Coronavirus: posti esauriti in terapia intensiva e ospedali in difficoltà. Ecco perché la prevenzione è importante

Sono quasi 5mila i posti di terapia intensiva disponibili sull’intero territorio italiano, e solo il 10% dei pazienti affetti da Covid-19 risultano così gravi. È vero. Ma il problema è che il virus si diffonde molto velocemente e in numeri assoluti sono già più di 100 gli accessi a questi reparti. Alcuni ospedali lombardi lamentano il tutto esaurito. Ecco quindi cosa puoi fare tu.
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Giulia Dallagiovanna 3 Marzo 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

In questi giorni ti sei voluto un po' illudere che il problema del Covid-19 fosse la possibile letalità. Quando poi hai scoperto che è abbastanza bassa, molto meno del 3% a quanto sembrerebbe, e che purtroppo si concentrava soprattutto all'interno della popolazione anziana e delle categorie a rischio, ti sarai sentito "al riparo". Insomma, ok la prevenzione, però dai, in fondo è una semplice influenza e ora bisogna pensare alla ripresa economica. Non che quest'ultimo aspetto sia trascurabile, sia chiaro, ma il problema forse più grave del nuovo Coronavirus è proprio la sua elevatissima capacità di contagiare e di diffondersi rapidamente. E ora lo starai vedendo anche tu, con gli ospedali lombardi pieni, le terapie intensive che stanno registrando il tutto esaurito e gli altri interventi che devono essere rimandati.

Su Ohga ti avevamo già parlato di questa possibilità, perché è esattamente l'elemento che ha letteralmente messo in ginocchio la megalopoli di Wuhan, il centro del focolaio più grande al mondo. Con le strutture intasate, persino quelle costruite in 10 giorni per far fronte all'emergenza, venivano respinti sia pazienti affetti da Covid-19 che malati cronici, magari bisognosi di dialisi. E alcuni, lasciati senza assistenza, sono morti nelle proprie case. Un'ipotesi confermata poi da uno studio pubblicato su The Lancet, dove si dimostra come il tasso di letalità dipenda anche dall'efficienza del sistema sanitario.

I toni ti sembrano apocalittici? Pensi che in Italia non potrebbe accadere? Bé, proviamo a capire qual è l'attuale situazione del nostro Paese.

Quanti posti letto abbiamo?

Innanzitutto, i numeri: secondo l'Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale, aggiornato al 2017, su tutto il territorio della Penisola abbiamo a disposizione 5.090 posti letto di terapia intensiva, ovvero 8,42 ogni 100mila abitanti. Di questi, però, solo 4.600 appartengono alla sanità pubblica e 396 sono quelli accreditati anche per il Servizio sanitario nazionale, per un totale di 4.996. Dal conteggio sono escluse la terapia intensiva neonatale e quella per unità coronarica, che al momento non sono interessate dal problema Coronavirus e devono seguire i propri pazienti.

I dati della Protezione civile, aggiornati a ieri 2 marzo alle 18:00, ci parlano invece di 1835 persone risultate positive al nuovo Coronavirus, di cui 166 ricoverate in terapia intensiva. Si tratta cioè di quelli che hanno riscontrato un'insufficienza respiratoria e hanno dunque bisogno dell'ossigeno.

Si calcola che di norma, circa un 10% di tutti gli individui che contraggono il virus versino in condizioni più gravi, al punto di dover transitare in questo reparto. Reparto che, nel frattempo, deve però ospitare anche altri pazienti: come persone che hanno subito un infarto, o sono state vittima di un incidente o, semplicemente, hanno sviluppato una polmonite per altre ragioni. Sempre secondo l'Annuario, il tasso di impiego annuale di queste aree degli ospedali è del 48,4% e i giorni di degenza medi per ogni paziente sono quasi 14. D'altronde, vengono ricoverati per ragioni molto serie e serve tempo prima che possano ristabilirsi.

La situazione nelle regioni più colpite

In questo quadro generale, qual è la situazione nelle regioni più colpite dal nuovo Coronavirus? Parliamo, come ben saprai, di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

In Lombardia

Nella regione che ospita il focolaio più grande, quello dei 10 comuni del lodigiano, ci sono almeno 127 persone che sono state ricoverate in terapia intensiva, come si legge proprio sul sito ufficiale. Gli ospedali di Lodi, Cremona e Bergamo sono al completo. Il primo si è trovato a dover accogliere 51 persone in un solo giorno, con un sovraffollamento insostenibile, come lo stesso presidente della regione Attilio Fontana ha dovuto ammettere. Dagli altri due, i pazienti sono stati dirottati verso altre strutture. In particolare, verso il Sacco e il Niguarda di Milano, oppure in direzione di Como e Lecco.

Gli ospedali al completo sono quelli collocati in città più piccole: immagina se l'epidemia scoppiasse a Milano

A Pavia, dove vengono assistiti i casi più gravi, tra cui il 38enne di Codogno tuttora conosciuto come "paziente uno", non si sa per quanto ancora riuscirà ad accettare nuovi accessi. L'infettivologo Massimo Galli, che fa parte dell'equipe che ha isolato il ceppo italiano del nuovo Coronavirus, ha avvertito che la situazione è "ai limiti della tenuta". Anche perché gli ospedali già completi sono anche quelli di città dove si trova la minor concentrazione di abitanti dell'intera regione. Immagina se l'epidemia scoppiasse a Milano, che al momento conta solo 46 casi nell'intera area metropolitana, di cui 28 in centro.

In Emilia-Romagna

Per ora nella seconda regione più toccata dal Coronavirus, dove i contagi hanno raggiunto i 335 e in terapia intensiva si trovano ora 16 pazienti, stando ai dati comunicati sul sito ufficiale. Meno del 5%, dunque, anche se sono numeri che possono cambiare di ora in ora.

Nella provincia di Reggio Emilia, intanto, sono stati chiusi due pronto soccorsi, quello di Scandiano e quello di Correggio. Nel primo è stato sospeso anche il punto nascite. E la stessa cosa sta accadendo anche in altre strutture dove sono stati trovati casi di pazienti o medici infettati. Già, perché, come ti avevamo già spiegato, non devi dimenticare che oltre al problema dei posti letto c'è anche quello della carenza dei medici, di cui ti avevamo già parlato.

In Veneto

Anche qui è presente un focolaio, più piccolo. È quello del comune di Vo' Euganeo, nel padovano. E proprio l'ospedale dove sono stati rintracciati i primi casi, quello di Schiavonia, rimarrà chiuso fino al 6 marzo. Al momento, ci sono 271 persone positive e solo 14 pazienti finiti in terapia intensiva. Di nuovo, siamo attorno al 5%. E di nuovo, non possiamo sapere cosa accadrà nel futuro.

Intanto, aumentano i medici coinvolti. Ormai sono oltre una quindicina, come riporta il Corriere del VenetoAllo stesso tempo, cresce anche la quantità di reparti che devono essere disinfettati e sanificati, dopo il ritrovamento di un contagiato. In un ospedale di Venezia ci sono tre piani chiusi, a Treviso non si può accedere alla Geriatria.

Mancano le mascherine

Oltre a tutte le problematiche che ti ho elencato, bisogna aggiungerne una terza. Le mascherine. Proprio quelle che tu, o qualcuno che conosci, avete cercato invano nelle farmacie, sono difficili da reperire anche in diversi ospedali e presidi sanitari. Su questo punto, Anaao-Assomed, l'associazione dei medici ospedalieri e dei dirigenti sanitari, ha emanato un comunicato dai toni piuttosto duri:

"Regioni ed Aziende non pensino – si legge- di scaricare sulle spalle dei soli medici ospedalieri il peso di una organizzazione emergenziale alla quale devono partecipare tutti i settori della medicina pubblica. E comincino con l’assicurare una comunicazione tempestiva e puntuale, anche sul cronoprogramma organizzativo, a tutti i soggetti coinvolti, i quali non possono essere lasciati senza indicazioni ufficiali, anche sulla quarantena fiduciaria, o segregati senza generi di prima necessità.

Non è ammissibile, in particolare, la mancanza di idonei DPI (Dispositivi di protezione individuale, ndr.), adducendo un esaurimento scorte da industria manufatturiera".

In alcuni ospedali, come quello di Codogno, dove sono stati riscontrati casi positivi anche tra il personale sanitario, le mascherine FFP2 e FFP3 sono arrivate dopo diverse ore. E non è l'unico caso in Lombardia o nel Nord Italia. Lo ha confermato anche l'assessore alla Sanità per la regione Liguria, Sonia Viale, che ha parlato di criticità su tutto il territorio. Il sindacato degli infermieri, Nursing Up, ha infine denunciato anche la mancanza di guanti.

Quali soluzioni sono state adottate?

Prima di tutto, in diversi ospedali del Veneto, dell'Emilia-Romagna e in alcuni della Lombardia, ad eccezione di Milano, sono state predisposte delle tende al di fuori dei pronto soccorsi dove effettuare il triage ai casi sospetti ed evitare che entrino in contatto con gli altri pazienti in sala d'attesa.

In Lombardia, dove si sta registrando la prima emergenza, si è deciso di dedicare interi ospedali o parti di questi a pazienti affetti da Coronavirus. E non mi riferisco solo ai casi più gravi, ma a tutti quelli che hanno avuto bisogno di ricovero: 478 solo nella regione. Così, Lodi, Seriate e Crema sono diventati "a vocazione Covid-19", come ha spiegato l'assessore al Welfare Giulio Gallera: “Sono i primi a farsi carico dei pazienti malati, ma probabilmente se ne aggiungeranno altri. Saranno quelli che dedicano e ‘trasformano’ i reparti di Medicina in Pneumologie e si fanno carico di pazienti meno complessi e che iniziano a utilizzare i ‘Cpap' (Continuous Positive Air Pressure)”. Si tratta di persone che hanno bisogno di caschi per l'ossigeno a causa dell'insufficienza respiratoria, ma non necessitano per forza della terapia intensiva. Così facendo sono stati raggiunti i 200 posti disponibili.

In Lombardia si sono raggiunti 200 posti disponibili con soluzioni di emergenza

E chi ha invece bisogno di essere ricoverato in Medicina per altre ragioni? Verrà probabilmente dirottato verso diverse strutture, come una sorta di infinito tetris.

Martedì intanto aprirà l'ospedale militare di Baggio, a Milano, dove saranno trasferite le persone considerate clinicamente guarite, cioè senza più sintomi, ma che stanno aspettando di negativizzarsi del tutto. E ce ne sono altri pronti in diverse parti d'Italia.

Si sta infine pensando di dedicare un intero ospedale solo ai pazienti con il nuovo Coronavirus, sulla scia di quanto è stato fatto proprio a Wuhan. La regione ha già stanziato 10 milioni per l'assunzione di nuovi medici e infermieri che sostituiscano i colleghi in quarantena o gravati da turni massacranti e che possano eventualmente lavorare nella nuova struttura. Ora bisognerà vedere se, con la carenza di personale che da oltre 10 anni si registra nel nostro Paese, si riusciranno effettivamente a trovare.

Sono poi arrivati gesti di solidarietà da altre regioni, come la Campania che ha messo a disposizione 20 posti letto di terapia intensiva per eventuali trasferimenti da ospedali lombardi. Certo, si dovrà anche capire se un paziente in quelle condizioni possa reggere un viaggio di così tanti chilometri.

Cosa puoi fare tu

In un sistema sanitario regionale che sta arrivando alla saturazione, pericolo che corrono anche altre zone d'Italia se non l'intero territorio, cosa puoi fare tu, che non sei né un politico né un dirigente ospedaliero? Semplice, e difficilissimo: evitare di ammalarti di Covid-19. Naturalmente mettendo in pratica tutte le norme di prevenzione che ormai dovresti conoscere a memoria.

Ed ecco il perché di queste misure di prevenzione così drastiche, di queste richieste di stare a casa e ridurre il più possibile le occasioni sociali, delle chiusure di scuole e università, ma anche di locali, negozi e impianti sportivi, e della cancellazione di eventi.

Ecco perché ciascuno anche tu sei chiamato a rispettare misure di prevenzione così drastiche

Perché no, il nuovo Coronavirus non è una semplice influenza e lo dimostra il fatto che gli ospedali non lamentano il tutto esaurito ogni inverno. Il suo reale pericolo è proprio la velocità di contagio. Dunque, lo possiamo sconfiggere, a patto di non ammalarci tutti insieme. Proprio come è successo a Wuhan.

Fonti| Protezione Civile; Regione Lombardia; Ministero della Salute

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