Bambini e Coronavirus: che succede? L’abbassamento dell’età media della popolazione contagiata da Sars-CoV-2 cui stiamo assistendo è uno degli effetti della campagna vaccinale.
Ce l’aveva spiegato anche il professor Clementi quando insieme avevamo provato a immaginare cosa ci avrebbe atteso in questi mesi: se i bersagli “preferiti” – leggasi gli adulti – sono sempre più protetti, il virus, che è intelligente, troverà altri terreni – leggasi i più piccoli – dove replicarsi e proliferare.
E così è stato. I dati dell’ultimo rapporto di sorveglianza firmato dall’Istituto Superiore di Sanità e aggiornato a venerdì 22 settembre 2021, infatti, sottolineano un aumento, in percentuale, dei positivi nelle fasce di età più giovani rispetto a quelle più grandi a partire dalla seconda parte del mese di luglio: il riferimento è agli under3 anni, nei bambini tra i 3 e 5 e anche nella fascia 6-11 anni.
Nonostante il dato non sia consolidato, l’Iss ha spiegato anche che nelle ultime due settimane più del 50% dei contagi nella fascia 0-19 anni si è osservato negli under12.
Contagio però non significa ricovero in ospedale o, peggio, in terapia intensiva. Per fortuna gli accessi in ospedale per i bambini e i ragazzi sono episodi assai rari e non costituiscono fonte di allarme.
Al centro di tutto, come ti dicevo prima, c’è la vaccinazione. Perché se ad oggi ha portato alla somministrazione di oltre 80 milioni di dosi e all’immunizzazione del 78% della popolazione over12, a ridosso dunque dell’obiettivo fissato dal premier Draghi e ribadito più volte di arrivare all’80% entro la fine di settembre, dall’altra parte ha spostato l’attenzione del virus su di loro: i più piccoli.
La ragione, come sai, è semplice. Al momento non è ancora stato approvato un vaccino per la fascia di popolazione sotto i 12 anni. La previsione di vederlo entro la fine dell’anno, al massimo a gennaio 2022, trova d’accordo il dottor Paolo Biasci, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri: “Sappiamo che è terminata la fase di sperimentazione e i risultati saranno sottoposti alle agenzie regolatorie, sia l’Fda statunitense che l’Ema in Europa, e se tutto andrà bene anche ad Aifa, in Italia. È un percorso regolare e normale per tutti i farmaci. Ci auguriamo si sblocchi tutto per dicembre-gennaio”.
Quando arriverà la luce verde anche per i bambini sotto i 12 anni, sarà importante alzare l’adesione alla campagna, puntando soprattutto sulla sensibilizzazione di quei genitori ancora in dubbio: “In Italia abbiamo il pediatra di libera scelta quindi ogni famiglia ha il proprio medico. È il riferimento principale e più esperto per dare buoni consigli su tutto ciò che concerne l’ambito vaccinale”.
Dato che il vaccino, dice Biasci, è la principale e più determinante soluzione che abbiamo per sconfiggere la pandemia, per questo andrà messo a disposizione di tutta la popolazione. Compresi i bambini under5, per i quali un vaccino è anch’esso in fase di studio con un occhio di riguardo rivolto specialmente alla sua potenziale somministrazione in contemporanea con le altre vaccinazioni infantili.
In attesa che i blocchi vengano tolti, resta comunque importante capire come poter riconoscere se un bambino che appartiene alla fascia degli under12 possa o meno aver contatto l’infezione da Coronavirus. “Dal punto di vista della sintomatologia non è cambiato nulla rispetto all’inizio di pandemia – continua il dottor Biasci – La febbre è un elemento di allarme perché indica la presenza di un’infezione su cui poi servirà fare chiarezza. Possono insorgere poi anche sintomatologie gastrointestinali, sintomi come raffreddore o tosse che non serve siano presenti tutti contemporaneamente: ne basta perché qualcosa non vada. E a quel va capito se si tratta di Covid-19 oppure no”.
Come fare? “Con il tampone molecolare. È il gold standard” dice il presiedete Fimp, aggiungendo che è bene eseguirlo anche in presenza di un solo sintomo, soprattutto ora che le scuole hanno riaperto: “Un bambino positivo che frequenta una comunità infantile può contagiare i compagni di classe, gli insegnanti o il personale scolastico. Se vogliamo una scuola sicura dobbiamo fare in modo che il virus rimanga fuori dalla scuola”.
Mentre attendiamo, però, l’unica cosa che possiamo fare è anch’essa semplice. Come dice il dottor Biasci, visto che adesso abbiamo il vaccino per diverse fasce d’età, dobbiamo garantire che chi frequenta la scuola sia protetto il più possibile. Tradotto: dobbiamo spingere ancora più forte sulla campagna vaccinale.