Completamente paralizzato a causa della Sla riesce a comunicare grazie a un’interfaccia cervello-computer: è la prima volta

Un uomo di 36 anni di origini tedesche era rimasto totalmente paralizzato a causa dell’avanzare della Sclerosi laterale Amiotrofica. Grazie a un sistema di elettrodi impiantati nel cervello e a un sistema di apprendimento automatico è riuscito a formulare parole e frasi con il pensiero.
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Kevin Ben Alì Zinati 29 Marzo 2022
* ultima modifica il 29/03/2022

«Voglio bene a quel figo di mio figlio». O ancora: «Voglio sentire i Tool ad alto volume». Sono le parole di un uomo di 36 anni di origini tedesche riportate in un avanguardistico studio pubblicato sulla rivista Nature Communications.

Perché sono tanto speciali? Perché si tratta delle prime frasi che un uomo completamente paralizzato a causa della sclerosi laterale amiotrofica è riuscito a comunicare grazie a un’interfaccia cervello-computer impiantata nella sua testa.

Comunicare con la Sla

La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia neurodegenerativa incurabile che in pochissimo tempo danneggia gravemente i neuroni che controllano i muscoli volontari.

È per questo che chi ne soffre perde l’uso degli arti e resta progressivamente prigioniero del proprio corpo.

In alcuni casi, soprattutto quando la malattia è ancora in fase primordiale, i pazienti riescono a mantenere una minima capacità di muovere un dito della mano o del piede o gli occhi.

Indicando lettere o numeri possono quindi costruire frasi con le quali riescono in qualche modo a comunicare con le persone che stanno loro accanto. Capisci però che quando i movimenti sono minimi e le capacità visive compromesse la comunicazione diventa ancora più lenta e complicata.

La prima volta

A questa condizione di incomunicabilità era giunto un uomo di origini tedesche di 36 anni, cui era stata diagnosticata una forma di Sla in rapida progressione.

Nel 2017 la famiglia si era rivolta a due ricercatori tedeschi che da anni studiavano le interazioni tra computer e cervello: l’idea era provare a cercare un metodo sperimentale in grado di ridare all’uomo la facoltà di comunicare.

Con una prima operazione chirurgica i ricercatori gli inserirono due piccoli elettrodi nell’area del cervello responsabile nel controllo dei movimenti e nelle settimane successive gli chiesero di provare a pensare di muovere un arto in modo da poter rispondere “sì” o “no” a specifiche domande e comporre frasi da un elenco di parole. L’uomo, però, non riuscì a trasformare il pensiero in azione.

I ricercatori decisero allora di applicargli 64 elettrodi aghiformi di 3,2 mm quadrati nella superficie della corteccia motoria e di sfruttare un'interfaccia cervello-computer.

Due array di microelettrodi, ciascuno di 3,2 mm quadrati, sono stati inseriti nella superficie della corteccia motoria, la parte del cervello responsabile del movimento. Ogni array ha 64 elettrodi aghiformi che registrano i segnali neurali. Photo credit: Wyss Center

Come in precedenza, anche il nuovo sistema di “neurofeedback” si basa sulla traduzione dei segnali neurali in azioni.

L’uomo, infatti, ha dovuto imparato a generare un’attività cerebrale pensando di compiere diversi movimenti. I segnali cerebrali vengono quindi registrati dai microelettrodi e successivamente decodificati in tempo reale attraverso un sistema di apprendimento automatico.

Il sistema trasforma questi segnali in “sì” o “no” con i quali l’uomo è in grado di scegliere, confermare o rifiutare lettere pronunciate ad alta voce da un programma di spelling.

In questo modo l’uomo è riuscito a formare parole e frasi intere.

Il futuro

Il nuovo sistema di comunicazione oggi funziona ma non può ancora essere esportato al di fuori del laboratorio. Necessita di ulteriori modifiche e miglioramenti per poter diventare davvero fruibile in maniera massiva.

Se pensi però che a livello mondiale il numero di persone con SLA è in aumento e che entro il 2040 si prevedono oltre 300mila persone costrette a convivere con la malattia, lo studio tedesco apre scenari decisamente importanti.

Una volta perfezionato, infatti, il sistema di interfaccia cervello-computer potrebbe permettere a moltissimi malati di SLA avanzata di continuare a “parlare”.

Fonte | "Spelling interface using intracortical signals in a completely locked-in patient enabled via auditory neurofeedback training" pubblicato il 22 marzo 2022 sulla rivista Nature Communications

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.