Coronavirus e influenza: quali sono le differenze e le somiglianze? Cosa dicono gli esperti

Lo ha detto il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità: non si tratta né di SARS, né di influenza, ma di un virus nuovo. Non solo, ma stando ai dati raccolti finora il tasso di letalità è risultato superiore. Ecco tutte le ragioni per cui il Covid-19 non è un semplice malanno di stagione secondo gli esperti.
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Giulia Dallagiovanna 4 Marzo 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Eccola la domanda a cui stai cercando di rispondere in questi ultimi giorni: il Covid-19 è uguale all'influenza? È più pericoloso? Stiamo esagerando con le misure di prevenzione e contenimento dell'epidemia? Le risposte probabilmente te le sarai già date, sulla base delle tue conoscenze, di quello che accade attorno a te e delle notizie che ricevi da giornali e Tg. Però, è arrivato il momento di ammetterlo, tu non sei un medico. E nemmeno noi siamo virologi o infettivologi, perciò abbiamo provato a capire cosa dicano le fonti ufficiali e autorevoli rispetto al quesito su cui i post sui social network si sprecano. Quindi: il nuovo Coronavirus è o non è una semplice influenza?

Forse la risposta più breve è quella fornita da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, durante una conferenza stampa: "Questo nuovo virus non è la SARS, non è la MERS e non è l'influenza: è un virus nuovo, con caratteristiche sue proprie".

Le analogie

C'è una ragione se è sorta questa domanda e riguarda proprio le somiglianze tra i due virus, uno a noi ben noto e l'altro completamente nuovo.

I sintomi iniziali

Innanzitutto, i sintomi iniziali sono identici, ecco perché senza un tampone non è possibile fare una diagnosi in uno o nell'altro senso. Potrai dunque avvertire tosse, raffreddore, una spossatezza e un malessere generalizzati e la febbre. In qualche caso sopraggiungono anche disturbi intestinali. Attenzione, però, sto parlando solo delle prime manifestazioni: le differenze stanno proprio nel decorso delle due malattie.

La via di trasmissione

Anche in questo caso è la stessa: quella area, ovvero la più rapida. Sia l'influenza che il Covid-19 possono venire trasmessi attraverso le goccioline di saliva o di muco che vengono espulse da una persona infetta. E quindi un colpo di tosse, uno starnuto, un fazzoletto sporco e abbandonato in qualche angolo della stanza, la mano con cui ti sei riparato la bocca e che poi hai passato su diverse superfici. I coronavirus, cioè l'intera famiglia alla quale appartiene anche il SARS-Cov-2, possono resistere fino a 9 giorni su un tavolo, su una maniglia o sul tuo cellulare, come ha dimostrato uno studio pubblicato sul Journal of Hospital Infection.

I virus

Come puoi vedere, si assomigliano moltissimo. Sia il Covid-19 che l'influenza sono infatti infezioni acute alle vie respiratorie e dunque è naturale che abbiano qualche elemento in comune, che può persino portare a confonderle.

Arriviamo però alla prima differenza: i virus. Dietro alle due patologie ci sono famiglie di virus diverse. L'influenza è provocata da tre ceppi appartenenti agli Ortomixoviridae: A, B e C. L'ultimo è il meno comune. È invece il tipo A quello più diffuso, all'interno del quale si trovano i virus indicati con H(numero) N(numero). Membri pericolosi sono l'H5N1 o l'H7N9, cioè quelli che provocano l'aviaria, e l'H1N1, responsabile della suina che ti aveva preoccupato soprattutto nel 2009.

Sono due famiglie di virus completamente diverse: gli Ortomixoviridae e i coronavirus

Il Covid-19 è invece l'infezione messa in moto da quello che comunemente stiamo chiamando nuovo Coronavirus. E l'aggettivo è molto importante in questo caso perché i coronavirus sono una famiglia di cui conosci già qualche elemento. In particolare ce ne sono quattro, che vengono indicati come coronavirus umani enedemici e che sono responsabili del raffreddore comune. Questo però è stato chiamato SARS-Cov-2, perché condivide il 70% del patrimonio genetico con il SARS-CoVs. Sì, proprio quello che nel 2003 ha scatenato la SARS.

Insomma, i virus di influenza e Covid-19 appartengono a due famiglie completamente diverse.

La malattia

Entrambi provocano un'infezione che dà dei sintomi. E quella è la malattia vera e propria, che in un caso si chiama influenza e nell'altro Covid-19 (Coronavirus disease–2019).

Della prima conosciamo ormai quasi tutto. Ha un tempo di incubazione di norma breve, che va da poche ore a un massimo di tre giorni, e non ne dura più di 6.

Il Covid-19 è invece un fenomeno nuovo, salito agli onori della cronaca poco più di due mesi fa, e su cui i ricercatori stanno ancora indagando. E il primo dubbio è proprio sul periodo che può trascorrere da quando avviene il contagio a quando compaiono le prime manifestazioni. Secondo uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine dura in media tra i 10 e i 12 giorni, ma il dottor Zhong Nanshan, ovvero colui che scoprì la SARS nel 2003, ha suggerito che potrebbe arrivare fino a 24. Gli esperti per ora concordano su 14 giorni.

A questo punto, se il tuo tampone è risultato positivo ed è quindi certo che tu abbia contratto il nuovo virus, potrebbero succedere diverse cose. I dati diramati fino a questo momento dalla Protezione civile sembrano raccontare che circa la metà delle persone non avverte sintomi o ne sperimenta di molto lievi. I restanti hanno invece febbre molto alta, dolori muscolari e mal di testa. Tra loro, ce n'è una buona parte che necessita di un ricovero in ospedale e circa il 10% che deve essere portato in terapia intensiva.

E quanto può durare la malattia? Non lo si può ancora determinare con certezza, per ora si guarda alla SARS e si stima circa una settimana o 10 giorni. In ogni caso, quando non avvertirai più sintomi dovrai sottoporti a un secondo tampone per appurare che nel tuo organismo non ci sia più alcuna traccia rilevabile del virus.

La polmonite

Tra le complicanze del Covid-19 c'è la polmonite. E anche tra quelle dell'influenza può esserci la polmonite. Quindi, è vero che sono uguali? No, perché si tratta di due malattie diverse, proprio come ha spiegato il professor Roberto Burioni su MedicalFacts.

La gravità dei virus respiratori dipende da quanto profondamente riescono a scendere nelle tue vie respiratorie. Non ti devi preoccupare di aver contratto un raffreddore perché questo arriva solo al naso e si limita a scatenare starnuti e magari un po' di congiuntivite. L'influenza può invece raggiungere i bronchi, e per questo ti può provocare una bronchite. Il problema principale non è comunque la malattia in sé.  "Questo virus – conferma Burioni – distrugge la protezione presente sulla superficie dei bronchi e della trachea, costituita da piccole ciglia che spostano verso l'esterno il muco che intrappola i batteri. La conseguenza è che il paziente è più sensibile a contrarre malattie causate da batteri". Ed è per questa ragione che può sopraggiungere una polmonite batterica secondaria, dalla quale si può guarire nella maggior parte dei casi, a meno che non si abbia un sistema immunitario già debole e condizioni di salute compromesse da altre patologie.

Il Covid-19 riesce a scendere ancora di più e arrivare fino ai tuoi alveoli. Come i bronchi, anche gli alveoli fanno parte dei tuoi polmoni e sono delle piccole strutture, molto simili a degli acini d'uva, all'interno delle quali avviene lo scambio tra i gas respiratori: l'ossigeno che arriva dall'esterno viene scambiato con l'anidride carbonica che hai prodotto e deve essere espulsa. Se l'infezione riesce a penetrare fino a questo punto, si verifica una polmonite virale primaria, visibile anche a una lastra. È in questi casi che subentra l'insufficienza respiratoria e si deve essere ricoverati in terapia intensiva per ricevere la ventilazione meccanica.

I farmaci specifici

Ma contro queste due infezioni, abbiamo dei farmaci a disposizione?

Per quanto riguarda l'influenza, che ci accompagna durante ogni stagione influenzale, abbiamo alcuni farmaci di supporto. Servono cioè per lenire i sintomi, ma non sono in grado di guarire l'infezione in sé per la quale devi semplicemente aspettare che passi. Contro la polmonite batterica esistono invece gli antibiotici, i quali, ti ricordo, non sortiscono invece alcun effetto nei confronti dei virus.

Non abbiamo alcun farmaco validato contro il Covid-19, ma solo terapie sperimentali

Per il Covid-19 possiamo ricorrere a qualche terapia di supporto, certo, ma se le tue condizioni dovessero aggravarsi sul serio, diventerebbero abbastanza inutili. Non abbiamo invece alcun medicinale specifico validato, per il semplice fatto che siamo di fronte a una minaccia nuova e non c'è stato il tempo per studiare prodotti ad hoc. Come spiega un articolo sul New England Journal of Medicine, vengono utilizzati in via sperimentale farmaci che si sono rivelati utili contro altri virus: il lopinavir/ritonavir dell'Hiv, il remdesivir dell'Ebola, la clorochina della malaria e l'interferone che è in grado di potenziare la risposta immunitaria. Hanno dato buoni risultati in laboratorio e i coniugi cinesi ricoverati all'Istituto Spallanzani di Roma sono stati trattati proprio con alcuni di questi. Non significa però che abbiano superato tutti i test e le verifiche che ne possono autorizzare la commercializzazione e l'utilizzo su larga scala.

Il vaccino

Non credo serva dirti che per l'influenza di stagione esiste un vaccino. La campagna vaccinale di norma va da ottobre a metà dicembre e si rivolge soprattutto alle categorie più a rischio, come anziani e malati cronici, ma anche a medici e operatori sanitari e a chiunque, in ragione del proprio lavoro, si trova a stare in contatto con tante persone ogni giorno, magari in luoghi chiusi. Deve essere ripetuto tutti gli anni, perché cambiano i sottotipi di virus in circolazione e il farmaco viene calibrato proprio contro quei determinati agenti patogeni.

Contro il SARS-Cov-2 invece siamo scoperti. La vaccinazione antinfluenzale non ti copre nei confronti di questa nuova minaccia, proprio perché si tratta di due virus completamente diversi, come ti spiegavo prima. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha spiegato in una conferenza stampa che al momento ci sono più di 20 vaccini in fase di sviluppo, ma mancano ancora diversi passaggi prima che uno di questi venga validato e possa arrivare fino a te.

La contagiosità

Una cosa è chiara rispetto al nuovo Coronavirus: è molto contagioso. Più o meno dell'influenza? Io non posso certo rispondere a questa domanda e forse per ora è difficile farlo anche per gli esperti. Possiamo però parlare di qualche dato. Secondo il bollettino Influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, quest'anno sono stati un po' più di 6 milioni gli italiani colpiti dall'influenza. In questo conteggio rientrano però anche le sindromi simil-influenzali, come quel fastidioso raffreddore che ti può venire attorno a dicembre e che non è causato proprio da uno dei tre ceppi virali di cui ti parlavo prima.

Proprio su questo punto era intervenuta Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio dell'Ospedale Sacco di Milano: "A livello mondiale conosciamo i casi della Cina che ci hanno molto spaventato. Ad oggi in Italia abbiamo 1049 casi, in Lombardia sono 615 i positivi, 256 ricoverati e 80 in terapia intensiva. Ma se facciamo un paragone con l'influenza vediamo che ci sono già stati 5 milioni di casi, il 9% popolazione, con 300 decessi collegati all'influenza. Non voglio sminuire il coronavirus ma la sua problematica rimane appena superiore all'influenza stagionale".

Secondo l'Oms, il nuovo Coronavirus sarebbe molto contagioso, ma si trasmetterebbe con una velocità ridotta rispetto all'influenza

Sui numeri del Covid-19 non mi soffermo: sono in costante crescita e solo in Italia siamo già nell'ordine delle migliaia, con circa un'ottantina di decessi, che dovranno ancora essere verificati dall'Istituto superiore di sanità. E "già" lo aggiungo perché questo nuovo Coronavirus è in circolazione solo da qualche settimana, mentre l'influenza ci fa compagnia da settembre. Non abbiamo una data precisa, ma secondo il professor Gianguglielmo Zehender, che coordina l'equipe di ricerca al lavoro sul ceppo italiano, è plausibile che sia arrivato attorno alla metà di gennaio.

In questo caso, i paragoni sono affrettati, ma è evidente come entrambi si possano diffondere molto rapidamente e arrivare a colpire tantissime persone in breve tempo. L'Organizzazione mondiale della sanità ritiene però che, rispetto ai dati che al momento sono in nostro possesso, il Covid-19 si trasmetta con una velocità ridotta rispetto all'influenza.

Il sistema immunitario

Come ci ha spiegato il dottor Giuseppe Miserotti, di ISDE (Associazione medici per l'ambiente), la prima difesa che hai contro i virus è il tuo sistema immunitario. Il virologo Roberto Burioni aggiunge un'informazione in più: è vero che ogni anno i sottotipi influenzali in circolazione mutano, ma è anche vero che si tratta di una variante su un tema già conosciuto dalla tua memoria immunologica. In parte, quindi, hai già sviluppato un'immunità che in parte ti protegge. Questo non significa che non ti ammalerai, ma magari accadrà più di rado o i sintomi saranno più leggeri.

Il SARS-Cov-2 è nuovo e il tuo sistema immunitario ancora non lo conosce. "Nessuno di noi – aggiunge – sembra presentare un qualche grado di immunità. Questo significa che la sua potenzialità di circolazione è maggiore rispetto a quella dell'influenza".

Il problema delle terapie intensive

"È l'organizzazione sanitaria, ovvero in poco tempo tanti casi, a preoccupare. Non è una pandemia ma occorre rispondere in un periodo molto breve a tanti ricoveri in terapia intensiva", ha commentato sempre la dottoressa Gismondo.

Le terapie intensive degli ospedali lombardi sono già quasi del tutto sature. In poche parole, non ci sono più posti. Dovranno quindi essere adottati dei piani emergenziali per assicurare a tutte le persone affette da Covid-19 che necessitino di ventilazione automatica di ricevere l'assistenza che meritano, senza però distogliere attenzioni nemmeno dai pazienti ordinari. A questo punto, sorge spontanea una domanda: ti ricordi che si sia mai verificata una situazione simile per l'influenza?

A Wuhan questo problema è emerso fin da subito: le strutture erano intasate e non riuscivano a far fronte a tutti i nuovi ricoveri. Sono stati costruiti alcuni prefabbricati proprio per ospitare tutti i malati che non trovavano più posto, ma alcuni sono purtroppo morti nelle loro case dopo essere stati respinti. Anche in alcune città della Corea del Sud, dove è in atto un focolaio molto esteso, si stanno verificando fenomeni simili.

Il tasso di letalità

Eccolo qui, il tasso di letalità. In poche parole: si muore più per influenza o per Covid-19? Non rispondiamo noi, lo fa l'Organizzazione mondiale della sanità: "A livello globale, circa il 3,4% dei casi di Covid-19 è esitato in morte. Per fare un confronto, l'influenza uccide meno dell'1% degli infetti", sentenzia il direttore generale.

Nell'articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine di cui ti parlavo prima, le percentuali vengono ridotte. Si parla del 2% di letalità per il nuovo Coronavirus e dello 0,1% per l'influenza di stagione. Uno studio del Chinese Center for Disease Control and Prevention di Pechino, il più vasto mai realizzato finora sul SARS-Cov-2, ha dimostrato che il tasso varia soprattutto in base all'età del paziente: si passa da uno 0,2% per chi ha tra i 10 e i 39 anni a un 14,8% per chi ha già superato gli 80.

Per la verità, non è così semplice nemmeno determinare quante persone siano effettivamente decedute per l'una o per l'altra ragione. Per quanto riguarda il nuovo virus, l'Istituto superiore di sanità verificherà che la causa principale di morte sia stata effettivamente quella e non patologie pregresse già presenti nella vittima in questione.

Ma anche quando si parla di influenza le cifre sono fuorvianti. Lo avrai sentito dire anche tu "ogni anno muoiono 8mila persone e nessuno dice niente". Bè, nessuno dice niente perché non è proprio così. Non lo dico io, ma Antonio Bella, del dipartimento di Malattie Infettive dell'Isituto superiore di sanità: l'influenza da solo provoca qualche centinaio di decessi, e non vengono raggiunti i tre zeri. La prima è una semplice stima fatta sulla base del numero di morti per malattia che si sono verificati quell'anno, ma per essere certi della causa bisogna aspettare due anni e consultare i dati dell'Istat, il solo ente che può avere accesso ai certificati di morte.

Insomma, quando una malattia è nuova, come in questo caso, è bene attendere prima di avanzare paragoni troppo affrettati. Inoltre, la vera minaccia è proprio questa: la novità che ci coglie impreparati.

Fonti| Organizzazione mondiale della sanità; MedicalFacts; Istituto superiore di sanità

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