È la Commissione Europea ad indicare la direzione verso una possibile nuova terapia contro il tumore dell’esofago. E la strada da percorrere si chiama nivolumab. Si tratta di un inibitore del checkpoint immunitario PD-1 progettato per potenziare la risposta anti-tumorale del nostro sistema immunitario: rispetto alla chemioterapia, il trattamento offrirebbe un importante miglioramento della sopravvivenza nei pazienti affetti dal carcinoma esofageo a cellule squamose avanzato e non resecabile, recidivo o metastatico. La decisione della Commissione arriva dopo i promettenti risultati ottenuti dallo studio Attraction-3 annunciati dalla Bristol Myers Squibb: si tratta, dunque, della prima immunoterapia ad essere approvata nell’Unione Europea per il tumore all'esofago.
Il tumore all’esofago è al settimo posto tra le neoplasie più diffuse e, purtroppo, è anche la sesta causa di morte per cancro nel mondo. È una patologia aggressiva che concede un tasso di sopravvivenza di cinque anni al 10% dei pazienti che ricevono la diagnosi: anche meno per chi, invece, dovesse presentare metastasi. Pensa che solo in Europa, ogni anno, vengono diagnosticati oltre 50mila casi.
Tra le forme più diffuse di tumore all’esofago ci sono l’adenocarcinoma e il carcinoma a cellule squamose (rappresenta il 60% dei casi) e nella maggior parte delle volte, la diagnosi arriva quando la malattia è già in fase avanzata.
I risultati dello studio di fase 3 sono stati importanti. Rispetto alla chemioterapia da sola, il nivolumab avrebbe infatti ridotto il rischio di morte del 23% mentre la sopravvivenza media libera dalla malattia sarebbe stata di 10,9 mesi contro gli 8,4 mesi con la sola chemioterapia: un miglioramento, quindi, di 2,5 mesi.
In sostanza, dunque, il nivolumab sarebbe in grado di offrire un miglioramento globale della qualità di vita dei pazienti rispetto alla chemioterapia, causando anche meno effetti collaterali.
Fonte | Bristol Myers Squibb