endemia-pandemia-differenze

Endemia, pandemia o epidemia? Qual è il significato e che differenze ci sono

Secondo Spagna e Regno Unito, la nuova ondata di contagi provocati dalla variante Omicron, più trasmissibile ma meno letale, suggerisce la necessità di preparare una strategia di convivenza con il Covid-19, e quindi il passaggio da pandemia ad endemia. Quasi due anni fa, invece, partivamo da una situazione di epidemia: ma cosa significano questi termini e a che punto ci troviamo oggi?
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 12 Gennaio 2022
* ultima modifica il 30/08/2022

Negli ultimi giorni del febbraio 2020, di fronte alla diffusione di quello che veniva chiamato allora nuovo coronavirus, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom spiegava come, seppur scoperto da poco, il SARS-CoV-2 avesse "un potenziale pandemico", aggiungendo però che, in quel momento, si poteva parlare soltanto di epidemia. A quasi 2 anni da quelle dichiarazioni, dopo l'ennesima ondata guidata dai contagi provocati dalla variante Omicron, si comincia invece a nominare l'endemia.

Nel mezzo, sai bene che la pandemia è diventata realtà e che il Covid-19 ha colpito quasi tutti i Paesi del mondo, arrivando a provocare, a inizio gennaio 2022, oltre 5 milioni di morti. Allo stesso tempo, l'accesso ai vaccini è stato fondamentale per ridurre la pericolosità del virus e di conseguenza il numero dei decessi, a tal punto che alcune nazioni sembrano pronte a sviluppare una strategia per iniziare a convivere con il Covid, allentando così le restrizioni che hanno caratterizzato questi mesi. Tra queste c'è la Spagna, come dimostrato dalle parole del suo premier Pedro Sanchez, secondo cui proprio nel 2022 bisognerà prepararsi al passaggio da pandemia a endemia, una linea sposata anche dal premier inglese Boris Johnson.

Ma qual è il significato di endemia, pandemia e epidemia e quali sono le differenze tra questi termini, ormai all'ordine del giorno? Vediamo quali sono le definizioni date dalle istituzioni.

Epidemia

Come ti dicevo all'inizio, circa 2 anni fa quella da Coronavirus era considerata un’epidemia, ovvero una patologia infettiva che colpisce sì un gran numero di persone ma in un territorio più o meno contenuto e con una durata limitata nel tempo. L’epidemia si verifica quando un soggetto ammalato, il cosiddetto “paziente zero”, contagia più persone che, a catena, ne contagiano altre. Più la popolazione è suscettibile alla malattia e più questa si diffonderà e si propagherà rapidamente. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità si parla di epidemia soprattutto quando “l’aumento del numero dei casi sale oltre l’atteso in una particolare area e in uno specifico intervallo temporale”, proprio come accaduto in Italia in quelle settimane a cavallo tra febbraio e marzo 2020 che avevano portato al primo lockdown.

Avrai letto, sentito o studiato che nel corso della Storia ci sono state diverse epidemie: la peste, il colera, il vaiolo o il tifo, per esempio. E saprai che alcune possono essere importate e autoctone. Per l’Italia i morbi esotici, come ad esempio il colera o la peste, sono stati importati. Tra le epidemie più recenti avrai sentito parlare invece della SARS, dell’ebola e della febbre da virus Zika.

Le epidemie possono propagarsi per contagio diretto, quindi quando entri in contatto con un malato o un portatore sano, oppure attraverso un contagio indiretto per mezzo di oggetti infetti, acqua o insetti.

Pandemia

La pandemia è la situazione in cui ci troviamo ormai da quasi 2 anni, per la precisione dal marzo 2020, ma per capire meglio di che cosa si tratta parto prima di tutto dalla sua etimologia. Viene dall’aggettivo greco “pan” e dal sostantivo “demos” che insieme indicano “tutto il popolo”. Quindi la pandemia è una malattia infettiva con incidenza irregolare e che ha una diffusione molto ampia in diverse aree del mondo. E spesso nascono da animali che hanno poi infettato l’uomo.

In base a quello che ti ho raccontato prima, la pandemia è dunque l’evoluzione di un’epidemia che, nel tempo, ha acquisito un’elevata e veloce trasmissibilità nell’uomo che non possiede alcun tipo di immunizzazione. Dai libri di storia ricorderai per esempio la peste bubbonica del 1300 che in Europa colpì e uccise circa un terzo della popolazione totale. Nel ventesimo secolo si sono verificate tre grandi pandemie influenzali. Nel 1918 ci fu la cosiddetta “Spagnola” che, con una letalità maggiore del 2,5%, causò quasi 50 milioni di morti. Nel 1957 la "Asiatica" prese di mira chi era già affetto da malattie croniche ma scomparve dopo soli 11 anni. La pandemia di “Hong Kong” del ’68 invece fu meno severa: in Italia per esempio la mortalità attribuibile a polmonite e influenza associate a questa pandemia fu stimata in circa 20.000 decessi.

Anche l’HIV con una diffusione globale, 25 milioni di casi fatali e altri 33 milioni infetti è considerata una delle grandi pandemie nella storia dell’uomo.

Endemia

Oltre alle epidemie e alla pandemia, le patologie infettive possono essere considerate anche malattie endemiche, in base alla loro insorgenza e diffusione. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, il significato di endemia si riferisce ad una situazione in cui l’agente infettivo responsabile è stabilmente presente e circola nella popolazione, ma si manifesta con un numero di casi che può essere più o meno elevato, ma è uniformemente distribuito nel tempo.

Pensa ad esempio all'influenza, che si ripresenta puntualmente ogni anno, oppure al morbillo o la varicella, anch'esse malattie endemiche ma che tuttavia possono avere anche dei picchi epidemici con un numeri di casi leggermente più alto. Ed è proprio questa la direzione in cui, almeno secondo Spagna e Regno Unito, starebbe andando il Covid, che nonostante le ondate ripetute di nuovi contagi starebbe diventando via a via meno letale, acquistando così il carattere di endemia. Un passaggio che però è estremamente delicato e non scontato, nel quale non si può ignorare l'importanza dei vaccini nel ridurre la letalità della malattia: è per questo motivo che per molti Paesi è ancora troppo presto per abbassare la guardia.

Fonti | Iss; IssUfficio Federale Sanità Pubblica Svizzera; Oms

(Modificato da Alessandro Bai il 12-01-22)

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.