A chi vanno fatti i tamponi per il Coronavirus e come si stanno comportando le Regioni in Italia?

Secondo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità dovrebbe essere sottoposto al tampone il maggior numero di persone possibile. Per il Ministero della Salute e l’istituto Superiore di Sanità, invece, la raccomandazione è di fare i test solo a chi presenta sintomi conclamati dell’infezione da Covid-19. A fronte di una mancanza di uniformità, le Regioni stanno mettendo in campo approcci diversi.
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Kevin Ben Alì Zinati 20 Marzo 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Il tampone sì o no? E se sì, a chi? Nel pieno dell’emergenza Coronavirus, come e quali persone sottoporre al test per individuare o meno la positività al nuovo Sars-Cov-2 è uno dei fattori che incide nell’analisi dell’andamento della crisi e quindi nell’elaborazione di modelli e previsioni.

Le linee guida diramate dell’Organizzazione mondiale della Sanità sono chiare: bisogna eseguire il maggior numero di tamponi possibile. Tuttavia, in Italia e nel resto del mondo al momento non c’è un approccio unitario. Nel nostro Paese, per esempio, il Ministero della Salute indica prevede di sottoporre ai test solo chi presenta sintomi e ha avuto un contatto certificato con altri infetti.

A fronte di questa non uniformità, ogni Regione sta procedendo in autonomia, seguendo l’uno o l’altro sistema.

Che cosa dice l’OMS

“Test, test, test”. Nelle ultime ore Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Oms, ha voluto ribadire così la necessità urgente di fare i tamponi a quante più persone si possa. L’Organizzazione Mondiale della sanità è convinta che le misure di allontanamento sociale, il lavaggio delle mani e tossire o starnutire nel gomito siano sì misure che possono ridurre il rischio per se stessi e gli altri ma che tuttavia non sono sufficienti.

Il modo più efficace, secondo l’Oms, è sottoporre ai test “qualsiasi caso sospetto”, ovvero qualsiasi persona che potrebbe aver contratto l’infezione: in questo, una copertura maggiore può permettere di valutare meglio la portata completa della diffusione del virus.

L’indicazione dell’Oms nasce anche dal fatto che il contagio da Coronavirus può avvenire anche attraverso individui asintomatici. Per questo, una rete di controlli a maglie non strette può essere bucata dai potenziali portatori sani.

“Il modo più efficace per prevenire la diffusione e salvare vite umane è spezzare la catena del contagioha sottolineato Tedros Adhanom GhebreyesusPer farlo, bisogna fare i test e isolare le persone contagiate. Non si può spegnere un fuoco se si è bendati. Allo stesso modo non possiamo fermare questa pandemia se non sappiamo chi viene contagiato e chi no. Abbiamo un semplice messaggio per tutti i paesi: fate i test, fate i test, fate i test”.

Che cosa dice il Ministero della Salute

Il punto attorno a cui invece il Ministero della Salute ha voluto strutturare la propria azione di prevenzione è la differenza tra sintomatici e asintomatici. Sottoporre al test del tampone, cioè, soltanto le persone che presentano dei sintomi conclamati e non riconducibili ad altra patologie se non l’infezione da Coronavirus.

A questo il Ministero, in accordo con le linee guida fornite dall’Istituto Superiore di Sanità, ha aggiunto anche il criterio del “link epidemiologico”, ovvero l’effettivo e avvenuto contatto con un altro individuo infetto.

Ma, come ti ho detto anche poco più sopra, ogni Regione sta agendo con modalità più “personalizzate”.

Cosa fa la Regione Lombardia

La Regione guidata dal governatore Attilio Fontana, come sai, è la più colpita d’Italia. Secondo i dati aggiornati al 19 marzo in Lombardia ci sono 7387 ricoverati con sintomi di cui 1006 sono in terapia intensiva, per un totale di attualmente positivi di 13938 persone.

Il sistema sanitario è al limite del collasso e per questo vengono sottoposti ai tamponi (che al 19 marzo hanno raggiunto quota 52.244) soprattutto i pazienti con gravi sintomi. Questo di fatto aumenta la percentuale di letalità e impedisce una “mappatura” del contagio. Sulla questione tamponi in Lombardia nelle ultime ore è intervenuto anche l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera: “La prima settimana abbiamo fatto tamponi a tappeto, e siamo stati accusati da tutti di farne troppi. Allora l'Iss ha emanato linee guida per farli fare solo a coloro che hanno una polmonite o sintomi da polmonite a prescindere da dove arrivano, ma c'è sicuramente una serie di persone che sul territorio per la velocità del virus e per alcune condizioni pregresse sicuramente non viene mappata e probabilmente anche molte persone anziane”. 

Cosa fa la Regione Veneto

Un approccio diverso è stato preso invece dalla Regione Vento il cui modello è già stato ribattezzato “Modello Zaia”. Ovvero, tamponi a tappeto. Il governatore ha ribadito che sul territorio continuerà la politica dei tamponi non solo a chi presenta i sintomi ma anche a tutti gli asintomatici “perché un può contagiare anche 10 persone. Un tampone non fa mai male a nessuno, anzi, può salvare delle vite”.

Il modello dei tamponi di massa ha trovato successo nella zona di Vo’ Euganeo, uno dei primi focolai dell’epidemia italiana. Su 3000 abitanti sono stati fatti altrettanti tamponi che hanno individuato 66 positivi che sono stati isolati per 14 giorni al termine dei quali erano ancora infetti solo in 6.

Cosa fa la Regione Emilia-Romagna

Anche l’Emilia-Romagna, che, al 19 marzo, era ancora la seconda zona più colpita con 1900 ricoverati e 4500 attualmente positivi, ha deciso di estendere i tamponi anche a chi non dovesse presentare i sintomi conclamati del Covid-19. “Partiremo a farlo da chi lavora nella sanità regionale e proseguiremo sugli altri cittadini, penso ai lavoratori. Seguiamo le nuove indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità” ha dichiarato il governatore Stefano Bonaccini.

Per questo l’Emilia Romagna ha anche avviato la prima sperimentazione di “Drive-thru”. Sul modello della Corea del Sud, nel comune di San Lazzaro si è cominciato da mercoledì 18 marzo a fare test direttamente a bordo della propria auto, in maniera del tutto sicura e veloce. Tanto che garantirebbe un tampone ogni cinque minuti, 12 all’ora.

Cosa fa la Regione Umbria

Sul modello Zaia e Oms, anche l’Umbria ha deciso di estendere la somministrazione dei tamponi anche agli asintoamtici. “Effettuare i tamponi anche ai soggetti asintomatici rappresenterebbe una buona strategia per contenere la diffusione dell'infezione da Coronavirus” ha dichiarato l’assessore regionale alla Salute Luca Coletto, secondo cui, il provvedimento dovrebbe poi essere esteso anche su scala nazionale.

Cosa fa la Regione Piemonte

Anche il Piemonte si sta attrezzando per seguire sui propri abitanti un maggior numero di tamponi. Lo ha annunciato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, che ha sottolineato comead Alessandria, una delle zone più colpite dal Covid-19, sia stato installato un macchinario sperimentale della Roche in grado di fare 1000 tamponi al giorno.

Cosa fa la Regione Liguria

La strategia messa in campo dalla Regione Liguria è quella condivisa con il Ministero della Salute.  Il governatore Toti ha confermato che in Liguria i tamponi saranno eseguiti solo su pazienti sintomatici e sul personale sanitario considerato a rischio.

Cosa fa la Regione Toscana

Il governatore toscano Enrico Rossi, invece, ha annunciato l’avvio di una modalità di prevenzione diversa grazie a uno screening sierologico di massa. Attraverso 500mila test del sangue analizzeranno le condizioni di salute di 60mila dipendenti della sanità toscana pubblica e privata. "Gli altri 400mila test saranno per i territori e i tamponi con prelievo del sangue saranno svolti da unità speciali. Ce ne sarà una per ogni distretto di 30mila persone e svolgeranno i test su disposizione dei medici di famiglia o dei pediatri”.

Cosa fa la Regione Campania

Stesso approccio per la Campania che ha deciso di utilizzare il cosiddetto Antibody Determination Kit. Si tratta di un test rapido che consente di avere un risultato non certo ma altamente probabile sull'eventuale positività del paziente. Lo stesso sistema è stato utilizzato con successo in Cina.

Cosa fa la Regione Marche

Anche nelle Marche i tamponi verrano estesi agli asintomatici. “Ci stiamo attrezzando nella zona di Ascoli Piceno con una macchina capace di processare 800 tamponi al giorno per fare un salto di qualità importante. Riusciremo a quadruplicare la capacità produttiva di oggi” ha dichiarato Luca Ceriscioli, presidente della Regione.

Inoltre, lo stesso sistema di tampone eseguito in auto e in velocità verrà messo in atto anche nella regione delle Marche. Anche qui si comincerà da Fabriano, una zona geograficamente più piccola per valutarne l’efficace su scala maggiore.

Cosa fa la Regione Lazio

Al momento, su una zona vasta come quella laziale, l’approccio è quello di sottoporre ai test soltanto quegli individui che presento i conclamati sintomi da Coronavirus. L’idea, comunque, l’ha voluto ribadire l’assessore d’Amato, è di aumentare comunque il numero dei test ma sempre ai sintomatici.

Nel frattempo, in un aggiornamento del pomeriggio di venerdì 20 marzo, la Polizia locale ha annunciato che a Roma verranno effettuati controlli per tutte le auto a circolazione: non ci saranno più soltanto le verifiche a campione.

Cosa fa la Regione Sicilia

Il governatore Nello Musumeci ha dichiarato che verranno aumentati i tamponi, soprattutto al personale sanitario e parasanitario. Ed ha voluto essere chiaro: “Se cade il soldato, non sapremo come affrontare questa guerra, purtroppo il mondo scientifico si sta dividendo su questo aspetto cruciale”.

Cosa fa la Regione Sardegna

Anche sull’Isola aumenteranno i tamponi che verranno effettuati. Test a tappetto, insomma, specialmente tra gli operatori sanitari. L’obiettivo della strategia l’ha spiegato l'assessore alla Sanità Mario Nieddu: “Vogliamo dare serenità a chi lavora in prima linea e individuare eventuali portatori sani”.

Fonti | Ministero della Salute; Who 

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