La coronarografia, anche detta angiografia coronarica, è una procedura diagnostica invasiva che ci permette di visualizzare il decorso del flusso sanguigno all’interno delle coronarie che sono i vasi arteriosi che portano ossigeno al cuore, chiamati così perché lo avvolgono in modo simile ad una corona.
Come detto in precedenza, tramite lo studio del flusso del sangue al loro interno, saremo in grado di valutare la funzionalità cardiaca avendo la possibilità di evidenziare la presenza eventuale di stenosi (restringimenti), occlusioni, trombosi o aneurismi (dilatazioni).
Essendo una tecnica invasiva va praticata solo se necessario ed è perciò indicata in presenza di:
Vi sono varie fasi del processo che comprendono anestesia, monitoraggio delle funzioni vitali, cateterizzazione, scansione ai raggi X e osservazione:
Nel caso in cui fossero presenti stenosi o ostruzioni l’operatore potrà intervenire immediatamente praticando un’angioplastica.
Al termine della procedura il paziente verrà spostato in una sala di ricovero e tenuto in osservazione per un po’ finché, in condizioni stabili, verrà dimesso.
È importante che il medico conosca la storia clinica del paziente prima di sottoporlo alla coronarografia. Il paziente dovrà invece presentarsi a digiuno completo dalla sera prima e portare con se’ tutti i medicinali che assume per i problemi cardiovascolari ed eventualmente anche l’insulina se dovesse essere diabetico.
Al pari di tutti i cateterismi vascolari anche questa tecnica non è priva di rischi. Il passaggio del catetere all’interno del vaso potrebbe causare lesioni alle pareti (che possono causare la formazione di piccoli coaguli di sangue, detti trombi), si potrebbero avere reazioni allergiche al mezzo di contrasto, danni renali, emorragie, infezioni varie, formazione di emboli e ischemie. C’è da dire che sono eventi che si verificano di rado.