Coronarografia: come si svolge e chi vi si deve sottoporre

Un esame invasivo, ma fondamentale per capire il decorso del flusso sanguigno all’interno delle coronarie. Viene prescritta a chi lamenta un problema grave come l’angina pectoris o una coronaropatia. Proviamo a capire insieme come si svolge.
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Dott. Albert Kasongo Medico vaccinologo
21 Luglio 2020 * ultima modifica il 21/07/2020

La coronarografia, anche detta angiografia coronarica, è una procedura diagnostica invasiva che ci permette di visualizzare il decorso del flusso sanguigno all’interno delle coronarie che sono i vasi arteriosi che portano ossigeno al cuore, chiamati così perché lo avvolgono in modo simile ad una corona.

A cosa serve

Come detto in precedenza, tramite lo studio del flusso del sangue al loro interno, saremo in grado di valutare la funzionalità cardiaca avendo la possibilità di evidenziare la presenza eventuale di stenosi (restringimenti), occlusioni, trombosi o aneurismi (dilatazioni).

Chi la deve effettuare

Essendo una tecnica invasiva va praticata solo se necessario ed è perciò indicata in presenza di:

  • Angina pectoris: dolore al torace acuto e improvviso
  • Coronaropatia: patologia che coinvolge le arterie coronarie
  • Cardiopatia congenita: malformazione del cuore presente fin dalla nascita
  • Valvulopatia: difetti a carico delle valvole cardiache
  • Insufficienza cardiaca
  • Altri problemi cardiovascolari
  • Traumi

Come si svolge

Vi sono varie fasi del processo che comprendono anestesia, monitoraggio delle funzioni vitali, cateterizzazione, scansione ai raggi X e osservazione:

  1. Anestesia: il paziente viene fatto accomodare sul tavolo radiologico e sedato in modo tale da permetterne il rilassamento. Il paziente rimarrà comunque cosciente per tutta la durata della procedura.
  2. Monitoraggio delle funzioni vitali: si valutano battito cardiaco, pressione sanguigna, saturazione di ossigeno
  3. Cateterizzazione: vi sono 2 punti possibili per eseguire l’accesso (arteria femorale o arteria brachiale) ma solitamente viene utilizzata l’arteria femorale a livello della quale viene inserito un ago-cannula, a seguito di anestesia della zona inguinale, che fungerà da punto d’accesso per il catetere. Quest’ultimo risalirà fino al cuore posizionandosi all’imbocco della coronaria così da permettere l’inserimento del mezzo di contrasto, la cui funzione è quella di “opacizzare” i vasi per renderli visibili ai raggi X.
  4. Scansione ai raggi X
  5. Osservazione

Nel caso in cui fossero presenti stenosi o ostruzioni l’operatore potrà intervenire immediatamente praticando un’angioplastica.

Al termine della procedura il paziente verrà spostato in una sala di ricovero e tenuto in osservazione per un po’ finché, in condizioni stabili, verrà dimesso.

Come ci si prepara

È importante che il medico conosca la storia clinica del paziente prima di sottoporlo alla coronarografia. Il paziente dovrà invece presentarsi a digiuno completo dalla sera prima e portare con se’ tutti i medicinali che assume per i problemi cardiovascolari ed eventualmente anche l’insulina se dovesse essere diabetico.

Rischi e controindicazioni

Al pari di tutti i cateterismi vascolari anche questa tecnica non è priva di rischi. Il passaggio del catetere all’interno del vaso potrebbe causare lesioni alle pareti (che possono causare la formazione di piccoli coaguli di sangue, detti trombi), si potrebbero avere reazioni allergiche al mezzo di contrasto, danni renali, emorragie, infezioni varie, formazione di emboli e ischemie. C’è da dire che sono eventi che si verificano di rado.

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari, ha maturato esperienza in numerosi ambiti collaborando con diverse altro…
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