ti ricorderai infatti che nel celebre cartone i globuli rossi portavano sulla schiena diverse bolle di ossigeno. Bene, nella realtà questo prezioso gas si lega all'emoglobina, che è contenuta in queste cellule ematiche. Questo legame dà origine a una reazione che riflette il colore rosso presente nella luce. Un dato che dovresti ricordarti per due ragioni: prima di tutto perché è la ragione per cui il tuo sangue assume quella tinta e poi perché quando il siero assume un'altra sfumatura potrebbe significare una desaturazione.
Quando l'emoglobina è nei tuoi polmoni, riceve quattro bolle di ossigeno e a quel punto viene considerata satura e pronta per entrare in circolo. La saturazione si riferisce quindi alla percentuale di questa particella carica, rispetto alla quantità totale presente nel tuo sangue.
In una persona sana, i valori normali della saturazione devono oscillare tra il 97% e il 99%. Al di sotto di questi, iniziano i problemi e si può parlare di ipossia, cioè di ridotta quantità di ossigeno disponibile nel sangue. In alcuni soggetti, ad esempio negli anziani, può essere accettabile scendere fino al 95%, ma solo dopo aver chiesto un parere al proprio medico curante. Per il resto, questa è la scala alla quale dovresti far riferimento:
Di solito la saturazione alta non è un problema serio e i valori non vengono considerati clinicamente rilevanti. Non è, insomma, il caso di preoccuparti. A volte però i valori pari al 100%, se li hai raggiunti senza che nessuno ti abbia somministrato l'ossigeno in modo meccanico, potrebbero indicare un'iperventilazione in corso, magari provocata dall'ansia. È quindi sempre meglio chiedere il parere di un esperto.
La saturazione bassa può invece diventare un problema molto serio e spesso è il segnale della presenza di alcune patologie. Tra queste, vi sono soprattutto
Insomma, non è per niente una manifestazione da sottovalutare. Anzi, il consiglio è quello di recarti subito al pronto soccorso, prima che le conseguenze diventino irreparabili.
Misurare la saturazione è un gesto che viene spesso fatto dal tuo medico curante o negli ospedali. Per avere un valore più preciso, si preleva un campione di sangue arterioso, il più delle volte attraverso il polso: è quella che viene chiamata emogasanalisi.
Anche tu però puoi tenere monitorato il tuo livello di ossigeno nel sangue attraverso uno strumento adatto anche all'uso domestico. Sto parlando del saturimetro, anche detto pulsiossimetro o ossimetro. A guardarlo ricorda molto una molletta e deve essere agganciato a un dito, o in alternativa al lobo di un orecchio.
Questo strumento ha una sonda e due diodi, cioè due sensori il cui compito è quello di emettere dei raggi luminosi a lunghezze d'onda diverse fra loro, comprese tra il rosso e l'infrarosso. Comunicano inoltre con una fotocellula che riceve questa luce. Il dispositivo poi elabora l'informazione e ti riporta la percentuale di emoglobina satura, dunque rossa, che ha riscontrato.
C'è un però. Quello che ora hai davanti a te non corrisponde esattamente alla presenza di ossigeno nel tuo sangue, ma solo alla quantità di emoglobina carica che è stata trovata. Nella maggior parte dei casi, questa particella si è legata all'ossigeno e dunque le due cose corrispondono. Ma quando vi è il sospetto di un intossicazione, ad esempio da monossido di carbonio, la percentuale potrebbe riferirsi a questo gas ed essere quindi un brutto segnale.
Infine, ti ricordo che è sempre bene chiedere un parere al tuo medico, soprattutto quando i valori non rientrano nel range considerato normale, tra il 97% e il 99%. Negli anziani e nei fumatori, poi, è particolarmente importante che non si scenda sotto il 95%, dunque abituati a fare attenzione a questo parametro.
Una saturazione pari o inferiore al 94% può rappresentare un campanello d'allarme specialmente per le persone con tampone positivo all'infezione da SARS-CoV-2, poiché potrebbe preannunciare possibili complicanze a livello polmonare. Per questo motivo, se hai contratto il nuovo coronavirus e i tuoi valori scendono oltre questa soglia, mettiti in contatto al più presto con il tuo medico, che ti dirà se è il caso di recarsi in ospedale per essere monitorato costantemente con maggiore attenzione.
A differenza di altre analisi, come quelle del sangue, la misurazione della saturazione non richiede preparativi particolari. È però importante che le unghie siano pulite e senza smalto o altri accessori, per permettere al dispositivo di "vedere" bene il colore del sangue.
Un'altra buona idea è di evitare di monitorare il valore quando si hanno le mani fredde, perché significa che c'è poco sangue nei vasi che irrorano questi arti e il risultato potrebbe essere falsato. Potrebbe aiutarti lasciare pendere il braccio lungo il corpo e aprire e chiudere le dita come se dovessi stringere un oggetto, per favorire la ripresa della normale circolazione.
Infine, soprattutto le prime volte, abbi cura di appoggiare il braccio su un piano stabile, in modo da evitare qualsiasi movimento durante la misurazione.
Alcuni fattori che possono influenzare l'esame riguardano patologie già presenti, come aritmie, vasocostrizioni profonde o ipotensione (pressione bassa). In questi casi è forse meglio se eviti il fai da te e ti rivolgi a qualcuno di esperto.
Anche l'altitudine è un elemento da tenere in conto, ma va detto che crea problemi soprattutto una volta superati i 5mila metri. Non proprio un'esperienza che ti capiterà di vivere spesso.
Tutti possono misurarsi la saturazione. Le persone che però devono essere più puntuali in questo monitoraggio sono quelle poste sotto sorveglianza assistita, per qualsiasi tipo di patologia che abbia un legame con la presenza di ossigeno nel sangue.
Abbiamo chiesto al dottor Albert Kasongo, medico presso il Centro medico Santagostino di Milano, di spiegarci meglio come funzioni la misurazione della saturazione e per chi sia più indicata:
"La saturazione si misura con il pulsiossimetro, o saturimetro, uno strumento che ha una forma simile a quella di una molletta e che si applica a un dito. La funzione è quella di monitorare la quantità di ossigeno legata all’emoglobina, che viene calcolata in percentuale. Quando ispiriamo, infatti, l’ossigeno si lega ai globuli rossi, formati anche da molecole di emoglobina, e viene trasportato in tutto il nostro corpo.
Viene tenuta sotto osservazione per diverse ragioni. Di solito è utile per chi presenta distress respiratorio una broncopneumopatia cronica ostruttiva. Si tratta di pazienti che faticano a respirare e di conseguenza ossigenano male. Perciò si fa riferimento a questo valore per capire se ricorrere o meno a una ventilazione assistita. Se ne parla anche in questi giorni, proprio perché le polmoniti interstiziali, causate dal nuovo Coronavirus, danno problemi respiratori".
(Modificato da Alessandro Bai il 15-12-20)