Ti avevamo raccontato che nell’ultimo mese era stata scoperta una correlazione tra l’infezione da Coronavirus e la sindrome di Kawasaki, una malattia infiammatoria rara che capisce tendenzialmente i bambini. Una delle prime segnalazioni era partita dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove alla fine di aprile erano arrivati ben 12 bambini colpiti dalla sindrome (oggi diventati 20): un numero trenta volte superiore ai casi registrati negli ultimi anni. Il dottor Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria del Papa Giovanni, ci aveva spiegato che l’infezione da SARS-COV-2 sembrava esporre i più piccoli ad una forma più aggressiva della sindrome: anticipandoci i risultati dello studio che avevano messo in campo, D’Antiga ci aveva spiegato che solo una ristretta fetta di bambini, quelli “più suscettibili”, avrebbe sviluppato la forma più aggressiva della Kawasaki, e che la correlazione causa effetto esisteva.
Ora lo studio bergamasco, definitivamente validato, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet, che conferma dunque quanto ci aveva raccontato D’Antiga. E cioè che dal 1 marzo al 20 aprile sono stati ricoverati 10 bambini con una sindrome di Kawasaki più aggressiva, fatta di complicanze cardiache o sintomi da shock tossico: 8 di questi erano stati poi trovati positivi al Coronavirus. Nonostante servano studi più ampi, gli autori assicurano che i risultati dimostrano un evidente legame tra l’infezione da Sars-Cov-2 e una maggior incidenza di Kawasaki nei bambini. Aggiungendo poi che “questa associazione dovrebbe essere presa in considerazione quando si tratta di pensa a politiche di reinserimento sociale per la popolazione pediatrica”.
Fonti | "An outbreak of severe Kawasaki-like disease at the Italian epicentre of the SARS-CoV-2 epidemic: an observational cohort study" pubblicata il 13 maggio 2020 sulla rivista The Lancet