Coronavirus, l’Oms contro fake news e allarmismi: “Sintomi lievi nell’81% dei casi”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità è in prima linea contro la diffusione di notizie false e imprecise e ci ricorda che i casi gravi riguardano soprattutto le persone anziane (spesso con patologie preesistenti) e comunque rappresentano solo il 5% del totale.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 22 Febbraio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Fino a due mesi fa del coronavirus SARS Cov-2 e della sindrome Covid-19 ad esso legata non si sapeva praticamente nulla. Da quando è scoppiata l'epidemia, la macchina della comunità scientifica internazionale si è messa in moto. Il virus è stato isolato, è stata identificata la sequenza genetica ed è iniziata la ricerca per lo sviluppo di un vaccino. I ricercatori, insomma, stanno studiando attentamente e costantemente il nuovo nemico.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità, il massimo organismo internazionale in questo campo, è stata costretta però a scendere in campo contro l""infodemia", ossia la circolazione eccessiva di informazioni, talvolta false, talvolta non accurate, che non fanno altro che alimentare l'allarmismo nella popolazione. Certo, non si può e non si deve sottovalutare il pericolo. Anche per questo sono state diffuse dall'Oms, ma anche per esempio dal nostro Ministero della Salute, infografiche e videoschede che riepilogano i sintomi di Covid-19 e le misure di prevenzione che si possono adottare, come lavarsi bene e periodicamente le mani oppure tossire e starnutire coprendosi la bocca e il naso eccetera.

Ma pare che su un tema si faccia ancora confusione: quanto è pericoloso il nuovo coronavirus? Ce lo ricorda lo stesso direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un commento scritto con la dottoressa Soumya Swaminathan, sempre dell'Oms, e pubblicato di recente sulla rivista scientifica The Lancet. Vengono ripresi studi e report dell'Oms che a loro volta partono dai dati messi a disposizione dai vari enti sanitari nazionali e internazionali. Su un campione di 44mila pazienti che hanno contratto il coronavirus, l'81% ha sviluppato sintomi lievi, il 14% sintomi più gravi, mentre solo il 5% è degenerato in un quadro clinico critico.

Si è notato che il rischio aumenta con l'avanzare dell'età e che le complicazioni più gravi della malattia toccano persone anziane, molto spesso con patologie croniche preesistenti. Il tasso di letalità è comunque piuttosto basso, e verosimilmente si aggira intorno all'1-2%: i dati relativi ai casi confermati di contagio sono inaffidabili al momento (si teme che siano molti di più, soprattutto in Cina) e non è dunque possibile dare una stima precisa. Soprattutto dal Covid-19 si guarisce, come dimostrano anche i due pazienti che sono stati curati presso l'Istituto Spallanzani di Roma (e anche la terza persona, ossia la moglie del turista cinese guarito. sta molto meglio). Ragioni per andare nel panico, insomma, non ce ne sono. Manteniamo la calma e prendiamo le dovute precauzioni, quelle che dovremmo sempre prendere per la normale influenza.

"Scientists are sprinting to outpace the novel coronavirus" pubblicato su The Lancet il 20 febbraio 2020.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.