La vitamina B3 potrebbe presto avere un ruolo determinante nella lotta contro il melanoma cutaneo. La Nicotinamide, nota anche come Nam o niacina, o appunto come vitamina B3, in vitro, sarebbe stata in grado di ridurre il numero di cellule del melanoma cutaneo e di ridurne la crescita aumentandone la morte. Ma non finisce qui, perché la Nam avrebbe anche ritardato la crescita tumorale in vivo e migliorato la sopravvivenza dei topi affetti da melanoma. La nuova potenziale strada è stata tracciata da uno studio dell’Istituto superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto dermopatico dell’Immacolata (Idi-Irccs) e l'università La Sapienza di Roma ed è stato pubblicato sulla rivista Journal of Experimental and Clinical Cancer Research.
Dalle analisi effettuate sia su modelli in vitro sia in vivo (sui topi), i ricercatori hanno osservato che la niacina, una vitamina del gruppo B e già nota alla scienza per il suo efficace utilizzo contro la pellagra, potrebbe avere una rilevante attività contro il melanoma cutaneo. Di fatto, sarebbe in grado di bloccane la crescita. Il suo meccanismo d’azione, spiegano gli scienziati italiani, comporterebbe l’aumento di molecole come il NAD+ e l’ATP e allo stesso tempo anche l’inibizione dell’enzima SIRT2, la cui espressione è significativamente aumentata nel melanoma e inversamente correlata alla sopravvivenza dei pazienti.
I ricercatori hanno osservato che nel modello in vitro la vitamina B3 avrebbe ridotto fino al 90% la presenza di cellule del melanoma limitandone la crescita: nel modello in vivo, i topi quindi, la Nam avrebbe invece dato esiti altrettanto promettenti ritardando la crescita del melanoma e migliorando la sopravvivenza dei topi malati. Dopo gli utilizzi clinici già confermati per la prevenzione dei danni da raggi ultravioletti e dei tumori cutanei non-melanoma, secondo i ricercatori dell’Iss la vitamina B3 può candidarsi a tutti gli effetti come possibile arma anti melanoma.
Fonte | "Nicotinamide inhibits melanoma in vitro and in vivo" pubblicata il 7 ottobre 2020 sulla rivista Journal of Experimental and Clinical Cancer Research