Conservare i vaccini anche senza i frigoriferi: a che punto è la scienza?

Oggi sono necessarie basse se non addirittura bassissime temperature per conservare in modo sicuro un composto senza inficiare l’efficacia dei suoi elementi: pensa ai farmaci di Pfizer o Moderna che devono essere mantenuti a -80°C. Gli scienziati però da anni studiano diverse strategie per ovviare al problema e alcuni risultati finora ottenuti sembrano aprire a scenari ambiziosi.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Maggio 2021
* ultima modifica il 29/06/2021

La regola vale per tutti i viaggi, anche per quello del vaccino anti-Covid dalla fabbrica fino al tuo braccio: serve un mezzo di trasporto.

Se per noi puoi pensare ad aerei, imbarcazioni o auto, un farmaco composto da molecole o versioni innocue dei virus o dei patogeni da cui dovrebbe difenderti e destinato a viaggiare in ogni parte del mondo ha bisogno di un contenitore ermetico, sicuro e in grado di mantenerlo a una temperatura bassa e adeguata per i suoi componenti: un frigorifero insomma.

Ti abbiamo raccontato, per esempio, che i vaccini anti-Covid hanno bisogno del proprio “clima”. I composti di Pfizer e Moderna, se ti ricordi, devono essere conservati a temperature bassissime, tra i -80 e i -20°C, quello di Astrazeneca, invece, va mantenuto in frigorifero tra i 2 e gli 8°C.

La conservazione è decisiva. I composti si degradano velocemente, ancora di più se mantenuti a temperature ambiente o comunque non adeguate, influenzando negativamente la loro efficacia. Allo stesso tempo, però, la conservazione di un vaccino è un punto critico.

Sono condizioni delicate che possono ostacolare la distribuzione di un farmaco, specialmente nei paesi più poveri dove le strutture sanitarie scarseggiano, tra gli altri, di sistemi di refrigerazione adeguati.

Team di ricercatori e scienziati da anni sono però al lavoro per sviluppare nuove strategie di conservazione che non richiedano la conservazione in frigoriferi speciali.

La liofilizzazione 

Un approfondito articolo apparso su Science ha fatto il punto sulle varie soluzioni che la scienza sta percorrendo per ovviare al problema delle basse temperature per i composti.

Uno di questi sono i vaccini liofilizzati. Si tratta composti prodotti con un processo per cui vengono rimosse le parti di acqua e le altre sostanze così da rallentarne il deterioramento.

Devo dirti subito che anche in questo caso l’uso del frigorifero è necessario, le temperature tuttavia sono comunque più alte – tra i 2 e gli 8° – e quindi meno difficili (e costose) da raggiungere.

Un esempio di vaccino liofilizzato è quello che ha permesso di eradicare il vaiolo: è stato conservato per mesi a temperature alte senza che i composti si deteriorassero e l’efficacia venisse compromessa tanto che la malattia è stata completamente sconfitta.

I vaccini Pfizer e Moderna devono restare a temperature basissime, tra i -80 e i -20°C, quello di Astrazeneca tra i 2 e gli 8°C

È stata utilizzata la stessa tecnologia per il MenAfriVac, un farmaco contro la meningite che può essere conservato a temperatura ambiente per ben 4 giorni. Secondo Science, ha contribuito a dimezzare i costi della campagna vaccinale del 2011 in Ciad.

E i vaccini anti-Covid? Come sai, sono molto difficili da conservare a causa dell’alto rischio di degradazione cui vanno incontro le nanoparticelle lipidiche che racchiudono l’mRNA.

Gli scienziati stanno lavorando a versioni liofilizzate dei composti di Pfizer e Moderna anche se i metodi attuali, ancora limitati, pesano enormemente sui costi di produzione.

Pfizer avrebbe già avviato dei test clinici su una versione liofilizzata del vaccino e nei prossimi mesi dovrebbero arrivare i primi risultati che, si spera, possano aprire a scenari ambiziosi.

La protezione di silice 

Un’altra metodologia interessante è stata impiegata per la realizzazione del vaccino contro la difterite, il tetano e la pertosse (raggruppati sotto l'acronimo DTP) e prevede la creazione di involucro di protezione attorno agli elementi del vaccino costituito da silice, un composto del silicio.

Questa struttura fa sì che ogni elemento del vaccino non si deteriori mantenendo sempre la propria forma e funzione, a rischio in caso di temperature non adeguate.

I risultati ottenuti con il vaccino DTP, testato su cavie animali, ha dato risultati importanti perché il composto è rimasto stabile a una temperatura più alta rispetto a quella del frigorifero per oltre un mese. Non solo: il sistema ha permesso al farmaco di resistere per ben 2 ore anche alle condizioni estreme opposte (80 °C).

Il metodo “Fruit Roll-Up”

Un sistema alternativo è stato sviluppato anche per i vaccini composti da adenovirus che, come ti abbiamo spiegato, è una particolare forma inattivata di un virus.

Questo metodo è stato definito “Fruit Roll-Up” perché prevede una sottilissima pellicola solida fatta di zuccheri e sali attorno il vettore e caratterizzata da una consistenza simile al popolare snack molto diffuso negli Stati Uniti.

I composti si degradano velocemente, ancora di più se mantenuti a temperature ambiente o non adeguate

Oltre alla classica iniezione, questa metodologia permette anche di sciogliere la pellicola sotto la lingua oppure all'interno della guancia.

Si tratta di una struttura in grado di mantenere stabile il vaccino a temperatura ambiente per 36 mesi. È stato testato per un vaccino a base di adenovirus contro l’Ebola e le strutture sanitarie hanno potuto mantenerlo in ambienti con 20°C per circa tre anni.

Vaccini a Dna

Per evitare del tutto la conservazione “a freddo”, c’è un’altra opzione che contempla non più l’Rna ma direttamente il Dna. È infatti il più stabile dei due acidi nucleici e secondo gli scienziati potrebbe rimanere in un magazzino a temperatura ambiente anche per diversi mesi.

Ad oggi, però, i vaccini a DNA non hanno avuto molto successo clinico nonostante anni di ricerca.

Fonte | Science

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