“Contro lo smog non c’è riparo”: ecco perché la mascherina non è la soluzione per l’inquinamento dell’aria

Gli alti livelli di particolato presenti nell’atmosfera, dovuti all’inquinamento, stanno rendendo l’aria sempre più pericolosa per la salute umana. Sta succedendo anche in Italia: mentre nell’area più critica, la Pianura Padana, aumentano i casi di irritazione e infiammazione delle vie respiratorie, c’è chi valuta di indossare la mascherina per proteggersi, ma secondo gli esperti potrebbe non bastare.
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Maria Teresa Gasbarrone 10 Marzo 2023
* ultima modifica il 10/03/2023
In collaborazione con il Dott. Francesco Tursi Pneumologo e presidente dell'Accademia ecografia toracica (Adet)

Se in questi mesi ti sta capitando di tossire più spesso del solito, anche se non hai nessun raffreddore, forse la causa potrebbe avere a che fare con l'inquinamento dell'aria.

I valori dell'aria in molte città d'Italia – soprattutto nella Pianura Padana – sono così allarmanti che c'è chi inizia a chiedersi se non sia il caso di usare la mascherina di nuovo, questa volta non per il Covid-19, ma per proteggersi dallo smog e gli altri inquinanti. Eppure, stando al parere degli esperti, la situazione è così grave che forse neanche questa soluzione potrebbe bastare.

Se l'aria diventa irrespirabile

Se stai pensando che stiamo esagerando, forse dovresti dare un'occhiata alla mappa del World Air Quality Index (AQI), che mostra "l'indice della qualità dell'aria mondiale". Zoomando sull'Italia potrai renderti conto che soprattutto al Nord i dati sono tutt'altro che buoni: la Pianura Padana è colorata in giallo, con punte di arancione (tra le poche in Europa). Nella leggenda questo colore indica valori "Unhealthy for sensitive groups", ovvero "non sani per i soggetti sensibili".

Solo 79mila persone su 8 miliardi respirano aria davvero pulita nel mondo

Ovviamente il problema è globale e non riguarda solo alcune aree. La conferma incontrovertibile è arrivata da uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health: secondo la ricerca condotta da un team di scienziati di Cina e Australia su 5446 centraline atmosferiche in 65 paesi appena lo 0,001% della popolazione mondiale – 79mila persone su quasi 8 miliardi – respira aria davvero pulita.

In sostanza in quasi tutto il mondo, nello specifico nel 99,82% della superficie terrestre, si registrano livelli di Pm 2.5 (ovvero di inquinamento da particelle o "particolato")  superiori ai valori considerati di sicurezza dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Per particolato si intende l’insieme delle sostanze solide e liquide sospese nell’aria, in particelle con un diametro fino a mezzo millimetro.

I valori più preoccupanti sono stati registrati in Asia meridionale e orientale, dove oltre il 90% dei giorni ha avuto concentrazioni alla soglia di tollerabilità.

Le minacce per la nostra salute

Non si tratta solo di un tema ambientale, è infatti ormai un fatto scientificamente provato che l'inquinamento rappresenta un grave fattore di rischio per la salute, non solo nelle aree più colpite.

"L’inquinamento dell’aria – segnala l'Agenzia europea per l'ambiente (Eaa) – è il principale rischio ambientale per la salute in Europa ed è associato a malattie cardiache, ictus, malattie polmonari e cancro ai polmoni. Si stima che l’esposizione all’inquinamento dell’aria determini ogni anno oltre 400 000 decessi prematuri nell’Ue".

L'Agenzia europea per l'ambiente ha stimato che ogni anno in Europa si registrano 400mila morti premature a causa dell'inquinamento atmosferico 

A essere maggiormente esposti sono per motivi ovvi gli organi coinvolti nella respirazione: "Le vie respiratorie sono il nostro primo avamposto nei confronti dell’ambiente, perché tutto quello che è presente nell’ambiente finisce nei nostri polmoni – spiega lo pneumologo Francesco Tursi – Proprio per questo motivo i polmoni subiscono molti danni a causa dell’inquinamento atmosferico, soprattutto nei soggetti cronici".

Si è visto chiaramente – prosegue l'esperto – nella primavera-estate del 2022 quando la siccità ha reso ancora più critica la situazione in Pianura Padana: per la mancanza di piogge e quindi lo scarso ricambio d'aria nelle persone asmatiche i sintomi si sono prolungati dino a novembre, quando la norma è che finiscano a fine estate.

Non c'è riparo dallo smog

I problemi connessi all'inquinamento però non riguardano solo i soggetti con malattie respiratorie croniche. Mentre in questi l'esposizione ad agenti inquinanti e irritanti possono causare riacutizzazioni della malattia, anche nelle persone senza patologie pregresse possono comunque manifestarsi sintomi come tosse secca, difficoltà respiratorie e più in generale una maggiore predisposizione a irritazione delle vie respiratorie.

Il problema dello smog è la sua continuità: siamo perennemente esposti all'inquinamento, 24 ore su 24

Dottor Francesco Tursi

Ecco perché sempre più persone si stanno chiedendo se sia arrivato il momento di tirare fuori la mascherina nel tentativo di limitare i danni che l'esposizione al particolato può avere sulla nostra salute. Ma la situazione è più complessa.

"Indossare la mascherina contro lo smog – spiega il dottor Tursi – può avere senso se ci troviamo per un periodo limitato in un luogo molto inquinato, come una strada trafficata, ma non può essere la soluzione definitiva, perché allora dovremmo indossarla continuamente".

Esposizione 24/24

Il problema è che non c'è un modo – o un luogo – in grado di proteggerci dall'inquinamento. Questo per diversi motivi: innanzitutto perché l'inquinamento da smog è sia indoor che outdoor. Inoltre al particolato e ai gas nocivi presenti nell'atmosfera siamo esposi perennemente, h24.

"L’aspetto davvero rilevante dell’inquinamento atmosferico – sottolinea Tursi – è proprio la continuità. Facciamo un esempio: il fumo di una sigaretta, pur causando un danno maggiore, è limitato e dà tempo di recupero ai polmoni, l’aerosol a cui ci sottopone l’inquinamento procura un danno senza sosta: il polmone è sottoposto per 24 ore a questi agenti irritanti e infiammatori".

Quando ha senso utilizzare la mascherina

Premesso dunque che a questo scopo la mascherina ha senso soprattutto per i soggetti con malattie respiratorie croniche e per proteggerci da situazioni in cui i livelli di inquinamento sono particolarmente elevati, la domanda che sorge spontanea è: quale mascherina scegliere?

Sulle mascherine anti-smog bisogna fare una premessa: non sono ancora state fatte ricerche scientifiche per un periodo sufficiente di anni tale da poterne confermare l'efficacia.

fpp2

Rispetto a quelle utilizzate contro il Covid-19 "le Fpp2 spiega il medico – sono quelle in grado di proteggerci di più, sopratutto dagli allergeni". Questo tipo di protezione è importante nello specifico per i soggetti asmatici.

Non esiste quindi ancora un modo efficace per proteggerci dall'inquinamento atmosferico, anche se – spiega Tursi – respirare per un periodo prolungato un'aria "più pulita" può avere i suoi benefici: "Quello che ho potuto constatare nella mia esperienza da medico è che contro le malattie respiratorie la miglior cura naturale è il mare, sempre se si ha la possibilità di visitarlo spesso, almeno un mese all'anno".

Fonti | World Air Quality Index, Eaa, "Global estimates of daily ambient fine particulate matter concentrations and unequal spatiotemporal distribution of population exposure: a machine learning modelling study" pubblicato a marzo 2023 su Lancet Planetary Health

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