Con il Covid-19 per i sordomuti è difficile comunicare: la soluzione potrebbe essere una mascherina trasparente

Se non verranno approvate e commercializzate in tempi brevi, i sordomuti rischiano di avere ulteriori problemi di comunicazione. Ne abbiamo discusso con il presidente dell’Ens, Giuseppe Petrucci.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gianluca Cedolin 19 Aprile 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Dopo essere rimaste per anni confinate in ospedali e pochi altri ambienti, negli ultimi due mesi le mascherine sono diventate un oggetto di uso comune, obbligatorio addirittura per uscire di casa in alcune regioni. Dalle ultime indicazioni, potremmo essere costretti a indossarle per molto tempo, con la sensazione di scarsa libertà che ne deriva, oltre ad altre conseguenze peggiori come respiro affannato e mal di testa.

Le mascherine e i sordomuti

Chi però rischia di avere più difficoltà di tutti, soprattutto nella fase 2, quella in cui potremmo uscire forse liberamente ma solo con le mascherine, sono le persone sordomute. Come fanno infatti a farsi capire nelle situazioni della vita (il supermercato, la farmacia, l’ospedale), se quasi nessuno conosce la lingua dei segni e non possono né leggere il labiale altrui né far vedere il proprio? Per fortuna, sono allo studio dei rimedi, che si concretizzano in sostanza in modelli di mascherine trasparenti nella parte della bocca. Ne abbiamo discusso con il presidente dell’Ente nazionale sordomuti, Giuseppe Petrucci.

"Sarebbero fondamentali non solo per noi persone sorde – ci ha spiegato -, ma anche per tutti quelli che si rapportano con loro. Anzi, forse sono addirittura più utili per gli udenti", perché la barriera è reciproca. Con le attuali mascherine "non riusciamo a comunicare, siamo più isolati", la denuncia di Petrucci, che come Ens si sta muovendo per velocizzare la produzione di mascherine trasparenti: "Qualcuno ha iniziato a produrle, ma manca ancora l’omologazione sotto il profilo sanitario". In sostanza, modelli e design adatti alle esigenze dei sordomuti sono già sviluppati, ma manca l’autorizzazione dell’Istituto superiore di sanità, che deve verificare l’efficacia del materiale per il contenimento del virus.

Una volta che arriverà l’ok, i nuovi dispositivi di protezione potranno essere commercializzati: "Abbiamo comunicato le nostre difficoltà all’Iss, ora qualcosa si sta muovendo. Siamo in contatto con qualche azienda che ci sta lavorando, ma i tempi temo non saranno brevi". Un’accelerata sarebbe fondamentale, soprattutto in vista della Fase 2: "La comunicazione è alla base di tutto, e in questo momento non siamo nelle condizioni di comunicare. Senza mascherine trasparenti, per noi rischiano di esserci grosse difficoltà". Un’altra barriera che si aggiunge alle tante presenti per le persone sordomute.

La comunicazione sul virus per i sordomuti

E a proposito di comunicazione, abbiamo chiesto al presidente dell’Ens come valuta il modo di fare informazione sul coronavirus per i sordomuti: «Incompleto, e se non fossimo intervenuti come Ens sarebbe ancora peggio. Io ho la fortuna di avere accanto persone che mi passano informazioni complete, che poi io giro ai sordomuti italiani, perché tutti hanno il diritto di essere informati».

In questo senso, il contributo dell’ente è stato decisivo per dei miglioramenti, comunque non sufficienti: «Alla Protezione civile abbiamo dato noi l’interprete, e i discorsi del presidente del consiglio vengono tradotti simultaneamente nella lingua dei segni grazie alle nostre sollecitazioni». Anche se, e non è un problema da poco, «la finestrella è troppo piccola, e facciamo tanta fatica a seguire i discorsi. Sarebbe come, per una persona udente, ascoltare qualcuno che parla troppo piano: io comunico con la vista, non mi basta una finestrella in tv». Una finestrella trasparente nelle mascherine, invece, potrebbe fare tutta la differenza del mondo.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.